1.11.16

Ciambelle senza buco.

Tra le confederazioni che compongono la FIFA, quella che ha fatto certamente più passi avanti è l'AFC. In Asia si sono mossi molto bene, allargando la competizione continentale a 24 squadre per l'edizione 2019 e riformando il processo di qualificazione al Mondiale. Eppure non tutto può riuscire bene al primo tentativo, vedi l'AFC Solidarity Cup.

Il logo ufficiale dell'AFC Solidarity Cup.

Domani in Malesia partirà la prima edizione di questo nuovo torneo, pensato per dare spazio e partite a quelle nazionali che altrimenti avranno poche chance di potersi esercitare e migliorare. Una buona idea, se non fosse che sembra partita col piede sbagliato e che soprattutto sembra cozzare la nuova struttura delle qualificazioni asiatiche.
L'AFC Solidarity Cup sostituisce l'AFC Challenge Cup, torneo che aveva le stesse modalità, ma una partecipazione maggiore. Infatti, con il vecchio formato delle qualificazioni asiatiche, molte nazionali venivano eliminate nei primi round e non avevano poi la chance di giocare altre partite ufficiali o competitive. Oggi non è più così.
L'AFC Challenge Cup ha permesso ad alcune squadre di scrivere la storia: tra queste, l'ultima edizione - disputata alle Maldive e vinta dalla Palestina in finale contro le Filippine - è stata forse la più iconica, anche perché ha permesso ai vincitori del 2014 di qualificarsi per la Coppa d'Asia giocata sei mesi più tardi in Australia.
Il Bhutan - che ha passato i play-off ed è arrivato ultimo nel suo girone - giocherà altre sei gare per cercare un'improbabile qualificazione alla Coppa d'Asia. Avrà così disputato 18 partite competitive nel giro di due anni, forse un numero di gran lunga superiore a quello che avrebbe potuto disputare con il formato precedente. Ma c'è chi non ha voglia di tirarla per le lunghe.
Nove squadre avrebbero potuto giocare questo torneo: le sei eliminate nel primo turno delle qualificazioni Mondiali nel marzo 2015 (Pakistan, Brunei, Nepal, Mongolia, Brunei, Sri Lanka) più le tre perdenti della seconda fase di play-off dopo i gruppi, disputata tra l'estate e l'autunno di quest'anno (Bangladesh, Timor Est e Laos).

L'ultima recita del precedente formato: l'AFC Challenge Cup ha visto la vittoria della Palestina.

I problemi, però, sono iniziati da subito: già a settembre, dieci giorni dopo il sorteggio dei gruppi, il Pakistan ha annunciato la rinuncia al torneo, visto lo stato di agitazione nel quale il football nazionale vive da qualche tempo. Poco male: un formato a otto squadre poteva essere anche più adatto, ma le grane sono continuate.
Eliminato dai play-off della seconda fase, anche il Bangladesh ha espresso la sua volontà di rinunciare al nuovo formato. Una volontà che avrebbe riguardato in ogni caso anche la vincente di quei 180', con il Bhutan che invece continuerà la sua incredibile (e sognante) cavalcata verso un sogno che appare impossibile.
La Malesia ospiterà quindi quello che forse è il primo errore della nuova gestione dell'Asian Football Confederation: il torneo sembra più un peso che un beneficio per chi ha giocato diverse gare. Se pensiamo che anche squadre come il Pakistan - che ne avrebbe avuto bisogno - ci rinunciano, la portata dell'evento diminuisce ulteriormente.
Inoltre, l'AFC Solidarity Cup è appunto un esercizio di solidarietà, perché non darà più l'accesso alla Coppa d'Asia (cosa che invece garantiva il precedente formato). Siamo sicuri quindi che questo torneo serva a qualcuno? Nel panorama deserto di Kuching, domani inizia una ciambella che probabilmente è venuta senza buco.

Dudley Lincoln Steinwall, 42 anni, ct e simbolo del calcio dello Sri Lanka.

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