20.12.17

CHASING HISTORY: 5 momenti che hanno segnato il 2017

La conclusione del 2017 si sta avvicinando e allora è giusto riguardare alcuni momenti di quest'annata così ricca di eventi, sorprese e fermi immagini da ricordare. Dopo aver sperimentato questo format già nel 2016, #ChasingHistory is here!

Golden moment: ciao, Confederations Cup
Come detto anche in un articolo di giugno scorso, la Confederations Cup del 2017 potrebbe esser stata l'ultima. La Fifa e le mire egocentriche dell'Uefa - forse insoddisfatta dall'importanza massima che già riveste nello scenario mondiale - potrebbe optare per la cancellazione della competizione per far spazio a torneo-marchettone da 24 club che sarebbe il nuovo Mondiale per club. Auguri.

L'ultima finale? Se così fosse, l'ha vinta la Germania 1-0 contro il Cile.

A man to remember: Raymond Kopa
Quest'anno se n'è andato Raymond Kopa, uno degli ultimi protagonisti ancora in vita di quel Real Madrid che dominò la Coppa Campioni degli anni '50. Francese di origini polacche, Kopa ha giocato solo tre anni in Spagna, ma ha lasciato un discreto segno nella capitale iberica: sarebbe stato destinato alle miniere di carbone (dove ha anche perso un dito), ma il calcio l'ha riscattato.
Paradossalmente, nonostante abbia vinto due titoli in Liga e tre Coppe dei Campioni a Madrid, le squadre della sua vita sono state altre. Da una parte l'Angers, nel quale ha iniziato a giocare e che gli ha dedicato lo stadio; dall'altra il Reims, per cui ha giocato ben 13 anni e dove ha vinto quattro campionati francesi. Pallone d'Oro del 1958, sarà ricordato a dovere.



La partita dell'anno: Olanda-Danimarca 4-2
L'Europeo femminile è passato sotto silenzio, nonostante l'Italia ci fosse e il torneo abbia segnato qualche novità importante. C'è stato l'esordio alla fase finale di ben cinque nazionali, ma soprattutto è caduta la Germania, che ha trionfato nel torneo continentale dal 1995 al 2013, vincendo sei edizioni e anche i Mondiali del 2003 e del 2007.
E mentre l'Italia usciva in un girone con Germania, Svezia e Russia, le quattro semifinaliste vedevano in corsa per il titolo tutte nazionali mai vincitrici del torneo. Alla fine la sorpresa Danimarca si è dovuta inchinare in finale all'Olanda padrone di casa: 4-2 in favore delle Oranje, con Lieke Mertens sugli scudi (MVP, miglior giocatrice per l'Uefa e per la Fifa).



5. La favola europea dell'Östersunds FK
Nato il 31 ottobre 1996 (qualche giorno dopo che Arsene Wenger - prossimo avversario in Europa League con l'Arsenal - si era insediato alla guida dei Gunners), la storia dell'Östersunds è una follia. Il club è stato pensato dopo la fusione di diverse realtà locali (ben cinque dal '96 al 2000), in una città che viene denominata "Winter City" per quanto fa freddo.
L'Östersunds avrebbe voluto stare stabilmente nelle prime due divisioni svedesi, ma fino al 2013 militava ancora in terza categoria. Tutto questo fino all'arrivo di Graham Potter, ex giocatore nelle serie minori inglesi e al suo primo incarico da head coach: l'inglese prende il club e lo porta dalla quarta divisione nel 2011 alla promozione in Allsvenskan nel 2015.
L'Östersunds, però, non si è fermato lì: dopo il debutto (ottavi alla prima stagione), il club è comunque riuscito a portarsi a casa la Svenska Cupen, sconfiggendo in finale per 4-1 un gigante storico come l'IFK Norrköping. In Europa League, la sorpresa è andata avanti: il club svedese ha passato il turno, sconfiggendo persino l'Hertha Berlino.

Dalla terza divisione svedese all'Europa League.

