14.11.17

Programmazione e pazienza.

Ha perso l'Italia delle battute sull'Ikea, quella delle "macchinate ignoranti" e delle risse dei genitori alle partite dei figli; della presunzione, del pressapochismo e del bomberismo imperante. Ma anche quella dei sani appassionati, di tre campioni del Mondo e di diversi giovani che saranno comunque marcati a vita: l'Italia non ci sarà a Russia 2018.

Alessandro Florenzi, 26 anni, sconsolato a fine gara: è stato il migliore in campo (di gran lunga).

C'è poco da dire: la gara di ieri racconta un risultato bugiardo. L'Italia avrebbe dovuto vincere almeno 1-0 e portare la partita ai supplementari. La prova discreta di Milano, però, fa il paio con quella di Solna, dove l'Italia ha prestato il fianco a una Svezia aggressiva e ha di fatto compromesso le sue chance di qualificazione a Russia 2018.
E se c'è una cosa che l'intero ciclo ha insegnato (in particolare la gara di Madrid contro la Spagna), è che questa gestione Ventura non sembra aver retto bene la pressione mediatica. Il ct ha delle colpe notevoli, soprattutto a livello tattico: l'entrata di Bernardeschi come mezzala è stata il top. Però... la domanda verte anche su chi l'ha scelto.
Non sto parlando di un gran dirigente, ma Giancarlo Abete si dimise immediatamente dopo la debacle del 2014. Carlo Tavecchio farà lo stesso? Ne dubito. E in fondo, se volete trovare un colpevole a chi l'ha messo lì, fatevi un giro nella nostra Serie A: indebitamente, questi presidenti sono anche i mandanti indiretti del rinnovo di Ventura fino al 2020.
C'è anche un'altra domanda che nessuno sembra essersi fatta: perché non si è rinnovato questo gruppo prima? Sia Barzagli che De Rossi hanno ribadito che avrebbero chiuso dopo l'Europeo del 2016, ma qualcuno li richiamati, invece di ripartire da zero. Cosa che si sarebbe dovuta fare gradualmente anche con Buffon e Chiellini.
E invece siamo fuori, con un'ingente ricostruzione da fare. Eppure guardate dall'altra parte del guado: la Svezia non andava a un Mondiale dal 2006, quando la vecchia generazione smise di esser decisiva e di fatto Ibrahimovic divenne l'unico leader incontrastato della nazionale. Con Hamrén ct dal 2009 al 2016, la Svezia si è condannata alla mediocrità.
Tre Europei disputati uscendo in tutti i casi ai gironi, due Mondiali mancati e tutti a lodare Ibrahimovic. Un atteggiamento miope, che ha offuscato anche il giudizio sulla Svezia nei play-off. La generazione che ha vinto l'Europeo U-21 due anni fa è gradualmente entrata in squadra e ha migliorato di parecchio la qualità media del gruppo.
A questo aggiungeteci un nuovo ct, che ha fatto un miracolo vincendo il campionato con il Norrköping (25 anni dopo): Janne Andersson è il vero vincitore di questa contesa, l'indiscusso eroe. Ha ridato linfa alla nazionale scandinava, riportandola ai Mondiali senza la stella dello United e ha persino lasciato da parte il personaggio tipicamente nordico.
A domanda precisa del pre-gara sulle considerazioni di Ventura nella gara d'andata, Andersson ha risposto così: «Non m'interessa ciò che dice». E anche ieri è sembrato piuttosto fumantino: al di là della tattica, è il giusto profilo per i suoi ragazzi. 

(ah, per chi se lo chiedesse, a quell'Europeo U-21 la Svezia affrontò l'Italia di Di Biagio nel girone, superandola 2-1. Forse non è una sorpresa che ieri tre di quei ragazzi fossero in campo, mentre dall'altra parte... uno.)
La Svezia è tornata ai Mondiali dopo 12 anni con un'impresa e la prima domanda dei giornalisti italiani per Janne Andersson è se Ibrahimovic tornerà in nazionale... NON CE LA FAREMO MAI.

Viene da chiedersi cosa possa riservare il futuro in queste condizioni. Non sarà facile: non perché l'Italia non abbia le potenzialità per risalire da questa voragine, ma perché ci vuole tempo, pazienza e risorse ben allocate. Tre cose di cui storicamente il nostro paese sembra volentieri fare a meno in cambio di un'esaltazione momentanea.
Prendiamo anche i media: non è stato un fallimento il racconto di questa Svezia? Non è stato un fallimento il continuo ricorso al patriottismo in un calcio come quello d'oggi, dove le emozioni contano meno a un certo livello? Non è stato un fallimento il video di sopra, dove un giornalista nostrano chiede di Ibrahimovic? Siamo davvero così poveri?
Sì. Lo siamo, altrimenti non saremmo qui a parlarne. Bisogna ricordare come tutti invochino la testa di Ventura e Tavecchio, ma dopo? Il grande lavoro di Antonio Conte a Euro 2016 ha coperto parzialmente i buchi, ma può darsi che non si abbia la stessa fortuna nel prossimo biennio. A Euro 2020 si andrà al 99%, ma non vuol dire che i problemi siano risolti.
Questo è lo stesso modus operandi che si vede in Italia nel caso di terremoto: paura, poi delusione mista a benaltrismo, infine indifferenza. L'Aquila è ancora in ricostruzione, no? Eppure son passati otto anni: è mai possibile? Certo che lo è, se la programmazione non è seriamente al centro di tutto. Noi italiani siamo così. Per dirla con le parole di Ferdinando Martini:

«Chi dice che gli italiani non sanno quello che vogliono? Su certi punti, anzi, siamo irremovibili. Vogliamo la grandezza senza spese, le economie senza sacrifici e la guerra senza morti. Il disegno è stupendo... forse è difficile da effettuare».

Ora ci saranno Euro 2020 e probabilmente Qatar 2022. Tra un decennio, riparleremo di dove siamo arrivati da questa serata. Per ora, solo indignazione e tanto brusio di sottofondo. 

Janne Andersson, 55 anni, è l'uomo del miracolo, nonché la dimostrazione che i buoni allenatori sono più importanti delle star o del patrimonio tecnico a tua disposizione.

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