5.9.16

La musica torna in città.

Nel 2001, ha lasciato Praga per Dortmund. Non è stato un addio, ma un arrivederci. In fondo lo sapeva che ci sarebbe stato un momento nel quale tornare a casa sarebbe stata non solo l'unica soluzione, ma quella ideale. Dopo un Europeo giocato con grande coraggio (e condito ahimè dall'ennesimo infortunio), Tomáš Rosický è tornato allo Sparta Praga.

Rosický ha chiuso a EURO 2016 l'avventura con la Repubblica Ceca.

Inevitabile, forse. Dopo dieci anni con l'Arsenal, coming back è rimasta l'unica opzione possibile. In fondo, però, è stato un peccato: la carriera di Rosický sarebbe potuta rimanere negli annali con un altro colore, invece di quello grigio che ricorda l'incompiutezza. La colpa non è mai stata sua, ma il ceco rimane un grande punto di domanda.
Eppure le premesse erano state di un verde speranza intenso, visto che Rosický esordisce con lo Sparta Praga nel 1998. Dopo due anni, è in nazionale, venendo persino convocato per Euro 2000 alla tenera età di 19 anni. Quando realizza gol persino in Champions (di cui uno contro l'Arsenal a Londra), l'attenzione dei club europei s'innalza.
Ad approfittarne è il Borussia Dortmund, capace di strapparlo allo Sparta Praga per 20 milioni di euro già a gennaio 2001, prima che si chiuda la stagione: è l'acquisto più costoso nella storia della Bundesliga e una cifra-record per il trasferimento di un giocatore ceco. E la sua avventura tedesca parte subito con il piede giusto.
Il BVB vince un'incredibile Bundesliga in rimonta nel 2001-02 e centra la finale - seppur persa - di Coppa UEFA in casa del Feyenoord. Il nome di Rosický comincia a circolare, tanto che il 10 del Dortmund è l'unico a interrompere una striscia di quattro successi nel Pallone d'Oro ceco da parte di Pavel Nedved, suo compagno di nazionale.
Già affiora qualche rimpianto da parte di Rosický: la mancata qualificazione alla Champions con il BVB, Euro 2004 e i primi infortuni alla coscia che anticipano dolori futuri. Nell'estate del 2006, specie dopo un Mondiale deludente per la Repubblica Ceca, ma soddisfacente per lui, è tempo di lasciare il Borussia Dortmund.
Si parla di Atlético Madrid, ma in realtà Rosický firma per l'Arsenal, che ha appena salutato Robert Pirès e ha bisogno di un sostituto. Il ceco non è proprio un giocatore di fascia, ma interpreta il calcio in maniera simile all'ala francese e si prende pure il suo numero 7, che terrà nei successivi dieci anni trascorsi all'Emirates.
Dopo due prime stagioni incoraggianti con la maglia dei Gunners, gli infortuni cominciano a tartassare il talento di Praga. Rosický rimane fuori per tutto il 2008-09, tornando a giocare per Wenger solo nell'annata successiva. Tra il 2009 e il 2012, nonostante qualche ricaduta, Rosický ritrova la continuità e firma ben due nuovi contratti con l'Arsenal.

Tuttavia, il peggio è dietro l'angolo: un serio infortunio al tendine d'Achille - rimediato a Euro 2012 con la sua nazionale - tiene Rosický fuori dalla preparazione dell'Arsenal per il 2012-13. Il problema è che nell'ultimo quadriennio trascorso a Londra solo nel 2013-14 il ceco ha giocato più di 25 partite in tutte le competizioni.
Nonostante un altro rinnovo arrivato nel 2014, Rosický non ha potuto negare l'evidenza, arrivata con tutta la sua forza nel 2015-16: UNA partita giocata in tutta la stagione con l'Arsenal, ovvero il manifesto della sua carriera. Tornato da un infortunio alla gamba, scende in campo contro il Burnley in F.A. Cup e si fa male alla coscia dopo qualche minuto.
A fine stagione, lo stesso Rosický ha deciso di chiudere qui l'avventura con i Gunners, tanto da ricevere la famosa guard of honour da compagni e tifosi, di cui molti vestiti con la sua "7". Un omaggio dovuto a chi è stato in ogni caso un giocatore di grande classe, che senza i suoi infortuni avrebbe potuto ottenere di più dalla sua carriera.
Tuttavia, Rosický ha realizzato due ultimi sogni. Il primo è stato quello di giocare all'Europeo con la sua nazionale: il ct Pavel Vrba l'ha aspettato e poi l'ha portato con sé in Francia. Ho visto Rosický sacrificarsi in copertura, fare il mediano e tentare di far resistere un fortino fragile. Un ritiro ufficiale non c'è stato, ma forse la Cechia ripartirà da altri protagonisti.
Il secondo sogno è stato realizzato tornando allo Sparta Praga, la squadra che l'ha lanciato da ragazzino e con la quale ha firmato un biennale. Le maglie con la "10" di Rosický vanno già a ruba e ora che il Piccolo Mozart è tornato in città per suonare l'ultima melodia, c'è da scommettere che ci sarà da divertirsi.

Tomáš Rosický, 35 anni, ritorna all'ovile dello Sparta Praga.

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