31.7.17

ROAD TO JAPAN: Yamato Machida (町田 也真人)

Buonasera a tutti e benvenuti a un (tardivo) settimo numero del 2017 di "Road To Japan", la rubrica che vi consiglia i migliori talenti del Sol Levante. Oggi ci spostiamo nella prefettura di Chiba, dove il JEF United non riesce a tornare in J1 League, ma può contare su un "10" molto creativo: Yamato Machida.

SCHEDA
Nome e cognome: Yamato Machida (町田 也真人)
Data di nascita: 18 dicembre 1989 (età: 27 anni)
Altezza: 1.66 m
Ruolo: Trequartista, seconda punta
Club: JEF United Chiba (2012-?)

Photo: Atsushi Tokomaru


STORIA
Figlio della prefettura di Saitama, Machida trova nel padre una prima sponda per l'iniziazione allo sport, visto che Ryuji Machida è attualmente nel board degli Urawa Red Diamonds e si occupa della gestione del settore giovanile. Dopo aver frequentato la Saitama Sakae High School, è il turno dell'università.
Machida sceglie la Senshu University, famosa istituzione a Chiyoda, uno dei tanti quartieri che compone l'enorme metropoli di Tokyo. Il giovane Yamato rimane quattro anni all'università, facendosi spesso notare e attirando l'attenzione di diversi club.
Tra questi, a spuntarla è il JEF United Chiba, che vuole tornare in J1 e punta sull'assunzione di giovani talenti da mixare all'esperienza di veterani aggiunti nel roster. Pian piano - nonostante i tanti cambi alla guida del club - Machida trova sempre più spazio, nonché responsabilità e gol.
Il 2016 è stato l'anno della rivelazione: 11 gol, di cui alcuni di pregevole fattura. E sebbene il JEF abbia nuovamente rinnovato la guida tecnica - al momento in cui scriviamo c'è Juan Esnáider, ex Juve -, Machida si è preso la "10", il ruolo di vice-capitano e sta colmando l'addio di Ide (passato al Gamba Osaka).

CARATTERISTICHE TECNICHE
Né atleticamente, né soprattutto fisicamente parliamo di un giocatore devastante. E non può nemmeno diventarlo, perché i limiti fisici - compresa un'altezza ridotta - impediscono margini di progresso. Tuttavia, ciò che mi stupisce è la genialità di cui dispone: trequartista nato, può giocare da seconda punta e dispensare giocate dall'insensatezza assoluta.
Colpi di tacco o gol da metà campo, Machida è il tipo di giocatore forse difficile da incastonare in un contesto tattico molto rigido, ma che vale il prezzo del biglietto. Se diventasse pure più concreto, sarebbe ingiocabile persino nella prima divisione giapponese.

STATISTICHE
2012 - JEF United Chiba: 9 presenze, 0 reti
2013 - JEF United Chiba: 12 presenze, 0 reti
2014 - JEF United Chiba: 32 presenze, 1 rete
2015 - JEF United Chiba: 19 presenze, 2 reti
2016 - JEF United Chiba: 35 presenze, 11 reti
2017 - JEF United Chiba (in corso): 23 presenze, 3 reti

NAZIONALE
Difficile che Machida possa raggiungere la nazionale. Anzi, lo potremmo già aggiungere a quella lista di giocatori che (immeritatamente) non ha mai vestito la maglia della nazionale nemmeno una volta. Un giocatore di seconda divisione - a meno che non faccia parte di grandi decadute - difficilmente sarà chiamato.

LA SQUADRA PER LUI
A meno che non arrivi la promozione per il JEF United - nobile decaduta della J. League, in J2 dal 2010 - sembra difficile vederlo ancora a Chiba per combattere in seconda divisione. Meglio una promozione "individuale" o il passaggio in un campionato di seconda fascia europeo: Belgio e Svizzera sarebbero due ottime destinazioni.



28.7.17

I minnows della foresta.