4. Camerun campione (ma niente Mondiale)
Dopo due presenze di fila (per altro ingloriose, con due brutte uscite ai giorni), il Camerun non ci sarà a Russia 2018. Tuttavia, i Leoni Indomabili si sono potuti consolare con il quinto titolo continentale, festeggiato a sorpresa su un Egitto solido, ma evidentemente battibile nell'appendice finale di Libreville, chiusa in rimonta per 2-1.
Dopo il capolavoro di Hugo Broos, il Camerun dovrà ripartire da altro. La nuova generazione è sembrata promettente, ma non abbastanza quanto la precedente. Toccherà ai vari Onana, Ondoa, Tolo, Anguissa e Bassogog tirare fuori una squadra finita parecchio lontana dalla Nigeria nel gruppo di qualificazione a Russia 2018.

Con Eto'o non si è vinto per tanto tempo, ma è bastata una zampata artistica di Aboubakar per rimontare e chiudere la finale contro l'Egitto.

3. L'epopea dell'Olympique Lyonnais Féminin
C'era una volta l'Olympique Lione che dominava la Ligue 1 e la Francia intera, arrivando persino in semifinale di Champions League nel 2010. Quell'epopea è finita, ma non vuol dire che la dinastia vincente si sia conclusa. Ha solo cambiato abiti, visto che la squadra femminile dell'OL ha un ruolino di marcia che fa spavento solo a vederlo.
L'Olympique Lyonnais Féminin è campione di Francia da 11 stagioni consecutive, così come vince la coppa nazionale da sei annate di fila. Il PSG femminile non riesce nemmeno lontanamente ad avvicinarsi, sebbene abbia sfiorato la vendetta nell'ultima finale di Champions League femminile: ha rivinto l'OL, con il quarto trofeo nella competizione europea.

Con gol del portiere nella lotteria dei rigori. Beffa su beffa.

2. Ma non si annoiano al Real Madrid?
La risposta è no. Zinedine Zidane e i suoi ragazzi hanno vinto un'altra Champions League, un'altra Supercoppa Europea e un altro Mondiale per club. Abbiamo di fronte una macchina forse noiosa, ma perfettamente solida e che il tecnico francese guida con una sagacia vista raramente negli ultimi anni. Il Real Madrid sembra anni luce lontano dal resto del mondo e il merito è meno di Cristiano Ronaldo e più degli altri.

Un peccato che Luka Modric non sia stato seriamente considerato per il Pallone d'Oro di quest'anno.

1. Vacanze italiane (e americane)
Sembra strano a dirlo, ma non ci saranno né l'Italia né gli Stati Uniti al prossimo Mondiale. Tuttavia, bisogna fare due discorsi diversi.

Nonostante la carica di ottimismo e di convinzione storica di cui ci siamo riempiti (l'Italia che non va al Mondiale? Ma ti pare?), gli azzurri non ci saranno in Russia. E nonostante i tentativi di convincerci che non è corretto, è giusto così. I posti per l'Uefa sono pure troppi in una competizione a 32 squadre e noi eravamo destinati al secondo posto nel girone dalla pesante sconfitta di Madrid.
L'Italia ha fatto alcune scelte sbagliate: ha posticipato il rinnovamento (affidandosi ancora a certi giocatori che già a Euro 2016 avrebbero voluto salutare), ha scelto un ct integralista, ha una federazione che non è l'esempio che vorremmo vedere. Questi fattori - uniti alla tensione di una situazione insolita, il giocarsi l'accesso alla fase finale di un Mondiale - hanno prodotto il patatrack atteso.

Ma agli Stati Uniti è andata peggio. Cazzo, se è andata peggio. Pardon il linguaggio - non sono solito usare queste terminologie -, ma l'eliminazione degli States è una catastrofe rispetto a quella italiana. Se ho sempre pensato che ci fosse un 5-10% di non vedere l'Italia a Russia 2018, quella percentuale si riduceva allo 0,1% per gli USA.
Perché la zona Concacaf è un oligopolio, in cui il tandem USA-Messico se la canta e se la suona dagli anni '90 (guardate l'albo d'oro della Gold Cup). Perché la Concacaf aveva tre posti e mezzo: a vederla nera, avrei visto gli Stati Uniti ai play-off. Invece l'ultima giornata - piena di risultati imprevedibili (ancor più della sconfitta Usa a Trinidad, quella del Messico in Honduras!) - ha regalato una tragedia nazionale.

Ci sarebbe anche Alexi Lalas, ma Taylor Twellman la riassume bene: «Non pareggi in casa di Trinidad & Tobago? Allora non meriti di andare al Mondiale».

Nessun commento:

Posta un commento