29.5.15

Dieci anni di successi.

Ancora loro. Sempre loro. Quando si parla di Europa League, da oggi in poi saranno considerati la miglior squadra in questa competizione. Il Siviglia vince la finale di Varsavia contro il Dnipro: un 3-2 combattuto nella più facile delle quattro finali che hanno portato il club andaluso a vincere altrettanti trofei in questa manifestazione. E ora (finalmente) ci sarà la Champions.

Ruslan Rotan, 33 anni, capitano del Dnipro e autore del momentaneo 2-2.

E pensare che un decennio fa al Ramón Sánchez Pizjuán si festeggiava un sesto posto in campionato (per il secondo anno consecutivo) e l'entrata in Europa. Magari pesava il -2 dai cugini del Betis, pronti per i preliminari di Champions, ma si poteva esser soddisfatti. Non che non ci fossero stati segnali: a quel tempo, il Siviglia aveva in squadra il compianto Puerta, Dani Alves e Jesús Navas. Se ne sono andati Esteban, Júlio Baptista e Reyes, quell'estate arriveranno Maresca, Adriano, Kanouté e Luís Fabiano.
Da due anni il presidente è diventato José María del Nido, mentre dal 2000 alla scrivania come d.s. siede Monchi, l'uomo delle plusvalenze. Nessuno avrebbe forse immaginato quanto il club sarebbe cresciuto negli anni successivi. A metà anni 2000, il Siviglia aveva una bacheca con otto trofei: quattro titoli di Liga Adelante, tre coppe nazionali e una Liga risalenti agli anni '40. Dieci anni dopo, ci sono altrettanti trofei in più: quattro Europa League, una Supercoppa spagnola, una Europea e due Copa del Rey.
Forse qualcuno pensava che, dopo il trionfo di Torino, il Siviglia non si sarebbe ripetuto in questo 2014-15. È partito capitan Rakitić, che ora si giocherà la finale di Champions con il Barcellona. Hanno lasciato il club anche Alberto Moreno e Federico Fazio, direzione Inghilterra. Queste cessioni hanno fruttato circa 45 milioni di euro. Di questi, solo la metà sono stati spesi in entrata, con i soliti acquisti intelligenti: i francesi Trémoulinas e Kolodziejczak per la difesa, il tuttofare Aleix Vidal per la corsia destra.
Due le intuizioni da segnalare: il polacco Krychowiak (a segno in finale) e il discontinuo, ma geniale Banega (pagato appena due milioni di euro). In più, le conferme a titolo definitivo di Carriço e Pareja. Da menzionare anche lo strano caso di Stephane M'Bia: leader spirituale del gruppo, ha portato il Siviglia a Torino con il gol decisivo nella semifinale di ritorno. Quest'estate il Siviglia non gli aveva rinnovato il contratto, poi l'ha ripreso per un anno. Ora a giugno scade nuovamente l'accordo: chissà cosa accadrà...
La partita non ha detto nulla di nuovo sulle stagioni delle due squadre. Il Dnipro ha segnato subito con un'incornata di Kalinic e ha cercato subito una partita difensiva. Il gol di Krychowiak ha cambiato però l'inerzia della gara e il raddoppio di Bacca l'ha messa sui binari del Siviglia. Il pareggio di Rotan è stato solo un'illusione, perché il Dnipro non ha creato quasi nulla nella ripresa. Non è bastato uno straordinario Konoplyanka (fortunato chi lo prenderà a parametro zero) per sfondare. Al 3-2 di Bacca non è seguita nessuna reazione: ucraini troppo stanchi, spagnoli in pieno controllo della gara.
In realtà, si è capito che gli andalusi avrebbero rivinto la coppa dopo due risultati: il 2-2 in rimonta a San Pietroburgo contro lo Zenit e il 3-0 in casa contro una Fiorentina sciupona. Troppo quadrati, troppo cattivi per tutti.

Carlos Bacca, 28 anni, doppietta ancora una volta decisiva.

L'onore delle armi va al Dnipro di Myron Markevych, un vero genio del male che ha compiuto un mezzo miracolo. C'è da stupirsi fino a un certo punto, perché il tecnico era già arrivato ai quarti di Coppa Uefa con il Metalist Kharkiv. Arrivato quest'estate a Dnirpopetrovsk, ha fatto benissimo. Ciò che stupisce è quanto il Dnipro sia dovuto cambiare per arrivare alle vette della piramide ucraina: la situazione nel Donbass ha influito, ma due anni fa a Dnipropetrovsk assistevano a un calcio molto più bello a firma Juande Ramos.
Eppure solo con Markevych si è arrivati alla finale, mentre il secondo posto in campionato è ancora possibile. A lui il merito di aver lanciato alcuni giocatori: penso al portiere Boyko, al giovanissimo Luchkevych (classe '96!) o al centrale Douglas. Ottima anche la presenza di Matheus (grande paura per lui, ma è tutto ok: solo una commozione cerebrale). Ora i giocatori sono pronti anche per il grande salto. Konoplyanka partirà, ma se gli altri rimarranno, c'è il materiale per tentare il grande salto di qualità in Champions League.
Se parliamo di tecnici, Unai Emery è ormai un re a Siviglia. Forse anche più di Juande Ramos (lo so, torna spesso nel discorso). Perché fare un double europeo con questa squadra era molto più difficile. Non ci sono stelle. Ci sono alcuni buonissimi giocatori, altri discreti soldati, ma nessun fuoriclasse. Eppure il Siviglia in un anno è stato in grado di trovare nuovi protagonisti. Da Beto a Sergio Rico, da Rakitić a Krychowiak, da Moreno a Trémoulinas. Senza dimenticare che alcune certezze rimangono, come una panchina fondamentale: i gol di Kévin Gameiro ci sono sempre quando servono.
Ora il Siviglia avrà di nuovo la possibilità di giocare la Champions, competizione dalla quale manca fin dal 2010-11. In quella stagione, gli andalusi sono usciti clamorosamente al preliminare contro il Braga di Paciência. L'anno prima, invece, si erano fatti buttar fuori dal Cska Mosca agli ottavi di finale. A questa società è mancato solo un traguardo: una vera consacrazione nella massima competizione europea. Nonostante la squadra avuta sul finire degli anni 2000, il miglior risultato è proprio il superamento del girone. Con i soldi della partecipazione ai gironi, bisogna e si può far meglio.
Molto dipenderà anche da chi rimarrà. La partecipazione alla Champions blinda molti campioni, ma di fronte a certe offerte non si potrà far spallucce. Penso proprio a Carlos Bacca, che ha pianto per tanti motivi sulle panchine di Varsavia. Non solo per la vittoria. Non solo per l'essersi riscattato da una vita da pescatore. Ma anche perché molti lo osservano sul mercato e forse la plusvalenza milionaria è dietro dell'angolo.
In ogni caso, a Siviglia se la caveranno. I ragazzi guidati da Emery hanno una dote che pochi posseggono: le famose "palle". Può sembrare retorico, ma in realtà la forza degli andalusi è proprio il collettivo, l'organizzazione. Non si può che spiegare così la capacità di cambiare la propria storia in un decennio senza grossi colossi economici alle spalle. La programmazione prima di tutto. E siamo sicuri che il Siviglia sarà una squadra che molti vorranno evitare in quel di Montecarlo nella prossima Champions League.

Unai Emery, 43 anni, alla seconda Europa League consecutiva.

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