Nailsworth è una cittadina di pochi abitanti in Inghilterra. Veramente pochi: nel 2011, l'ultimo censimento disponibile segnalava 5800 abitanti in questa porzione di Gloucestershire, sconosciuta ai più. Da questa stagione, sarà anche la casa di una squadra professionistica nel calcio britannico: il Forest Green Rovers è arrivato finalmente in Football League.

Mark Cooper, 48 anni, l'uomo che ha portato i Rovers in League Two.

Eppure il Forest Green Rovers è uno dei club più antichi dell'Inghilterra, nato nel 1889 per il volere del reverendo E.J.H. Peach, ritrovandosi a essere uno dei membri fondanti del Mid-Gloucestershire League. Ed è pazzesco pensare come questo club sia stato nelle leghe minori una vita intera, arrivando nella Hellenic League Premier Division solo nel 1975.
Il bello è che non sto menzionando un importante campionato, ma solo una lega che non era di contea o cittadina, bensì regionale. The Little Club on the Hill - questo il soprannome della società - vince addirittura la Football Association Challenge Vase, la coppa riservata ai dilettanti, alzata nella finale del 1982, con un trionfo per 3-0 sul Rainworth Miners Welfare.
Non solo il trofeo, perché c'è anche l'arrivo alla Southern Football League, che però è sempre il sesto livello della piramide calcistica britannica. Un lungo viaggio, che li vede anche cambiare nome - passando momentaneamente a Stroud Football Club, presto abbandonato - e raggiunge la Football Conference nel 1998-99.
Solo all'alba degli anni 2000, il Forest Green Rovers riesce ad affacciarsi all'anticamera del calcio professionistico. Il problema è che - nonostante il secolo di storia alle spalle - non è facile superare l'ultimo ostacolo per accedere al mondo dei grandi. Non basta qualche partecipazione in F.A. Cup, dove i Rovers cominciano a comparire negli ultimi anni.
Ci vuole la promozione. E non è facile, visto che il club finisce un paio di volte in zona retrocessione (salvandosi per disavventure finanziarie di altre società). Tuttavia, c'è uno sconvolgimento nel 2010, come il cambio di proprietà che dà maggior stabilità all'intero ambiente. E così il Forest diventa un contendente serio per la salita in Foobtall League.
Nelle ultime tre stagioni, il club ha avuto altrettante chance per centrare quest'obiettivo. Non è stato abbastanza forte da vincere la Football Conference, ma ha partecipato a tre play-off: nel 2014-15 è stato eliminato in semifinale dal Bristol Rovers; l'anno successivo ha raggiunto la finale, perdendo però con il Grimsby Town. Infine, è arrivata la vittoria nell'ultimo atto: 3-1 al Tranmere Rovers e promozione!

Contro il più conosciuto Tranmere Rovers, i ragazzi di Cooper strappano un 3-1 e la promozione di fronte ai 18mila di Wembley.

Il merito va a un gruppo che si è consolidato negli anni. Ad alcuni giocatori che si sono distinti, come Christian Doidge, il classe '92 che ha un passato nel basket e che è stato decisivo con una doppietta nella finale di Wembley. O il tecnico Mark Cooper, che dopo una carriera passata in leghe minori torna in Football League, dove si era distinto alla guida dello Swindon Town.
Ma forse questa squadra sarà soprattutto quelle di Dale Vince ed Ecotricity. Cos'è questa compagnia?
Ecotricity ha rilevato il Forest Green Rovers nell'estate 2010, quando il club navigava nelle difficoltà della bassa classifica. La novità ha fatto scalpore soprattutto perché la compagnia e Vince hanno imposto delle novità: niente più carne rossa, dieta vegetariana, campo in materiale organico.
Non solo: l'energia dello stadio - "New Lawn", 5100 spettatori appena - viene rilevata da pannelli fotovoltaici. Tutto questo in Inghilterra, dove i fans ospiti spesso si ritrovano con del cibo che non mangerebbero nemmeno sotto tortura. E tutto questo senza contare il piano per "Eco Park", il nuovo stadio che avrebbe più o meno la stessa capienza, ma che sarebbe fatto tutto di legno.
E le curiosità non finiscono qui: lo stemma del Forest Green Rovers ricordava inizialmente quello del Barcellona, ma è stato cambiato nel 2011; stessa sorte per la maglia (via le strisce bianconere, dentro il verde per la missione green). In più, "Moneyball" non è solo un film per il club, ma una filosofia di vita, con i giocatori che vengono acquistati in base a particolari statistiche (ma non è una novità nel mondo del calcio).
Ora c'è la Football League. Del resto, Vince aveva promesso che il nuovo stadio avrebbe visto la luce con il club già nel professionismo. E ora l'ambizione è quella di salire ancora, magari con il giusto tempo e senza proclami esagerati (come quello di "vincere facilmente la League One", che sarebbe la divisione superiore). L'esordio sarà il 5 agosto prossimo, in casa, contro il Barnet. I minnows della foresta sono pronti a sorprendere.

