5.7.15

Alba Roja.

Indimenticabile. Credo sia l'unica parola per descrivere a pieno quello che avranno provato molti tifosi cileni nella nottata italiana, quando la Roja ha battuto l'Argentina ai rigori e ha conquistato la sua prima Copa América in 99 anni di storia. Un traguardo incredibile, ma sopratutto meritato. Per la Selecciòn, invece, è l'ennesima delusione.

Alexis Sánchez, 26 anni, ha segnato il rigore decisivo per il Cile.

Giusto fare un piccolo riassunto delle puntate precedenti: per una volta, ho preso un pronostico e ho azzeccato la finale. L'Argentina è stata spesso travolgente, a volte senza neanche forzare: nell'ordine ha battuto Paraguay, Uruguay, Giamaica e un'altra volta il Paraguay. Solo uno stop con la Colombia nei quarti, dove ha avuto la meglio ai rigori. Come l'armata rossa del Cile, che un piccolo ostacolo l'ha incontrato nel Messico-B, che l'ha costretto al pareggio. Poi vittorie con Ecuador, Bolivia, Uruguay e Perù.
I padroni di casa potranno non aver convinto in alcune gare, ma hanno sfruttato al meglio il fatto di giocare a Santiago e il loro gioco fatto di pressing e continue sovrapposizioni. Nebuloso durante l'intera Copa, Alexis Sánchez ha tenuto il meglio per l'ultimo atto. Magari sotto porta non è stato preciso (due occasioni mancate di poco), ma in mezzo al campo è stato devastante. Metteteci il cucchiaio per il rigore decisivo e avrete il Man of the Match.
Un applauso va anche a coloro che avrebbero dovuto essere delle seconde linee e che in realtà sono stati fondamentali per vincere la prima Copa América. Charles Aránguiz sarà pure transitato di passaggio a Udine, ma chissà se ha lasciato qualche rimpianto a Pozzo: in questa Copa, per me è stato l'MVP indiscusso. Dopo lo scorso Mondiale, è definitivamente cresciuto.
L'intera linea difensiva è stata encomiabile: tutti bassi, ma tutti bravissimi a saper cosa fare (persino Jara, furbo come una volpe). Claudio Bravo ha dimostrato a tutti perché il Barcellona lo scelse un'estate fa: non ha giocato una gara a eliminazione diretta in questa stagione, eppure al momento giusto c'è sempre stato, come quando ha parato il rigore di Banega. Infine, il mio amore va a El Mago Jorge Valdivia, che si appresta a tornare negli Emirati dopo aver deliziato tutti durante questa competizione.
Ma il plauso più grande forse va a Jorge Sampaoli: arrivato con il peso ingombrante di dover proseguire il buon lavoro di Bielsa e Borghi, ha fatto persino meglio. Diventato famoso con la U de Chile, ha conquistato l'alloro continentale nello stesso stadio dove aveva vinto la Copa Sudamericana del 2011. Irrequieto in panchina (mai una volta che un'inquadratura l'abbia beccato fermo), è il fautore di questa grande conquista.

Lionel Messi, 28 anni, all'ennesima delusione con la nazionale.

E l'Argentina? Sconfitta un'altra volta. Con questa beffa, la Selecciòn è diventata la squadra sudamericana con più sconfitte in finale di Copa América (13!). Un record bruciante, specie se si pensa che tutto era apparecchiato per la vittoria Albiceleste: la delusione del Mondiale, una squadra fortissima e un Messi finalmente stabile (seppur con un solo gol all'attivo).
Già, Messi. Personalmente lo vorrei criticare più da un punto di vista psicologico che tecnico. Contro QUESTO Cile, era chiaro che la sua partita sarebbe stata difficile. La Roja non ti aspetta, anzi, tiene il pallone: l'arma migliore per distruggere l'Argentina, che infatti ha avuto un paio di occasioni e basta. Ma Messi avrebbe dovuto far saltare il tavolo, cosa non successa. Sopratutto si è preso il primo rigore, come contro la Colombia: un modo per scansare le responsabilità. Cose che da capitano non si fanno.
Ci sono cose che non dovrebbe fare neanche Gonzalo Higuain, che forse ha toccato il punto più triste della sua carriera. Attenzione: più triste, non più basso. Perché lo score con il Napoli parla di 29 gol in 56 presenze stagionali. E in questa Copa non ha quasi mai giocato, ma ha realizzato due reti. Eppure, alla storia passeranno i suoi rigori sbagliati un po' ovunque. Faccio notare per altro come siano sbagliati tutti allo stesso modo: Higuain cerca sempre di piazzarla alta, ma mette troppa potenza e la palla finisce sulla luna.
Pessime anche le prove di altri interpreti. L'assenza di Garay è stata fondamentale: Edu Vargas non si è visto molto, ma Demichelis neanche. E che dire di Rojo, l'ignoranza fatta a essere umano? Giocatore utile e focoso, in quella posizione da terzino è adattato. Infatti non è stato quasi mai utile in fase offensiva e in difesa ha sofferto tantissimo le incursioni di un Isla in gran spolvero. L'infortunio di Di Maria ha fatto il resto.
Ora il Cile non ha conquistato solo la prima rassegna continentale della sua lunga storia, ma parteciperà anche alla Confederations Cup del 2017. I ragazzi di Sampaoli raggiungono le già qualificate Germania, Australia e Russia. La gioia cilena è stata strabordante: del resto, per come hanno giocato la competizione, tutto era apparecchiato per un loro successo. La prima volta non si scorda mai e l'alba, a Santiago del Cile, è Roja più che mai.

Il Cile in tripudio dopo la prima vittoria in Copa América.

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