11.12.15

Ripudiati alla riscossa.

Forse non è il migliore dei momenti per il calcio norvegese: nonostante un buon girone di qualificazione a Euro 2016, la nazionale non è riuscita a staccare il biglietto per la rassegna continentale. E anche con i club non va benissimo: il Rosenborg è già fuori dall'Europa, ma c'è chi difende l'onore nordico. Parlo del Molde FK, una delle rivelazioni dell'Europa League.

L'Aker Stadion, impianto del Molde: gioiellino sul mare da quasi 12 mila posti.

Alzi la mano chi avrebbe scommesso sul passaggio del turno dei norvegesi in un girone di fuoco con Ajax, Celtic e Fenerbahce. Ne alzi due chi avrebbe visto il Molde raggiungere i sedicesimi di finale con due turni d'anticipo. Un vero miracolo per chi di Europa non ne ha vista poi così tanta nei suoi quasi 115 anni di storia.
Il Molde Fotballklubb nasce nel giugno 1911 e nel suo primo secolo di vita non ha vinto granché. Due coppe nazionali, sette volte secondo in Tippeligaen, mai un titolo norvegese nella sua storia. Qualche comparsa in Europa: la più importante apparizione nel 1999-2000, quando il Molde di Erik Brakstad raggiunse la fase a gironi della Champions League.
Dopo aver affrontato il Real Madrid (poi campione d'Europa), il Molde è persino retrocesso nel 2006, salvo risalire l'anno successivo. Gunder Bengtsson, manager dal 2001 al 2003, disse che avrebbe fatto del Molde il miglior club nella storia del calcio norvegese. In realtà, quell'onore spetterà a un uomo che nel club ha militato anche da giocatore.
Il nome non vi sarà nuovo, visto che è stato l'eroe di una calda serata a Barcellona nel maggio 1999: Ole Gunnar Solskjær. Da giocatore è riuscito a fare la storia persino partendo dalla panchina, come dimostrano i suoi quattro gol al Nottingham Forest in 10' di gioco. Al Molde ha giocato solo per un anno e mezzo, con un "magro" bilancio di 31 gol in 38 partite.
Una volta ritiratosi, l'attaccante norvegese si è dedicato alla panchina. Dopo uno stint con le riserve del Manchester United, per Solskjær si è fatta avanti persino la nazionale norvegese nel 2008: l'offerta era quella di sostituire Åge Hareide, ct uscente e l'uomo che ha lanciato l'attaccante a Molde. Tuttavia, Solskjær ha rifiutato, pensando che non fosse il momento giusto.
E così nel 2010 è arrivata l'opportunità di tornare a casa: Solskjær diventa l'allenatore del Molde e cambia la storia del club. Al primo anno da capo allenatore, l'ex attaccante dello United porta il Molde a vincere il primo titolo nazionale della sua storia con una giornata d'anticipo. Non solo, perché nel 2012 fa il bis, vincendo ancora la Tippeligaen.
A quel punto, Solskjær è fortemente indiziato per lasciare la Norvegia e tornare in Premier League, stavolta in panchina. Nel maggio 2012, l'Aston Villa si fa avanti, ma il tecnico rifiuta perché non vuole sconvolgere le routine della sua famiglia, ormai stabilitasi in Norvegia. Il 2013 è faticoso: sesti in campionato, i ragazzi di Solskjær vincono comunque la coppa nazionale.
L'attenzione sull'allenatore del Molde è diventata troppo grande perché possa rimanere. Così Solskjær prova l'avventura in Premier: la panchina è quella del Cardiff City, alla prima esperienza nella massima serie inglese e che ha appena esonerato Malky Mackay. Non sa che sarà un'annata deludente.
Solskjær rimane in Galles per otto mesi: il Cardiff City finisce ultimo la sua unica annata in Premier League e anche l'inizio della stagione in Championship non è buono. Così le due parti decidono di separarsi. Per Solskjær è uno shock: quanto di buono fatto in Norvegia è inutile. E non è facile ammetterlo per un pezzo di storia norvegese.

L'ultimo dei tre trofei vinto da Solskjær con il Molde: 4-2 al Rosenborg.

Già, perché Solskjær è stato persino premiato con il cavalierato dal re e con il Peer Gynt Prize, un riconoscimento dato per meriti nel calcio e nel mondo dell'Unicef. Un premio assegnato anche a personalità come lo scrittore Jo Nesbø o il diplomatico Jan Egeland. Solskjær si sente a casa in Norvegia: ha aspettato un'altra chance, arrivata qualche settimana fa.
Il ritorno al Molde era forse la scelta migliore per riprendersi dalla delusione patita in Galles. Lo è stata anche per il club, che sotto Tor Ole Skullerud ha vinto un altro titolo, ma quest'anno non ha decollato. Ed è andata discretamente soprattutto in Europa League, dove la vittoria con il Celtic ha sigillato il passaggio del turno. In tutto questo, non va dimenticato la figura di Erling Moe, che è stato sì un caretaker, ma ha fatto un ottimo lavoro.
Nei preliminari di Champions League, solo la regola dei gol in trasferta ha fatto fuori il Molde contro la Dinamo Zagabria. La stessa regola ha permesso ai norvegesi di arrivare nel gruppo A dell'Europa League, superando lo Standard Liegi. In un girone con Ajax, Fenerbahce e Celtic, il Molde ha chiuso primo con 11 punti.
Solskjær guida una serie di reietti del calcio europeo: è strano come la miglior squadra norvegese in Europa da molti anni a questa parte sia in realtà formata da giocatori che sono stati rigettati da alcuni dei maggiori campionati continentali, laddove una volta la Norvegia era conosciuta come la patria degli affari concreti e a basso costo.
Da Ola Kamara, rigettato dal calcio tedesco e austriaco, a Daniel Berg Hegstad, respinto dal calcio olandese e oggi capitano a quarant'anni del Molde, nonché più vecchio marcatore nella storia delle competizioni Uefa. Il calcio Oranje ha respinto anche Joona Toivio e Harmeet Singh, mentre l'ottimo Vegard Forren è tornato a Molde dopo la delusione in Inghilterra.
La conferma per il Molde è arrivata anche ieri sera, quando il MFK ha pareggiato per 1-1 all'Amsterdam Arena e ha escluso l'Ajax dalla seconda competizione europea. I norvegesi eviteranno diverse squadre pericolose nel sorteggio di lunedì. E se questa banda di misfits fosse la vera sorpresa del 2016 nel calcio europeo?


Ole Gunnar Solskjær, 42 anni, è tornato a Molde da manager.

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