Luke James, 22 anni, ex prodigio e uno dei colpi di mercato dei Rovers.

17.7.17

UNDER THE SPOTLIGHT: Rónald Matarrita

Buon pomeriggio a tutti e benvenuti al settimo numero del 2017 riguardante "Under The Spotlight", la rubrica che ci consente di viaggiare per il globo e scoprire nuovi talenti. Oggi andiamo in Costa Rica, ma forse anche a New York, visto che il suddetto protagonista si è trasferito da un anno nella Grande Mela: parliamo di Rónald Matarrita.

SCHEDA
Nome e cognome: Rónald Alberto Matarrita Ulate
Data di nascita: 9 luglio 1994 (età: 23 anni)
Altezza: 1.75 m
Ruolo: Terzino sinistro, esterno di centrocampo
Club: New York City Football Club (2016-?)



STORIA
Cresciuto nel cantone di San Ramón (che fa parte della provincia di Alajuela), Matarrita trova spazio proprio nella squadra locale, che poi è una delle più forte della Liga FPD, l'Alajuelense. A scoprirlo è stato Wílmer López, che non solo è stato un pezzo importante della storia del Costa Rica calcistico tra anni '90 e 2000, ma anche il record-man di presenze per l'Alajuelense.
Lanciato in prima squadra, Matarrita viene svezzato da Óscar Ramírez, anche lui pezzo di storia del club, nonché membro della prima avventura del Costa Rica alla Coppa del Mondo 1990. Ramírez ha allenato l'Alajuelense dal 2010 al 2013 e poi ancora dal 2013 al 2015, prima di esser chiamato alla guida della nazionale. Sotto la sua gestione, Matarrita trova spazio.
Il buon rendimento del ragazzo in tre anni con i Manudos convince il New York City Football Club - club della statunitense Major League Soccer, entrata nella lega solo nell'estate 2015 - ad acquistarlo nel gennaio 2016. Non solo: la cessione di Matarrita è la più remunerativa nella storia dell'Alajuelense, superando quelle di Marco Ureña e Pablo Antonio Gabas.
Matarrita è conscio dell'opportunità di fronte a sé durante la presentazione a New York: «Questa è un'ottima chance per me: quando ho sentito dell'interesse del NYCFC, mi sono sentito onorato. Spero di aiutare la squadra». La possibilità di giocare con Villa, Pirlo e Lampard l'ha motivato: è finito quattro volte nella squadra della settimana, nonché nell'undici Concacaf per il 2016.

CARATTERISTICHE TECNICHE
Innanzitutto Matarrita può contare sulla capacità di interpretare diversi ruoli: giocatore duttile, viene impiegato prevalentemente sul settore sinistro, da terzino o da esterno di centrocampo. In un'epoca di rinascimento per le difese a tre, chissà se potrebbe diventare un feticcio per il ruolo di esterno sinistro a tutto campo; può giocare anche a destra, seppur con risultati minori.
Il punto di forza è sicuramente nel comparto atletico: la corsa di Matarrita è quella di un batterista 4x100, di un atleta olimpionico prestato al calcio. Non ha un'accelerazione fulminea, ma è costante e alla lunga stanca l'avversario. Ha anche una discreta visione di gioco, ma dovrà abbonarci una tecnica migliorata, perché sinora sembra ancora troppo grezza.

