21.10.16

Favole a lungo termine.

Oggi è un anniversario speciale per il calcio italiano: 15 anni fa, un quartiere di Verona ha toccato la vetta della nostra piramide, equivalente alla testa della classifica di Serie A. Da neo-promossa. Il Chievo Verona - detto anche il Ceo - ha fatto questo e tanto altro. Dopo le prime otto giornate e un tranquillo sesto posto, viene da chiedersi quanto potrà durare.

Il Chievo Verona edizione 2001-02. Un Leicester ante litteram (cit.)

Il "se", invece, non è più un dubbio. Dopo così tante stagioni in Serie A - intervallate da un breve ritorno in cadetteria, riscattato immediatamente con la vittoria del campionato - il Chievo di Luca Campedelli rappresenta una realtà del nostro calcio. Nessuno ne è più stupito, anzi: forse saremmo più sorpresi se i gialloblu mollassero la categoria.
Il tutto è nato nell'estate del 2001. All'epoca, mentre l'Italia assiste al trionfo della Roma in A e al terzo scudetto della sua storia, la tarda conclusione del campionato ha messo in secondo piano quel che è successo in B. Insieme a Piacenza, Venezia e Torino, il Chievo ha ottenuto la promozione e affronterà il primo campionato di A della sua storia.
Per molti è un azzardo: i veneti han fatto benissimo in B, ma la squadra è formata da una serie di carneadi alla prima esperienza nella massima divisione italiana. A partire dal suo mister: Luigi Delneri ha vissuto finora la propria carriera da allenatore al massimo in B, assaggiando la A con l'Empoli senza neanche iniziare la stagione.
E che dire dei suoi ragazzi? Molti di loro non sanno cosa sia la Serie A oppure l'hanno appena conosciuta. Gli unici un po' fuori da questo ragionamento sono il portiere Marcon, capitan Corini, Mezzano ed Eriberto (o Luciano, come verrà chiamato da un certo punto in poi della sua carriera). Tuttavia, sembra un gruppo destinato a un anno difficile.
In estate arrivano alcuni rinforzi: in porta c'è Cristiano Lupatelli, che ha appena vinto uno scudetto con la Roma. C'è il ritorno di Nicola Legrottaglie, allora sconosciuto centrale prestato al Modena. Arriva Simone Perrotta, che non entusiasma a Bari. Torna anche Massimo Marazzina, che ha passato l'anno passato a Reggio Calabria in prestito.
Con questi, si parte a Firenze: il 4-4-2 di Delneri è la cifra tattica del Chievo, che si affida a un gioco corale e al passo delle sue ali per creare più occasioni possibili. Non solo è una sorpresa, ma è una squadra divertente: col passare del tempo, si capisce che non è un caso. Se la Fiorentina è la prima vittima eccellente, ce ne saranno altre.

Il punto di non ritorno: la vittoria a San Siro contro l'Inter.

Alla terza giornata, il Chievo per poco non strappa un punto a Torino contro la Juve. Alla quinta, ha già 12 punti. Dopo l'1-0 al Parma, proprio 15 anni fa, i gialloblu si ritrovano in vetta. Continueranno a sorprendere per tutto il girone d'andata, sconfiggendo Inter e Lazio. Perdono il derby, ma i ragazzi di Delneri sembrano poter cullare il sogno europeo.
Purtroppo, il girone di ritorno mette in discussione quest'assioma: ci vogliono undici partite prima che il Ceo torni a vincere e lo fa in un'occasione discretamente importante, battendo l'Hellas nel derby di ritorno. A quel punto, però, è troppo tardi per tornare in vetta: Inter, Juve e Roma se ne sono andate. Poco importa: c'è il sogno Champions.
La perdita di Jason Mayélé - attaccante congolese morto in un incidente stradale il 2 marzo 2002 - ha segnato psicologicamente il gruppo, che ha racimolato 12 punti negli ultimi sei incontri. Non abbastanza per il quarto posto, poi preso dal Milan, che vincerà la Champions partendo dai preliminari. La Coppa UEFA è stato comunque un traguardo prestigioso.
Da quel 2001-02, quei ragazzi han fatto strada. Delneri è stato sulle panchine di Roma, Porto e Juventus, facendo benissimo soprattutto a Bergamo e Genova (sponda blucerchiata). Oggi ancora il suo profilo è rispettato, tanto che l'Udinese ha pensato a lui per sostituire Iachini, rendendo ufficiale il secondo cambio del campionato.
Anche per i giocatori quell'anno ha significato parecchio. Perrotta e Barone (quest'ultimo primo cambio a centrocampo) sono stati campioni del Mondo con la nazionale, per la quale hanno giocato anche Corradi e Marazzina, mentre Lanna è stato convocato ma non è sceso in campo.
Manfredini è passato alla Lazio e ha poi giocato per la Costa d'Avorio, mentre Eriberto/Luciano ha svelato la sua vera identità ed è rimasto fino al 2013, nonostante un breve passaggio in prestito all'Inter. Per chiudere, Eugenio Corini è stato capitano di quella squadra e a Palermo, arrivando persino ad allenare il Chievo in due occasioni.
Quella squadra rimane un miracolo "alla Leicester" molto più degli stessi inglesi: non tanto perché il calcio era diverso, ma perché quel Chievo è stato l'esempio massimo di come si possa fare molto bene senza soldi. Oggi un exploit del genere sarebbe più difficile, perché la forza economica conta qualcosa in più. Ma è comunque un bel ricordo.

Luigi Delneri, 66 anni, all'epoca fautore del miracolo Chievo.

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