28.2.17

ROAD TO JAPAN: Jin Izumisawa

Buon pomeriggio a tutti e benvenuti al secondo numero del 2017 di "Road to Japan", la rubrica che permette di scoprire i nuovi talenti che stanno emergendo nel panorama nipponico. Oggi ci spostiamo a Osaka, sponda Gamba, che ha recentemente acquistato Jin Izumisawa, folletto ex Omiya Ardija che potrebbe essere un affare sotto silenzio.

SCHEDA
Nome e cognome: Jin Izumisawa (泉澤仁)
Data di nascita: 17 dicembre 1991 (età: 25 anni)
Altezza: 1.65 m
Ruolo: Ala, esterno di centrocampo
Club: Gamba Osaka (2017-?)



STORIA
Nato nel dicembre '91 nella prefettura di Chiba (accanto a Tokyo), Izumisawa ha girato tra i vivai del Kashiwa Reysol prima (dove ha giocato nell'U-15) e dell'Albirex Niigata poi. Accortosi che non avrebbe avuto accesso immediato ai professionisti (ben tre anni trascorsi a Niigata), decide di iscriversi alla Hannan University, dove si fa un discreto nome.
Non ha un ruolo preciso e si attesta tra le linee di centrocampo e attacco, riuscendo però ad attirare nuovamente l'attenzione di quel mondo che non l'aveva immediatamente accolto. Il minuto Jin - che s'ispira a Messi e vorrebbe giocare contro il Barcellona - è pronto a esordire con la maglia dell'Omiya Ardija, che lo preleva ufficialmente nel 2014.
Si prende il numero 39, perché 3+9 fa 12, il numero spesso lasciato libero dai club giapponesi per indicare l'importanza del pubblico. Izumisawa sogna di esordire in nazionale, ma la strada è lunga, anche perché l'Omiya vive una stagione complicata e retrocede in seconda divisione dopo un decennio. Con alcune cessioni, si ripartirà anche da Izumisawa.
La scelta è quella giusta: il nuovo manager Shibuya si era già affidato a lui nel finale di campionato, ma il prospetto di Chiba è troppo forte per la seconda divisione. Si passa dalle 23 presenze del 2014 alle 44 del 2015, nelle quali mette anche a segno nove reti. L'Omiya prima stacca tutti, poi rallenta, ma alla fine vince il titolo meritatamente.
Nel ritorno in J1, Izumisawa ha tenuto il suo posto da titolare. Con fatica, ma l'ha fatto: la conta dei gol è scesa a sei, ma alla fine - tra Esaka, Pecnik e Ienaga - ha tenuto il suo spazio. Ora il passaggio al Gamba è una doppia sfida: il livello sarà molto più alto (nonostante siano partiti Omori e Abe), ma soprattutto trovare spazio sarà più complicato. Riuscirci vorrà dire esser migliorati ancora.

CARATTERISTICHE TECNICHE
Veloce e sgusciante (165 cm), capace di giocare entrambe le fasce, un discreto senso dell'assist, nonché un tiro dalla distanza notevole (ma poco utilizzato). Izumisawa è un esterno nel vero senso della parola, prediligendo lo sprint sull'esterno e l'ultimo passaggio, con il tecnico Shibuya che l'ha schierato sia a destra che a sinistra (con la preferenza di quest'ultimo lato, visto che può rientrare per la conclusione).

STATISTICHE
2014 - Omiya Ardija: 23 presenze, 0 reti
2015 - Omiya Ardija*: 44 presenze, 9 reti
2016 - Omiya Ardija: 41 presenze, 6 reti
2017 - Gamba Osaka (in corso): 2 presenze, 0 reti
* = in J2 League

NAZIONALE
C'è da precisare un solito corollario: il ruolo dell'esterno - o in generale dei fantasisti - è zeppo di interpreti in Giappone, per cui assicurarsi un posto nella Nippon Daihyo non sarà facile. Due però le certezze: la prima riguarda il continuare a far bene, specie in una grande squadra come il Gamba Osaka, dopo le stagioni all'Omiya.
La seconda è approfittare della Coppa delle nazioni orientali del dicembre 2017, quando il Giappone ospiterà Cina, Corea del Nord e del Sud per un torneo sperimentale. Chissà se Vahid Halilhodzic - se fosse ancora presente come ct - lo convocherà per quell'occasione.

LA SQUADRA PER LUI
Sulla via per i 26 anni, in quest'epoca di calciomercato l'età sembra quasi un peso, ma Izumisawa può ancora migliorare su alcuni dettagli. Ci sono tanti giocatori che non hanno mai giocato/hanno giocato poco in nazionale - Inui, Tasaka, Morioka, etc. - ma che si sono imposti in campionati minori o seconde divisioni: può essere un punto di partenza.

21.2.17

J. LEAGUE ROUND-UP: La rivoluzione è arrivata (Parte II)

おはようございます! 
Benvenuti a una nuova annata di J. League: il 2017 rischia di essere l'anno della svolta per il campionato giapponese: accordi commerciali e televisivi di un certo livello, l'ambizione continentale dei club e soprattutto il ritorno del formato a stage unico. Ecco la seconda parte di questa iper-preview!

Primo atto della stagione ai Kashima Antlers: 3-2 contro gli Urawa Red Diamonds nella Fuji Xerox Super Cup.


PREVISIONI
Andremo per gradi, dividendo le prime due serie in zona alta, media e bassa. Partiamo con la massima divisione.