STATISTICHE
2013/14 - Alajuelense: 12 presenze, 0 reti
2014/15 - Alajuelense: 40 presenze, 3 reti
2015/16 - Alajuelense: 20 presenze, 1 rete
2016 - New York City FC: 27 presenze, 1 rete
2017 - New York City FC (in corso): 9 presenze, 0 reti

NAZIONALE
Già protagonista nelle rappresentative giovanili, Matarrita ha esordito con il Costa Rica nel settembre 2015 per volere del ct Óscar Ramírez, arrivato da qualche settimana al posto di Wanchope. Matarrita ha tenuto il posto in squadra, anche se ha giocato meno nel 2017. E non era una conquista scontata, visto che - nonostante disavventure e infortuni - il Costa Rica vanta due ottimi interpreti sugli esterni come Bryan Oviedo e Christian Gamboa
Ha saltato la Gold Cup per infortunio, ma ha giocato la Copa América Centenario dell'anno passato e soprattutto è stato fondamentale in un paio di vittorie del Costa Rica sulla strada per i Mondiali (contro Panama e Trinidad & Tobago, in cui è andato entrambe le volte a segno).

LA SQUADRA PER LUI
Il trasferimento in MLS è stato uno step intermedio necessario, che può dargli riconoscibilità internazionale (unito alla continuità con la nazionale). Forse nell'estate 2018 - dopo un Mondiale giocato da protagonista - Matarrita potrebbe esser pronto al salto: sarebbe bello per una volta fare da sponsor per la Serie A, che potrebbe giovare dell'arrivo di un giocatore così poliedrico e in crescita.

6.7.17

Gold Cup 2017 – Pronti alle sorprese

Stati Uniti, Messico, Stati Uniti (x2), Messico (x2), Stati Uniti... Messico. Questo è l'albo d'oro della Gold Cup dal 2002 a oggi, con le due super-potenze della CONCACAF che hanno monopolizzato i trofei, lasciando agli altri le briciole (cinque volte l'altra finalista non era una di queste due nazionali. E una volta è stata il Brasile). Ma chissà che il 2017 non ci porti qualche sorpresa...

Il pallone della Gold Cup 2017: molto bello.

Gruppo A: Honduras, Costa Rica, Guiana francese, Canada

Con il mago Jorge Luis Pinto alla sua guida, l'Honduras spera di superare il girone e da lì vedere come possono andare le cose. Il secondo posto del '91 sembra un mezzo miraggio, visto che non ci saranno alcuni elementi fondamentali (Najar, Espinoza, Martinez, Izaguirre). Tuttavia, La H è una delle poche nazionali a pieni ranghi per questa competizione: che possa toccar a loro?

     Stesso discorso per il Costa Rica, che viene dal quarto di finale del Mondiale 2014, ma ha deluso terribilmente all'ultima Gold Cup del 2015. Il gruppo è rimasto più o meno lo stesso (con la strana assenza di Keylor Navas, che dovrebbe invece presenziare a queste occasioni), ma con un tecnico diverso, quell'Óscar Ramírez che ha preso il posto di Wanchope e sta svolgendo un ottimo lavoro. Che sia la volta buona?

Debutto sarà e debutto sia: la Guiana francese - dopo aver perso il pass per l'edizione del 2015 nell'incredibile play-off contro l'Honduras - esordirà alla Gold Cup nel 2017. Il duo composto da Marie-Rose Carême e Jaïr Karam ha portato Les Yana Dòkòs alla manifestazione tramite il terzo posto alla Coppa Caraibica di quest'anno. Sarà comunque un successo, validato dalla presenza di Florent Malouda.

Siamo sempre al solito discorso: il Canada è pronto? Merita veramente di essere già al Gold Cup solo perché è un paese grande? O ci stiamo prendendo in giro? Di sicuro, una nazionale che presenta nel suo roster sia un classe '79 (Patrice Bernier) che un 2000 (Alphonso Davies) non ha le idee chiarissime. Starà al neo-ct Octavio Zambrano trascinare il Canada ai quarti, che mancano dal 2009 (!).

