24.11.15

157 sorrisi.

Quando lo vedi segnare sui campi giapponesi, la sua esultanza è sempre la stessa, specie da quando è arrivato a Hiroshima: mano sul cuore, dove giace lo stemma dei suoi Sanfrecce, e poi corsa sfrenata verso la bandierina più vicina. Ma sopratutto un gran sorriso, quello che Hisato Sato non ha mai perso nella sua carriera.

Hisato Sato ai suoi albori con la maglia dello JEF United.

Non ha fatto eccezione neanche domenica, quando con il suo gol - valido per il momentaneo 3-0 agli Shonan Bellmare - Hisato Sato ha eguagliato il record del maggior numero di marcature nella storia della J. League: raggiunto Masashi Nakayama, il Gon che negli anni '90 e 2000 ha segnato a ripetizione con la maglia del Júbilo Iwata.
L'ha fatto nel giorno più importante, quello che ha sancito l'ennesima vittoria dei suoi Sanfrecce Hiroshima, laureatisi campioni nel girone di ritorno. Con le vecchie regole, i 74 punti complessivi avrebbero garantito alla squadra di Hiroshima il terzo titolo in quattro anni, ma c'è il nuovo format e quindi per il titolo definitivo bisognerà attendere e sperare.
Poco importa. Hisato Sato è uno che non ha mai basato la sua carriera sui titoli, ma sui gol e sulle sensazioni che ha sempre regalato ai tifosi con le sue gesta. Il suo viaggio è partito da Chiba, dov'è rimasto per otto anni con la maglia del JEF United, dove ancora oggi gioca suo fratello Yūto, con cui ha condiviso anche una presenza in nazionale.
Tuttavia, l'attaccante aveva voglia di giocare. Così prima c'è stato il prestito al Cerezo Osaka, poi la fuga verso Sendai: con il Vegalta Sato ha fatto molti gol, che hanno attratto l'attenzione del Sanfrecce Hiroshima. È arrivato nel 2005 ed è alla 11° stagione con i viola: di queste, mai una sotto la doppia cifra di gol in campionato.
Sato ha avuto pochi cambi di allenatore al Sanfrecce. Solo quattro i tecnici avuti a Hiroshima: Takeshi Ono, Kazuyori Mochizuki, Mihailo Petrović e sopratutto quell'Hajime Moriyasu che gli ha dato quello che gli mancava, ovvero qualche trofeo. Già, perché di Sato si diceva sempre: «Oh, grande attaccante... ma quando vince?».
Sato era già entrato nella top 11 della J. League nel 2005 ed è stato capo-cannoniere della J2 nel 2008. Ma è il 2012 l'anno di grazia: non solo vince il primo campionato nella storia dei Sanfrecce, ma è stato capo-cannoniere della J. League, è entrato nella sua top 11 ed è stato persino nominato MVP della stagione e giocatore giapponese dell'anno. Il suo score recita: 44 presenze e 29 reti in quattro competizioni diverse.
I suoi gol sono stati fondamentali per iniziare un'epopea vincente al Big Arch Stadium. Proprio con Hisato Sato, l'uomo che è stato persino candidato per il FIFA Puskas Award 2014. Che ha realizzato il gol più veloce nella storia della J. League. A luglio scorso è stato persino eletto MVP del mese in J. League, segno che non ha perso il tocco di un tempo.

Così si fa la storia.

Chissà però se Hisato Sato ha qualche rimpianto. Ha vinto e ha giocato in qualunque competizione con il suo club, ma con il Giappone la scintilla non è mai scattata. Il suo score parla di 31 presenze e 4 gol più una partecipazione alla Coppa d'Asia col ct Osim nel 2007. Zaccheroni ci aveva pensato e l'ha convocato per l'amichevole contro il Brasile del 2012, ma non gli ha dato mai veramente spazio. A posteriori, chissà se ce n'era bisogno.
Per Sato l'incontro del destino è stato con Hajime Moriyasu, che è arrivato sulla panchina dei Sanfrecce nel 2012. Sembrava difficile colmare il vuoto lasciato da Petrović, invece l'ex giocatore della squadra di Hiroshima ha fatto meglio. Dal suo arrivo, il club ha alzato cinque trofei, compreso quello per la vittoria nel second stage di ieri.
Oggi il Sanfrecce ha un futuro anche tecnico che può reggere all'eventuale addio di Sato (ancora lontano): non tutti hanno in squadra Douglas, Asano e Notsuda nel reparto offensivo. Ma come fai a rinunciare al numero 11? Il suo modello è sempre stato Filippo Inzaghi, che Sato aveva visto nella finale del Mondiale per club del 2007 a Yokohama. Non è un caso che anche uno dei suoi cani abbia il nome "Pippo" in onore dell'ex bomber rossonero.
Nel bel mezzo delle celebrazioni per il titolo, qualcuno gli ha fatto delle domande sul record: «Sono molto contento di aver raggiunto il record di Gon (Masashi Nakayama, ndr), del quale sono un grande fan. Mi sarebbe piaciuto fare un altro gol per battere il record, ma ci penseremo l'anno prossimo. Ho dei compagni fantastici e sono contento di aver raggiunto questo record qui, davanti ai nostri fantastici tifosi».
Qualcuno mi ha fatto giustamente rifletter su una cosa su Twitter: perché celebrare un record eguagliato e non un record battuto? Avrei due risposte. La prima: siccome sono un fiero oppositore nei confronti della 2-stage season, per me la J. League è finita domenica mattina con le ultime gare di questo campionato, a verdetti già tutti fatti.
Ma c'è sopratutto il secondo. Visto che non conteranno nulla i gol nel final stage, Yoshito Okubo non potrà neanche eguagliare questo record (è a -1 da Nakayama), nonostante il terzo titolo di capo-cannoniere consecutivo. E allora quale occasione per celebrare un campione, un pezzo di pane come Hisato Sato? Nessuna. Grazie, bomber sorridente.

Hisato Sato, 33 anni, 157 gol in J. League (© Mutsuko Haruki)

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