7.10.16

Made in Italy?

Bello il Made in Italy, eh? Fantastico. Qualche anno fa avevamo Mancini al Manchester City, Ancelotti tra Parigi e Madrid, Capello in Russia e tanti allenatori emergenti. Manager in ascesa ne abbiamo anche ora, ma gli ultimi giorni hanno alzato più di un dubbio sul Made in Italy: sicuri che siamo ancora così di prestigio all'estero?

Roberto Di Matteo, 46 anni, ha lasciato l'Aston Villa da qualche giorno.

A giudicare da alcuni appointment per il 2016/17 - Conte al Chelsea, Ancelotti che finisce il sabbatico e va a Monaco di Baviera, Mazzarri dai Pozzo in Inghilterra - sembra di sì. Certo che bisogna vedere anche l'altro lato della medaglia: i tecnici italiani - tra i più preparati nel mondo del calcio - stanno avendo anche qualche difficoltà.
Primo della lista? Facile, Roberto Di Matteo. Allora, qui tocchiamo un tasto per me dolente: l'ho scritto quattro anni e mezzo fa, ma lo ribadisco con forza a distanza di così tanto tempo. La Champions League vinta nel 2012 dal Chelsea è forse uno degli scherzi peggiori venuto in mente agli dèi del calcio negli ultimi anni.
La semifinale con il Barcellona e la finale contro il Bayern Monaco sono tre partite sostanzialmente irripetibili. All'epoca scrissi: «Ha stupito tutti. Non nel gioco, che ha lasciato parecchio attoniti: difendersi in dieci dietro la linea della palla è un gioco facilmente applicabile. Anche la fortuna l'ha accompagnato, ma sono i risultati che hanno parlato in suo favore».
E difatti, una volta che i risultati sono spariti, il suo CV non è servito più. Non serve vincere una Champions League se poi non c'è un seguito: è mancato questo a Roberto Di Matteo. Dopo il Chelsea, l'elvetico ha aspettato di incassare l'intera paga dei Blues per accasarsi allo Schalke 04, piazza notoriamente poco facile in Bundesliga.
Una stagione è bastata, con l'esonero a una giornata dalla fine, una volta realizzato che il posto per la Champions era andato. Quando Di Matteo è stato nominato manager del retrocesso Aston Villa a giugno, lo aspettavo al varco. Qualche giorno fa, l'esonero è arrivato puntuale: otto punti in 12 partite sono pochi per chi punta al ritorno immediato in Premier.
Da chi spero abbia concluso il suo credito di fortuna con il calcio a chi deve pur recuperarlo da qualche parte. Se i suoi primi due anni in nazionale gli hanno dato un profilo internazionale (con la finale di Euro 2012), l'avventura al Mondiale 2014 l'ha stroncato. Sommato all'esonero dal Galatasaray, Prandelli è sparito dalla mappa.
Nonostante l'accordo per la buonuscita sia arrivato già a giugno 2015, l'addio con i turchi non è bastato per rivederlo in panchina. E non sono così sicuro che il Valencia - che l'ha appena assunto con un biennale - sia l'ambiente ideale per ripartire, dominato com'è più dagli interessi degli agenti e dei fondi di investimento che dal campo.

Prandelli non benissimo con lo spagnolo, ecco.

Altro paese? Altro paese. Dicevamo di Di Matteo, ma l'Inghilterra quest'anno pullula di allenatori italiani. Un altro della lista è Walter Zenga, la cui esperienza alla Samp avrebbe dovuto stroncare la sua carriera, unito all'ennesima incredibile avventura all'Al-Shaab (una vittoria, un pareggio e nove sconfitte: quattro punti in 11 gare).
Invece, niente da fare. In Inghilterra il Wolverhampton - tornato in Championship da qualche tempo e in mano a un fondo d'investimento cinese (il Fosun) - ha deciso di puntare su di lui per sostituire Kenny Jackett, già dato vicino all'addio quando si è parlato di Lopetegui ai Wolves e poi scaricato dal board cinese prima dell'inizio del campionato.
Per ora il Wolverhampton naviga a vista: ha battuto il Newcastle in trasferta e viaggia in 12° posizione prima del turno odierno, ma soprattutto non sembra essere un team in grado di fare molto di più. E poi anche l'anno scorso con la Samp Zenga è partito molto bene, salvo poi perdersi lungo la strada. Ma non è l'unica sorpresa arrivata da Oltremanica.
L'altro nome che stupisce è quello di Alberto Cavasin. Già, colui che è rimasto nella storia recente del calcio italiano per uscite poco opportune in conferenza stampa e uno stint tremendo alla Sampdoria. I tifosi si chiedono chi sia, ma anche i giocatori dello Swansea si chiedevano chi fosse Francesco Guidolin, appena esonerato dal club gallese.
Cavasin riparte dopo cinque anni di stop: l'ultima avventura è stata tremenda e comunque solo la proprietà italiana del Leyton Orient spiegherebbe perché un tecnico che ha allenato tre squadre negli ultimi sei anni possa trovar posto in League Two. Visto che ha persino lanciato un sito personale per l'occasione, gli auguro buona fortuna: gli servirà.

Alberto Cavasin, 60 anni, riparte dopo cinque anni dal Leyton Orient.

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