J1 League


©  J. League Photos

Per il titolo credo ci siano cinque squadre, paradossalmente non tutte quelle che dovranno avere a che fare con la Champions League (che porta via energie mentali e fisiche per le lunghe trasferte). Visti gli acquisti e la forma attuale, i Kashima Antlers potrebbero confermarsi campioni: hanno perso Shibasaki, ma sono arrivato Pedro Junior e Léo Silva, mentre un paio di ragazzi potrebbero crescere ancora.
A inseguirli ci sono gli Urawa Red Diamonds, che sperano quest'anno di alzare almeno una tra Champions League e J. League. Anche perché il mercato ha allungato la panchina e tolto uomini ormai fuori dalle rotazioni. A ruota probabilmente c'è il Gamba Osaka, ormai spinto dalla tradizione Hasegawa e dai suoi giovani.
A proposito di giovani, due le sorprese possibili. Né il Kashiwa Reysol, né il F.C. Tokyo si sono qualificate per la Champions, ma hanno due squadre interessanti; i gialli di Chiba - allenati da Shimotaira - hanno messo a posto con il mercato due-tre situazioni critiche e non è partito nessuno; il club della capitale - guidato da Shinoda - promette di far meglio del tragicomico 2016.

Forse è troppo ottimista, ma il Kashiwa quest'anno - con quei tre davanti - può seriamente vincere almeno un trofeo. ALMENO.

La fascia intermedia include squadre in differenti condizioni: il Sanfrecce Hiroshima riparte senza qualche veterano, con la situazione Utaka ancora non chiara (è tornato a Shizuoka? Rimarrà? Boh...) e gli acquisti di Kudo e Nakabayashi. Non se la passa bene neanche il Kawasaki Frontale, che ha perso il tecnico Kazama e il bomber Okubo; con l'impegno continentale, forse è meglio concentrarsi su quel lato.
Assieme a loro, il Vissel Kobe, che ha perso Pedro Junior, ma è chiamato dalla Rakuten al definitivo salto di qualità (leggasi: conferma nella top 6), mentre il Cerezo Osaka sembra aver fatto una campagna acquisti oculata e attenta: il ritorno di Kiyotake (MVP) e l'arrivo in panchina di Yoon Jung-hwan promettono bene.
In questo gruppone possiamo inserire anche l'Omiya Ardija e il Sagan Tosu. Gli Squirrels rischiano di pagare a caro prezzo le partenze di Ienaga e Izumisawa (ma attenti a Segawa e alla continua crescita di Esaka), mentre la squadra guidata da Ficcadenti sentirà le mancanze di Hayashi (andato a Tokyo) e capitan Kim Min-woo, richiesto dalla leva militare sud-coreana.

Il Vissel Kobe è arrivato secondo nel 2° stage del 2016: Nelsinho deve migliorare.

Per la retrocessione, la pattuglia è divisa tra chi rischia e chi quasi sicuramente saluterà. Andiamo per ordine: lo Shimizu S-Pulse avrebbe potuto puntare più in alto, ma alcuni addii - Omae su tutti: giocatore pazzesco - trascineranno Kobayashi nell'incertezza. A seguire c'è il Vegalta Sendai, che ha fatto un paio di operazioni interessanti, ma ha perso Ramon Lopes: se Watanabe farà il suo, a Sendai dovrebbero godersi un'altra annata in J1.
Ci sono poi due grida d'aiuto. Lo Yokohama F. Marinos ha per il terzo anno in panchina Mombaerts, ma il club ha perso Fabio, Enomoto e soprattutto Shunsuke Nakamura, prendendo una serie di carneadi per il 2017. Se i giovani - Amano, Kida, Endo, Togashi - non dovessero fare il salto di qualità, sarebbe un guaio. Accanto a loro, c'è il Jubilo Iwata, che ha sì accolto Nakamura, ma ha una squadra di un anno più vecchia, senza i gol di Bothroyd e con ancora Nanami in panchina.
Dietro a loro, le candidate a scendere in J2. Il Ventforet Kofu riparte da Tatsuma Yoshida (non proprio uno granitico in panchina se ti vuoi salvare); l'Hokkaido Consadole Sapporo risale in J1 dopo cinque anni e ha fatto un mercato interessante, ma non sappiamo se basterà; soprattutto l'Albirex Niigata potrebbe finalmente scendere (ha rischiato la retrocessione in tre delle ultime cinque stagioni e l'assunzione di Fumitake Miura non depone a loro favore).

Non so voi, ma il Jubilo lo vedo messo malissimo. Ricordiamo: 13 punti nel girone di ritorno.

J2 League

©  J. League Photos.

In seconda divisione, la situazione è differente. La corsa al titolo appare meno aperta degli altri anni: la J2 è lunghissima (42 partite), ma i Nagoya Grampus hanno fatto un buon lavoro quest'inverno - soprattutto davanti - e hanno in panchina Yahiro Kazama, che è il candidato per guidare la nazionale U-23 a Tokyo 2020 e se avrà tempo, farà un buon lavoro con i Grampus.
A seguirli - credo - tre formazioni: il Matsumoto Yamaga deve riprendersi dalla botta di Machida nel 2016, quando la sconfitta esterna contro lo Zelvia costò di fatto la promozione diretta. Sorimachi è rimasto per il sesto anno consecutivo in panchina; qualche pezzo è andato, ma di fatto Matsumoto rappresenta sempre un campo difficile.
Assieme a loro, una possibile conferma e una sorpresa. La conferma viene dal Kyoto Sanga, che ha cambiato allenatore, prendendo Takanori Nunobe (ex giovanili Kashiwa: buona scuola) e acquistando diversi giocatori importanti (Tulio docet). La sorpresa è il Montedio Yamagata: le operazioni fatta quest'inverno hanno di fatto chiuso il ciclo Ishizaki e aperto quello Kiyama, che potrebbe sorprendere tutti.