Gruppo B: Stati Uniti, Panama, Martinica, Nicaragua

Riconquistare l'America, ma anche sperimentare: non è una nazionale da vittoria sicura quella che Bruce Arena porterà a questa Gold Cup. Viene quasi da chiedersi se non stia usando la manifestazione stile-Loew, per testare qualche ragazzo: non ci sarà Clint Dempsey, così come Howard, Brooks, Yedlin, Altidore, Wood e soprattutto Pulisic, che mi aspettavo presente per questa rassegna. Chissà se è stata la scelta giusta.

    Anche qui, rifondazione totale: Panama sta un filo faticando nel girone di qualificazione a Russia 2018 e probabilmente il roblo del siglo subito due anni fa - nella semifinale contro il Messico, un penalty per lo meno discutibile privò i Canaleros della finale contro la Giamaica - ha fatto il resto. Qualche nome storico c'è, ma la mancanza di Penedo, Torres, Baloy e soprattutto della coppia gol Pérez-Tejada indica che c'è voglia di cambiare.

    Non sarà la prima volta per Martinica, ma c'è il desiderio di stupire da parte dei Matinino, che sono alla quinta partecipazione a questa competizione. Per loro sarebbe già tanto andare avanti e superare il girone, ma il movimento rimane in crescita (come hanno conferato Simone Pierotti e Alessandro Mastroluca in un ottimo pezzo per MondoFutbol). Nicaragua torna alla Gold Cup dopo ben otto anni (!) e un difficile play-off contro Haiti, vinto complessivamente 4-3 (dopo aver perso 3-1 l'andata ed esser stati sullo 0-0 fino all'82' della gara di ritorno!). Nessuno sembra aspettarsi molto da loro, ma il lavoro del tecnico costaricano Duarte potrebbe sortire gli effetti sperati qualora i Pinoleros riuscissero a strappare tre punti. Una vittoria potrebbe bastare per andare ai quarti.
Clint Dempsey, 34 anni, sarà solo uno dei tanti assenti alla prossima Gold Cup.


Gruppo C: Messico, Curaçao, El Salvador, Giamaica

  Si riparte da campioni, come spesso è successo negli ultimi anni. Dopo la crisi del finale della gestione Klinsmann per gli Stati Uniti, il Messico è la super-potenza della Concacaf, tanto da aver sfiorato il terzo posto in Confederations Cup e aver già mezzo biglietto in tasca per la Russia (Osorio ha fatto un gran lavoro). Anche El Tri ha una squadra sperimentale, ma tanti talenti giovani potrebbero bastare per vincere questa Gold Cup in taglia small.

  L'altro esordio di questo 2017 è quello di Curaçao, che spera di sorprendere tutti in quello che, però, è il girone più complicato, specie per le avversarie che si presentano di fronte alle eredi delle Antille Olandesi. Remko Bicentini è succeduto a Patrick Kluivert e la vittoria della Coppa Caraibica conferma che i progressi sono notevoli. Basteranno per far bella figura?

  El Salvador torna alla Gold Cup dopo il terremoto mediatico del 2013, quando le accuse di match-fixing portarono a molte sospensioni e a tanti giocatori persi dalla nazionale. Ormai rimane poco e ricostruire non è stato facile per Edoardo Lara, il ct, che però sarà felice di esser presente. I gol di Rodolfo Zelaya non dovrebbero bastare a salvaguardare il futuro.

Dopo l'incredibile finale raggiunta due anni fa, la Giamaica dovrebbe cercare di ripartire con lo stesso obiettivo. Purtroppo, molti protagonisti non ci sono più, Winfried Schäfer nemmeno ed è tornato quel Theodore Whitmore che è sì una leggenda della nazionale, ma non sembra poter dare altrettanta sicurezza in panchina. Basterà per passare il turno, ma da lì in poi è tutto incerto.