4.11.17

Consacrarsi in Oriente.

La stagione è praticamente finita in Cina: in Champions League asiatica non c'è nulla da festeggiare, il Guangzhou Evergrande è di nuovo campione e manca solo la finale di F.A. Cup. Tuttavia, in League One, Juan Ramón López Caro si è preso una bella rivincita: il tecnico spagnolo si è creato un profilo interessante nel panorama asiatico.

Juan Ramón López Caro, 54 anni, qui con il suo Dalian Yifang.

Non è il primo tecnico iberico e non sarà l'ultimo a essersi creato una nuova carriera in Asia: guardate Gregorio Manzano (al Guizhou, ma qualcuno l'avrebbe voluto anche per la Cina), Ricardo Rodriguez (bene in Thailandia, benino in Giappone) o lo stesso collega Luis García Plaza, che è salito anch'egli dalla League One, ma con il Beijing Renhe.
López Caro non è stato un giocatore rilevante, anzi: a trent'anni era già diventato allenatore. Ha iniziato dalla sua città-natale (Lebrija) fino ad arrivare alla squadra B del Maiorca: nell'intervallo tra la guida di Fernando Vázquez e l'arrivo di Luis Aragonés, ha avuto anche l'occasione di allenare per due gare la prima squadra.
Un paio di occasioni hanno definito la carriera di López Caro: la prima è quella del Real Madrid. I Blancos - all'epoca allenati da del Bosque - lo assumono per guidare la squadra B. Sotto López Caro passeranno diversi giocatori di talento: Álvaro Arbeloa, Juanfran, José Luis Capdevila, ma soprattutto Diego López e Roberto Soldado.
Non solo, però, perché il tecnico porta il Real Madrid B addirittura in Segunda División dopo la promozione del 2004-05: quando la situazione precipita in prima squadra (con l'esonero di Vanderlei Luxemburgo), la scelta è di affidare tutto a López Caro fino alla fine della stagione. E quest'ultimo fa bene: la sua percentuale di vittorie è del 51,5%.
Per altro, il manager spagnolo forse è nella stagione più sfortunata delle difficoltà madrilene negli anni 2000: agli ottavi di Champions League esce contro l'Arsenal, che arriverà poi in finale; in Liga, gli capita il Barcellona di Rijkaard, che è lo stesso che poi vincerà proprio la Champions nella finale di Parigi contro i Gunners.
La riconferma non arriva e allora López Caro vaga per la Spagna: Racing Santander (dove non allena nemmeno per una partita), Levante e Celta, tutte avventure interrotte. E non è fortunata nemmeno la parentesi in Under 21 spagnola, dove l'allenatore riporta la rappresentativa all'Europeo di categoria nel 2009 (dopo nove anni d'assenza), ma esce al girone.
Quella selezione non si è rivelata poi talentuosa come quelle successive (solo Azpilicueta e Javi Martínez si sono mostrati giocatori di un certo livello), ma l'esperienza con il Vaslui rischiava di essere la pietra tombale alle sue ambizioni: l'avventura in Romania dura un mese, poi finisce - come altre volte - in una bolla di sapone.

Non solo allenatore, ma anche narratore.

Forse ormai bruciato in Spagna, López Caro è dovuto ripartire altrove. Lontano dalla sua regione, dai suoi affetti, aperto verso una nuova avventura. L'occasione è capitata ancora più a Est, precisamente in Arabia Saudita: se oggi la nazionale festeggia il ritorno al Mondiale dopo 12 anni, lo deve anche al selezionatore spagnolo.
Prima di Bert van Marwijk, infatti, una buona parte del lavoro era stata svolta da López Caro. Arrivato in Arabia Saudita, la situazione era disastrosa: alla Coppa d'Asia del 2011, i Green Falcons erano usciti nel girone con tre sconfitte contro Giappone, Siria e Giordania. Nelle qualificazioni al Mondiale 2014, non erano arrivati nemmeno all'ultima fase, superati dall'Oman (!).
Con un panorama del genere e un CV inconsistente, López Caro sarebbe potuto crollare. Invece ha fatto un buon lavoro, rimediando ai danni della gestione Rijkaard (sì, proprio l'ex Barcellona) e qualificando l'Arabia Saudita alla Coppa d'Asia del 2015. Ci ha anche aggiunto la finale della Coppa delle Nazioni del Golfo, persa contro il Qatar.
Cosmin Olăroiu ha poi allenato l'Arabia Saudita all'ultima Coppa d'Asia, ma i passi in avanti sono arrivati. E López Caro è rimasto da quelle parti, prendendo l'incarico di ct dell'Oman nel gennaio 2016: un anno non brillante come in Arabia, ma sufficiente a tenersi nel giro, tanto che la vera chance è arrivata quest'anno in Cina.
Il Dalian Yifang era arrivato quinto l'anno precedente, ma nel 2017 ha conquistato promozione e campionato. Il riconoscimento è arrivato anche a livello mediatico, visto che il tecnico spagnolo è stato premiato come miglior manager della League One nella stagione appena conclusa. Ora non rimane che vedere se questa consacrazione orientale proseguirà anche in Chinese Super League...

López Caro ai tempi del Real Madrid: fu l'allenatore per sei mesi.

Nessun commento:

Posta un commento