Attenzione al Montedio. I play-off sono difficili, ma se trovassero la forma giusta...

A seguire, ci sono cinque-sei squadre che lottano per i play-off. Sicuramente possiamo inserirci le altre due retrocesse: se l'Avispa Fukuoka ha tenuto Masami Ihara e riparte da un mix di veterani e giovani, lo Shonan Bellmare ha fatto più o meno lo stesso, ma la permanenza di Cho Kwi-jea era di gran lunga meno scontata. Sono attese entrambe da segnali di vita.
Il Machida Zelvia ha attuato la medesima strategia, tenendo Naoki Soma e di fatto quasi tutto il gruppo dell'anno scorso, quello che ha sfiorato un posto ai play-off (perso solo per la differenza reti). Il Tokushima Vortis riparte da un manager latino (Ricardo Rodriguez non è l'unico, ma a differenza degli altri due ha qualche esperienza asiatica nel CV) e da un paio di acquisti azzeccati.
Infine, l'annosa questione riguardante il JEF United Chiba: piazza storica della J. League, nonché squadra della JR East, ogni anno sembra che possa tornare in J1. Dopo l'11° posto dell'ultimo anno e le partenze di Ide, Nagasawa, Onaiwu ed Elton, però, ne dubitiamo. Inoltre, l'arrivo di Juan Esnáider non è che garantisca chissà quale asset: ci si affida all'esperienza dei veterani e agli acquisti di Koki Kiyotake e Joaquin Larrivey.


Il Tokushima Vortis ha finito bene il 2016: tutto sta nel tenere l'inerzia.

In un campionato a 22 squadre, è inevitabile che ci sia qualche club immischiato a lungo in una linea di galleggiamento che va dai quasi play-off alla salvezza tranquilla. In quel gruppo, probabilmente troveremo il Fagiano Okayama, che viene dalla promozione sfiorata, ma non può sperare di ripetersi con i tanti pezzi persi nel mercato invernale.
Accanto a loro, l'Oita Trinita si candida per una permanenza tranquilla in J2, prima di puntare a qualunque avanzamento di classifica. Per lo Yokohama FC vale probabilmente lo stesso discorso del Fagiano, con la differenza che Ibba Lajaab sarà ancora un fattore e King Kazu è pronto per un'altra stagione, proprio quando compirà 50 anni.
L'Ehime FC rimarrà una realtà interessante da guardare: ha perso tanti giocatori, ma un paio di arrivi, la conferma di Shirai e l'arrivo di Mase (da Akita, al posto di Kiyama) mette una parziale pezza sull'emorragia. Con loro il V-Varen Nagasaki (che ha fatto un buon mercato, sebbene il ciclo di Takagi sembri ormai finito) e il Tokyo Verdy (dentro Miguel Ángel Lotina, che francamente lascia più di un dubbio).

La conferma di Takumi Kiyomoto è una di quelle operazioni silenziose, ma fatte bene. A fine anno potrebbe pagare parecchio.

Ovviamente le sopracitate non possono stare tranquille in ottica retrocessione, ma c'è chi è messo peggio. E qui apro la parentesi Renofa Yamaguchi: per un biennio sono stati la squadra più divertente dell'intero arco professionistico in Giappone, ma quest'inverno han venduto quasi tutti. Retrocedere è un'ipotesi difficile, ma... chissà.
Con loro c'è il Roasso Kumamoto, che riparte dopo il terribile terremoto dell'aprile 2016 senza Koki Kiyotake, probabilmente il leader tecnico del club. Riusciranno a salvarsi ancora? Anche il Mito HollyHock è alla caccia dell'ennesima salvezza, visto che il club di Ibaraki è quello che ha la striscia più lunga di presenze in J2 (dalla sua prima annata nel '99).
Molti dubitano del Kamatamare Sanuki, però Kitano è ancora lì, così come Baba; in più, c'è anche Kazuki Hara, che con i suoi gol avrà un peso nell'economia della squadra. Si scende fino al FC Gifu, che ha perso la pattuglia di brasiliani, ma avrà un genio calcistico come Yoshihiro Shoji (10 e pure capitano), mentre in panchina c'è Takeshi Oki.
Le ultime due - almeno per me - potrebbero essere Thespakusatsu Gunma e Zweigen Kanazawa. I primi hanno perso due giocatori interessanti come Segawa e Morimura, mentre lo Zweigen ha miracolosamente evitato la retrocessione (pur mangiandosi tre rigori che l'avrebbero salvata prima) e non ha fatto movimenti di rilievo sul mercato.

Dai piedi e dal cervello di Yoshihiro Shoji passa una grossa fetta di salvezza del FC Gifu.

J3 League

©  Blaublitz Akita 2017.

Qui fare previsioni è dannatamente più difficile (fermo restando che non considererò le squadre U-23, che mi auguro spariscano dal 2018). Quel che è certo è che la corsa promozione - quest'anno i posti per la J2 saranno direttamente due, senza spareggio, purché si sia provvisti di licenza per la categoria - sarà sostanzialmente a tre.
Con il suo bellissimo stadio, il Giravanz Kitakyushu DEVE tentare l'immediata risalita. La squadra c'è, seppur qualche pezzo sia andato via. Non tutti però hanno Hirai, Ikemoto e Komatsu davanti, mentre Yamagishi è un ottimo rinforzo per la porta. Takeo Harada non sembra proprio un carrarmato, però ha il dovere di provarci.
In corsa ci sono anche Tochigi SC e Nagano Parceiro, con i primi che hanno saccheggiato i secondi: dentro Leoni per rimpiazzare la partenza di Yoshimitsu, i gialloblu hanno puntato su Koki Takenaka per rimpiazzare Oishi (andato al Renofa). Credo sarà una delle storie interessanti di quest'anno, visto che al Briobecca ha fatto bene. 
I secondi, invece, ripartono da due certezze: lo stadio - bellissimo e all'avanguardia - e Tatsuya Asano, che ha lasciato Kagoshima per la causa arancione. Onestamente, se dovessi puntare il dito a un possibile intruso, andrei sul Kataller Toyama, che ha fatto un discreto mercato e ha la mentalità da J2.

Yoshinori Katsumata è sempre una star a Nagano: quarta stagione al Parceiro.

Anche qui potremmo comunque dividere le 14 squadre professionistiche in tre tronconi. Nel gruppone di mezzo possiamo collocare il Kagoshima United (il gruppo è lo stesso e Miura è un discreto allenatore), il Blaublitz Akita (sostituire Mase non sarà facile) e il Fujieda MYFC (si riparte da Oishi per il terzo anno di fila).
Potrebbe invece sorprendere la presenza di Fukushima United FC e Grulla Morioka a metà classifica. La forza del FUFC sta nella panchina, dov'è si è seduto Kazuaki Takasa, che è un abile tecnico. Per quanto riguarda il Grulla, c'è un dato segnalare: l'anno scorso a Morioka si è visto il quarto attacco del campionato (43 gol segnati). E non è partito nessuno di quei protagonisti, per cui...

Tanimura è uno dei motivi per cui guardare il Grulla. O la J3, fate vobis.

Infine, il troncone "salvezza" (anche se le retrocessioni non sono nei piani della J3, che vorrebbe diventare una lega con due-tre gironi, divisi per zona) comprende anche squadre che non ti aspetti. Se YSCC e Gainare Tottori sembrano bloccate sul fondo della classifica, diversa è la sorte di altre squadre.
L'Azul Claro Numazu è alla prima esperienza da pro: è giusto prendersi un anno di sperimentazione e vedere dove porterà quest'avventura. In fondo, alla lunga il progetto sembra migliore dell'altra squadra di Shizuoka in questa categoria - il Fujieda - però ci vorrà tempo, com'è normale che sia.
Se il FC Ryukyu ha perso troppi riferimenti e rischia la discesa, a sorprenderci (ma neanche troppo) potrebbe essere il SC Sagamihara. Ovviamente in negativo: 4° e 5° nelle prime due stagioni di J3, l'anno scorso è arrivato 11°. Nonostante sconfitte folli (un 5-0 sul campo del Grulla o il 4-1 subito dalle riserve del FC Tokyo), Yasunaga è sempre sulla stessa panchina, Kawaguchi non è ringiovanito e la squadra appare più debole. Boh.

Teruyoshi Ito riparte dall'Azul Claro dopo Shimizu, Ventforet, Nagano e Blaublitz: è tornato a casa, insomma.

20.2.17

J. LEAGUE ROUND-UP: La rivoluzione è arrivata (Parte I)

おはようございます!
Benvenuti a una nuova annata di J. League: il 2017 rischia di essere l'anno della svolta per il campionato giapponese: accordi commerciali e televisivi di un certo livello, l'ambizione continentale dei club e soprattutto il ritorno del formato a stage unico. Andiamo con la prima parte di questa iper-preview!

Una grossa novità per il mercato giapponese è l'accordo decennale con il Perform Group (210 milioni di euro all'anno) e l'arrivo di DAZN (una sorta di novello Netflix in salsa sportiva): questo spot è una dichiarazione programmatica.

IL MERCATO

J1 League
Un mercato di livello, questo è certo. Tanti i movimenti che ci sono stati e allora dobbiamo partire da chi si è mosso meglio. 
Difficile migliorare una squadra che aveva effettivamente vinto il campionato, ma gli Urawa Reds hanno fatto il giusto: in uscita si è liberata di giocatori non più utili alla causa, mentre la Mitsubishi ha dato a Petrovic Rafael Silva, il ritorno di Yajima e Nagasawa, Kikuchi dallo Shonan e un secondo portiere come Enomoto.
A seguire il FC Tokyo: vero, l'ho già detto l'anno scorso, ma la stagione 2016 ha mostrato come la strategia non fosse quella giusta. Invece, con Shinoda alla guida al posto di Jokufu, il club della capitale si è mosso in grande: il ritorno di Ota dall'Olanda e di Takahagi dalla Corea, gli arrivi di Hayashi e Nagai, tante partenze, ma soprattutto Yoshito Okubo.
Infine, una menzione la merita il Cerezo Osaka, che ha tirato avanti alla meglio per due anni, ma una volta risalito in J1, ha fatto il botto: Mizunuma, Fukimitsu (!), la conferma di Souza e soprattutto il ritorno di quel genio di Hiroshi Kiyotake, dovuto purtroppo a un motivo familiare (a quanto pare, la morte del figlio e la voglia di star più vicino alla famiglia). 

Un ritorno così importante che la Yanmar pare aver sborsato ben sei milioni di euro per riabbracciare il figliol prodigo.

Chi si è mosso male, invece? Il Kawasaki Frontale ha perso i due pezzi più importanti del suo puzzle - tecnico e Okubo - per cui sarebbe meglio concentrarsi sull'impegno continentale e accontentarsi di una piazza a metà classifica in J. League. Ci si affida ai giovani rampanti, ma non saranno Ienaga e Abe ad aumentare il valore della squadra.
L'Albirex Niigata è probabilmente la squadra che si è mossa peggio: dopo due retrocessioni sventate all'ultimo nelle ultime cinque stagioni, comincio a pensare che sia arrivato il tempo di scendere. Lo confermano gli addii di Léo e Rafael Silva, mentre non saranno i cavalli di ritorno (come l'esperto Isao Honma) e l'arrivo di tre brasiliani a caso a salvare il gigante del nord.
Tra le delusioni ci avrei messo anche l'Omiya Ardija, ma peggio ha fatto lo Shimizu S-Pulse. Intendiamoci, con la squadra attuale possono salvarsi, ma veder partire capitan Omae, Miura e Kawaguchi dopo aver dominato la seconda parte di J2 è ridicolo. Inoltre, gli acquisti - Rokutan, il ritorno di Muramatsu e il prestito di Notsuda - non fanno sognare.

Quando la tua stella POTREBBE essere un ragazzo reduce da un'annata da 11 gol in Serie B brasiliana, devi preoccuparti.


J2 League
Se c'è una squadra che ha forse colto bene la lezione della retrocessione, è il Nagoya Grampus: prima discesa in seconda divisione della storia, il club della Toyota ha rinforzato pesantemente l'attacco - dentro Hisato Sato, Ryo Nagai, Oshitani, il ritorno di Tamada, a cui si aggiunge la permanenza di Simovic - per una batteria molto potente.
Anche il Tokushima Vortis sembra aver voglia di stupire, se non di tornare protagonista. Le gemme nascoste sono il prestito di Taro Sugimoto dai Kashima Antlers - un Kakitani parte seconda? - e l'arrivo di Yatsunori Shimaya dal Renofa Yamaguchi.
Nelle possibili sorprese, s'inserisce il Montedio Yamagata, che ha sostanzialmente sbancato il jackpot senza farlo notare: Kodama, Kaga, Koki Kazama, Senuma, Sakano, Takuya Honda, Motegi in prestito, Minami, ma soprattutto Shun Nakamura (gemello meno famoso di Segawa al Thespakusatsu Gunma) e Masato Nakayama (uno che l'anno scorso è andato in doppia cifra con il lunatico Renofa).

Inutile nasconderlo: Sato a Nagoya è un colpaccio, ma soprattutto una rivoluzione dell'immaginario.

Tra le delusioni (forse forzate), c'è il Fagiano Okayama: l'anno scorso ai play-off, il club ha perso tantissimo con appena due-tre partenze. Tuttavia, perdere Yajima, Oshitani e i suoi gol, Nakabayashi (andato a Hiroshima) e capitan Iwamasa (che ha optato per l'ambizioso Tokyo 23 FC) sarà pesantissimo.
Altre partenze pesanti sono avvenute in casa Ehime FC, che era partito male nel 2016 e poi ha risalito la classifica: oltre al tecnico (ne parlerò dopo), ci sono gli addii di Kodama, Senuma, Omotehara, Uchida... insomma, si spera che i nuovi facciano bene, che Kawahara ritrovi la forma-gol e che Shirai si confermi un talento.
Infine - e lo dico con il cuore in mano, piangente - il Renofa Yamaguchi è stato smantellato. La squadra fantastica che ha vinto la J3 all'ultimo e avrebbe potuto centrare tranquillamente i play-off l'anno scorso non c'è più: via Koike, Shimaya, Fukimitsu, Nakayama, Shoji (!), più una serie di protagonisti della promozione (Ichimori, Kuroki, capitan Hirabayashi). La possibilità di un crollo, sebbene Yamaguchi sia una zona dal futuro promettente per la J. League.

Quattro anni fa lo cercava il Manchester City; oggi Hideki Ishige gioca in prestito al Fagiano Okayama.

J3 League
Qui il panorama è più variegato, ma soprattutto le gerarchie sono più sottili e maggiormente controvertibili con un periodo di forma. Tuttavia, un paio di indicazioni si possono comunque ricavare. Se è vero che le tre principali favorite - Giravanz, Nagano e Tochigi - si son mosse per rinforzarsi, hanno comunque perso diversi giocatori.
Così l'attenzione volge al Kataller Toyama, che ha perso il suo allenatore e Minami, ma ha incassato un paio di colpi interessanti. La conferma di Kubota - arrivato dal Tokushima Vortis assieme ai due Sasaki - è accompagnata da altri due acquisti dal Matsumoto Yamaga, ma soprattutto dall'acquisto di Pablo Augusto Carvalho, che ha fatto benissimo a Okinawa ed è un classe '96. 
Potenzialmente il brasiliano vale 15-20 gol in J3 quest'anno, quelli che mancheranno al FC Ryukyu, che potrebbe fare fatica. Certo, lo dicevamo anche l'anno scorso di fronte alla rosa ridotta e a una squadra mandata allo sbaraglio con un tecnico nord-coreano, ma quest'anno il discorso è diverso: dopo l'ottimo ottavo posto del 2016, sono partiti capitan Tanaka, Pablo e un paio di giocatori importanti, senza grossi arrivi (se non dalle università). Discesa possibile?

Yoshikatsu Kawaguchi e Norihiro Yamagishi, i due grandi vecchi della porta in J3.

LE PANCHINE

Qui cambiamo format: cinque nomine che mi hanno piacevolmente sorpreso e altrettante che non ho capito.

Andiamo prima con le piacevoli sorprese o conferme:

  • Mentre attende di capire se guiderà l'U-23 alle Olimpiadi casalinghe di Tokyo 2020, Yahiro Kazama ha lasciato Kawasaki, consapevole che la sua rivoluzione era giunta al termine. Lui ha bisogno di tenersi impegnato e Nagoya ha bisogno di una nuova legacy dopo l'era Stojkovic: sembra il matrimonio perfetto, ma ci vorrà tempo;
  • Yoon Jong-hwan aveva lasciato Saga e il Tosu tra mille incomprensioni e un primo posto in classifica ad agosto 2014; a Osaka - sponda Cerezo - potrebbe dimostrare come meritasse fiducia già all'epoca;
  • Takashi Kiyama è uno dei pochi che non è stato travolto da quel buco nero chiamato JEF United Chiba. Ha fatto un miracolo nel biennio con l'Ehime FC. Ora ha la chance giusta con il Montedio per fare il salto di qualità;
  • Se c'è uno che può sostituire Kiyama a Ehime, è Shuichi Mase: traduttore dell'epoca Osim in nazionale, ha ottenuto dei buoni risultati con il Blaubliz Akita (dove potete considerare il 4° posto dell'anno scorso sotto l'etichetta "ottimo"). Non è la chance migliore, ma è una chance in J2;
  • Tetsuya Asano ha avuto il merito di condurre il Kagoshima United FC - nato nel 2014 dalla fusione delle due squadre locali, Volca Kagoshima e FC Kagoshima - prima in J3, poi a sfiorare una promozione comunque impossibile (il KUFC non ha ancora la licenza per la J2). Ora è al Nagano Parceiro: spezzerà la maledizione del club verso la seconda divisione?
La curiosità per Yoon Jong-hwan è più che normale: in fondo, ha pure giocato per il Cerezo Osaka tra il 2000 e il 2002.



Tra le incomprensioni, tra cui rinnovi incomprensibili:
  • Fumitake Miura è il nuovo tecnico dell'Albirex Niigata: dopo aver agguantato il terzo posto per miracolo con il Nagano in J3, non ho capito il motivo del salto;
  • Erick Mombaerts viene da un settimo e un decimo posto in due anni a Yokohama. Con i Marinos che hanno bisogno di rinnovamento, un coach francese dai risultati mediocri mi sembra tutto meno quello che serve a un gruppo giovane e bisognoso di una guida per crescere;
  • Al contrario di Ricardo Rodríguez a Tokushima (coach spagnolo, ma con diverse esperienze), le assunzioni di Miguel Ángel Lotina e Juan Esnáider rispettivamente al Tokyo Verdy e al JEF United Chiba sembrano un richiamo estero senza senso. Almeno Lotina dovrà solamente salvarsi, mentre l'accoppiamento tra l'argentino ex Juve e il buco nero che è il JEF in quest'epoca storica rischia di causare un cortocircuito che va dal comico al tragico;
  • Tatsuma Yoshida ha fatto benino con il Kashiwa Reysol, male con l'Albirex Niigata: ora c'è il test definitivo, visto che il Ventforet Kofu è alla sua quinta stagione consecutiva in prima serie. Yoshida terrà la striscia viva o sarà J2?

Ci sarà un motivo se Esnáider è preoccupato: lo sarei anch'io con tutte quelle partenze e una sconfitta in amichevole per 3-0 contro il FC Ryukyu.

Permettetemi anche un "buona fortuna" ai due ex nazionali giapponesi - anzi, capitani della nazionale - che quest'anno iniziano le loro carriere in panchina. Di Tsuneyasu Miyamoto e della sua visione calcistica sappiamo parecchio, ma nel 2017 guiderà il Gamba Osaka U-23; dall'altra parte, Ryuzo Morioka esordirà sulla panchina del Gainare Tottori (gli auguri servono in questo caso) dopo diverso tempo nelle giovanili del Kyoto Sanga.

LE MAGLIE
Sì, quest'anno abbiamo il sotto-capitolo delle maglie, perché ho visto dei capolavori che non sono ignorabili. Anche qui una top 5 e una flop 5, anche se mi rendo conto che dipende unicamente dai gusti, soggettivi per ognuno di noi nel campo della bellezza. H = Home, A = Away.

Top:
Qualcosa che salvi una probabile retrocessione? «Peccato, avevano una bella maglia...».

Flop:
Ma non bastava già essere in una situazione di netta discesa? Pure la maglia brutta?


LA CHAMPIONS LEAGUE
Con l'eliminazione dello Shanghai Shenhua e il Jeonbuk campione in carica escluso per una vicenda di corruzione (gestita in maniera pessima dall'AFC), beh... nascondersi sarebbe inutile. Il Giappone ha la seria chance di rivincere la Champions League asiatica dopo nove anni, quando il Gamba Osaka sconfisse l'Adelaide United.
Lo so, lo so: lo diciamo ogni anno. Ma se escludiamo il Guangzhou Evergrande (comunque alla presa con i suoi fantasmi e con un mercato invernale stranamente silenzioso), le rivali non sembrano molte nella parte orientale. Guardando i gironi, la situazione non è ovviamente uguale per tutte, per cui vediamo cosa potrebbe accadere.
Kashima Antlers e Gamba Osaka - per raggruppamento e condizione attuale - sembrano obbligate a passare il girone in scioltezza. Diverso il discorso per il Kawasaki Frontale, che ha cambiato molto e dovrà giocarsi il secondo posto con il Suwon. Lo snodo passa per l'Urawa, che ha la solita squadra forte e dalla panchina lunga, ma è inserito in un girone di ferro (con Shanghai SIPG, Western Sydney Wanderers e FC Seoul).


(continua domani...)

12.2.17

UNDER THE SPOTLIGHT: Ali Mabkhout

Buongiorno a tutti e benvenuti al secondo numero del 2017 per "Under The Spotlight", la rubrica nella quale cerchiamo i talenti emergenti in giro per il mondo. Oggi ci spostiamo negli Emirati Arabi Uniti, dove la nazionale sta facendo benissimo. Se di Omar Abdulrahman e Ahmed Khalil ho già parlato, c'è una menzione per Ali Mabkhout, elemento che completa il tridente degli Emirati.

SCHEDA
Nome e cognome: Ali Ahmed Mabkhout Mohsen Omaran Alhajeri (علي أحمد مبخوت محسن عمران الهاجري‎‎)
Data di nascita: 5 ottobre 1990 (età: 26 anni)
Altezza: 1.77 m
Ruolo: Seconda punta, attaccante
Club: Al-Jazira (2008-?)



STORIA
Cresciuto nel vivaio dell'Al-Jazira dal 2004 al 2008, Mabkhout ha poi debuttato in prima squadra nel 2009. Gli ci volle poco per convincere l'allora tecnico del club, il brasiliano Abel Braga: l'attaccante ha esordito e trovato la rete in due gare in poco tempo. Da lì in poi, la cresciuta è stata graduale, ininterrotta nonostante la girandola di tecnici trovatisi all'Al-Jazira.
Dal belga Vercauten all'olandese ten Cate - passando per Walter Zenga e lo spagnolo Luis Milla, nonché per altri due brasiliani e un locale -  Mabkhout è a oggi una delle leggende del club a tutti gli effetti. Questo è dovuto anche al fatto che la squadra di Abu Dhabi non ha vinto molto nella sua storia: un campionato nel 2010-11, tre coppe nazionali e poco altro, nonostante le costanti presenze alla Champions League asiatica.
In tutto questo, il duo brasiliano formato da Baré e Ricardo Oliveira avrebbe potuto fermare la sua crescita. Invece, la partenza del primo - tornato in Giappone, dov'era già stato a metà anni 2000 - ha permesso a Mabkhout di giocare in coppia con l'ex Milan, formando una coppia temibile per tutte le difese dell'UAE Pro League. 
Il meglio, però, è arrivato con Ali Mabkhout ormai liberato da ogni peso: il 2015-16 è stata la stagione delle tante responsabilità e degli altrettanti gol, ben 25 in tutte le competizioni. Solo Sebastián Tagliabué, l'argentino dell'Al-Wahda, ha fatto meglio di lui in campionato. Sarà un caso, ma l'Al-Jazira è vicino a conquistare il suo secondo titolo nella storia: +5 sull'Al-Wasl con una partita in meno, mentre Mabkhout è già a 16 gol in stagione.

CARATTERISTICHE TECNICHE
Qualcuno ha optato per un paragone molto audace dalle parti di Abu Dhabi, quello con Adnan Al Talyani, uomo da 52 gol in 161 presenze con gli Emirati Arabi Uniti. Il livello delle avversarie, il numero delle partite e un nuovo status per l'UAE hanno consentito a Mabkhout di avvicinare questa media-gol molto velocemente, ma ci sono delle differenze.
Capace di giocare anche da prima punta, Mabkhout ama inserirsi in profondità negli half-spaces che la difesa gli lascia. Ovviamente è molto più facile farlo nella lega degli Emirati, ma la predisposizione allo sfruttamento dell'errore altrui è molto alta. 
Fisicamente forse dovrebbe rafforzarsi un po', ma è un buon tiratore da fermo (se non ottimo dagli undici metri), dotato di un discreto tiro dalla distanza e da un'incoraggiante tecnica di base. Non è scontato, ma il suo arrivo in Europa potrebbe persino migliorarlo.

STATISTICHE
2009-10 - Al-Jazira: 23 presenze, 6 gol
2010-11 - Al-Jazira: 14 presenze, 6 gol
2011-12 - Al-Jazira: 18 presenze, 4 gol
2012-13 - Al-Jazira: 30 presenze, 13 gol
2013-14 - Al-Jazira: 27 presenze, 10 gol
2014-15 - Al-Jazira: 25 presenze, 17 gol
2015-16 - Al-Jazira: 28 presenze, 25 gol
2016-17 - Al-Jazira (in corso): 15 presenze, 16 gol

NAZIONALE
Più che quanto fatto nelle nazionali giovanili, per Mabkhout parla il record in nazionale: 36 reti in 46 partite, una media che a 26 anni può esser solo migliorata. Per altro, in quelle 36 reti ci sono vittime di un certo livello: Uzbekistan, Iraq, Giappone, Islanda. Superato Ismail Matar, il sogno è quello di raggiungere la leggenda Al Talyani, anche se Khalil è parecchio in vantaggio.
Proprio con Khalil e Abdulrahman, Mabkhout compone un ottimo tridente in nazionale: trequartista l'uomo dell'Al-Ain, Mabkhout si scambia spesso posizioni e consegne con il simbolo dell'Al-Ahli. Una bella intesa, che sta producendo probabilmente l'epopea migliore della recente storia degli Emirati Arabi Uniti.

LA SQUADRA PER LUI
Nel maggio 2015 si era parlato di una possibile destinazione europea - Premier League o Liga - ma senza però che le chiaccherate si traducessero in un effettivo trasferimento. L'Al-Jazira sta facendo di tutto pur di tenerlo per sé, ma sembra inevitabile che prima o poi uno delle tre stelle della nazionale UAE faccia il salto europeo. 
Mabkhout sembra il più indicato, se non altro per i suoi 26 anni e per la forma che sta vivendo: in Liga lo vedrei bene. Anche in seconda divisione spagnola, seguendo l'esempio di altri calciatori asiatici - vedi Shibasaki a Tenerife nell'ultimo mercato invernale - che intendono scalare gradualmente le gerarchi europee.

6.2.17

Merlin l'Enchanteur.

Saint-Étienne è una piazza storica della Ligue 1, in cui si sono vinti campionati, ha giocato Platini e si è persino sfiorata una Coppa dei Campioni. Tuttavia, ci sono voluti anni per tornare ai vertici: il merito va soprattutto a un focoso e fedele allenatore, quello con il legame maggiore con la propria panchina nei cinque campionati europei (Wenger escluso, ma la fine è vicina). Christophe Galtier è questo e molto altro.

Galtier ha fatto la sua fortuna al Saint-Étienne, dove allena dal 2009.

Classe '66, Galtier ha avuto una discreta carriera da difensore, partendo dal vivaio dell'Olympique Marsiglia, dove è poi tornato dopo un lungo girovagare in Francia, speso tra Lille, Tolosa, Angers e Nimes. Il finale gli ha regalato due avventure quanto meno bizzarra: la prima a Monza in Serie B nel 1997-98, compagno di un giovane Abbiati; la seconda in Cina, quando l'anno successivo chiude la carriera al Liaoning Fushun.
Ritiratosi, Galtier entra nello staff di Bernard Casoni all'OM, ma la sua avventura si chiude nel 2001, a sei mesi di distanza da un famoso incidente nei tunnel del Velodrome: l'assistente è accusato di aver aggredito fisicamente Marcelo Gallardo, all'epoca 10 del Monaco. Recentemente Galtier ha negato questa versione, affermando invece come sia stato l'argentino a rischiare il linciaggio in quel tunnel. In ogni caso, il legame con l'OM si chiude lì.
Successivamente, Galtier accetta l'offerta dell'Aris Salonicco e si fa un Erasmus greco senza troppi rimpianti. Tornato in patria, fa carriera da assistente e vice per quelli che lui afferma essere i suoi due modelli da allenatore: al Bastia è il vice di Gérard Gili (tecnico che aveva persino allenato Galtier nel finale di carriera all'OM), mentre il suo role model è certamente Alain Perrin, che seguirà in cinque avventure diverse dal 2004 al 2009.
Perrin ha avuto una carriera peggiore sul campo, ma migliore di Galtier in panchina. Almeno fino a quel momento: i due condividono persino il difficile passaggio dall'Olympique Lione al Saint-Étienne nell'infuocata rivalità tra i due club, ma l'avventura di Perrin all'ASSE finisce nel dicembre 2009. A sorpresa, Les Verts offrono la panchina a Galtier: il vice ha qualche ripensamento, ma lo stesso Perrin lo convince che è la cosa giusta da fare.
Da quel momento, Galtier è alla guida del Saint-Étienne ed è il secondo allenatore più longevo nelle top 5 leghe europee. Longevità meritata, perché l'ASSE è tornato alla ribalta dopo tante sofferenze proprio grazie al suo lavoro e alle sue intuizioni. Dopo una salvezza sofferta nel 2010, la squadra ha migliorato il suo rendimento fino a centrare la zona europea, nonostante una crisi economica e societaria che avrebbe potuto spazzar via la storia del club.
A questo, va aggiunto il lavoro in termini di sviluppo dei giocatori: tra le fila di Galtier sono passati calciatori come Zouma, Ghoulam, Matuidi, Payet, Aubameyang. Una quantità di talento monetizzata intelligentemente, accompagnata da giocatori esperti (su tutti capitan Loïc Perrin). Ma soprattutto valsa un trofeo: l'ASSE ha alzato la Coupe de la Ligue nel 2013, traguardo personale per Galtier e segno di rivalsa per Les Verts.

La finale di Coupe de la Ligue 2013: il Saint-Étienne vince 1-0 contro il Rennes, primo e unico trofeo per Galtier e primo alloro per l'ASSE dal 2004.

Le ultime cinque stagioni del Saint-Étienne parlano chiaro per Galtier: un settimo posto, un quinto, un quarto, un altro quinto e un sesto. L'ASSE è alla quarta partecipazione consecutiva in Europa League, dove anche lì ha trovato modo di migliorarsi: prima l'esclusione ai play-off, poi la fase a gironi, l'anno scorso la fase a eliminazione diretta.
Non è un caso che Galtier sia stato nominato miglior allenatore della Ligue 1 proprio nel 2013, riuscendo a guadagnare un pari merito con Carlo Ancelotti, all'epoca all'ultimo anno di PSG. Gli eroi di oggi si chiamano Ruffier, Hamouma, Florentin Pogba, Saivet, Monnet-Paquet e Roux. Il passo in campionato è piuttosto buono nell'ultimo periodo: undici punti nelle ultime cinque gare giocate (tre vittorie consecutive).
L'ultimo capitolo l'ha scritto il successo nel Derby du Rhône di ieri sera: un 2-0 con tre espulsi e un ASSE capace di mettere la parola fine al match già nel primo tempo. Se ripensiamo al 2009 e a dov'erano le due squadre, la gerarchia è cambiata e di parecchio. Il merito è di Galtier, capace di sovvertire l'ordine stabilito con le giuste intuizioni e una rosa che oggi appare una delle poche in Francia attrezzate per il doppio impegno.
Galtier ha parlato di una «vittoria simbolica», ma la sensazione è che il Saint-Étienne possa sorprendere qualcuno in zona Champions se ci fosse un crollo di una delle tre davanti (Monaco, PSG e Nizza). Soprattutto perché l'ASSE è fuori dalle coppe, anche se il distacco è pesante (13 punti). Intanto ci si domanda quale sarà il futuro di Galtier: rimarrà ancora? Di sicuro, Merlin l'Enchanteur ha già fatto abbastanza per Les Verts.

Christopher Galtier, 50 anni, uno dei manager in crescita a livello europeo.