16.4.15

Il romanticismo non è morto.

Finalmente protagonista, come forse solo aveva sognato. Nella quarta vittoria consecutiva del Crystal Palace, spunta la tripletta di Bolasie e i meriti vanno a Pardew, ma c'è qualcuno che può gioire. Glenn Murray è al sesto gol nelle ultime sei gare di Premier e ora può prendersi i meritati applausi. Se oggi le Eagles festeggiano una quasi-salvezza, lo devono a lui.

Murray con la maglia del Reading: solo quattro mesi al Madejski.

Con il Sunderland il gigante del Palace ha segnato ancora e ha fornito due assist a Bolasie. Tutto va bene, ma il clima d'amore di Murray con il Crystal Palace è ricominciato da poco. Il centravanti - classe '83 - è esploso tardi dopo aver fatto la cosiddetta gavetta: varie squadre l'avevano tesserato tra i dilettanti, ma la vera consacrazione è arrivata con la maglia del Rochdale a 25 anni. Acquistato dal Brighton (nel quale formò una coppia d'oro con Craig Mackail-Smith in League One), dopo tre anni e mezzo è arrivato finalmente in Championship a 28 anni con le Eagles.
Giunto a parametro zero, Murray si è tolto più di una soddisfazione al Salhurst Park. Il primo impatto con la categoria è duro: il numero 17 segna solo sette gol in 44 presenze alla sua prima stagione con il Crystal Palace. Ma tra questi c'è la rete che porta il club in semifinale di League Cup: un gol che elimina il Manchester United di Alex Ferguson ai supplementari. Il suo primo allenatore al Palace, Dougie Freedman, dirà spesso: «Mi fido di Glenn: è il giocatore che serviva a questa squadra». Una volta presa confidenza con questo livello del calcio inglese, nulla sarà come prima.
Nel 2012-13 la metamorfosi: si passa allo score di 31 reti in 45 presenze e il Crystal Palace - giunto 17° la stagione precedente - torna in Premier League tramite i play-off. Un mostro, tanto che solo per poco Murray non viene nominato miglior giocatore di quell'anno in Championship. In panchina c'è Ian Holloway, che gioca con un 4-3-3 spregiudicato e vede in quel ragazzone di 188 centimetri il terminale ideale per il suo gioco. Purtroppo, un infortunio lo mette fuori gioco per diversi mesi e così l'esordio di Glenn in Premier League passa inosservato (un gol in 14 presenze).
Il Palace si salva con quel miracle-man chiamato Tony Pulis, ma quando inizia la stagione 2014-15 per Murray non c'è più spazio. Il centravanti deve andarsene, anche perché Neil Warnock punta sul ritorno di Andy Johnson (che però ha 34 anni) e sul prestito di Kevin Doyle dal Wolverhampton. Il primo gioca una gara sola in League Cup, il secondo fa un gol in sei partite e poi torna ai Wolves. In questo scenario, Frazier Campbell segna a intermittenza e Marouane Chamakh ha la stessa concretezza di sempre (nulla).
Esonerato Warnock, arriva Alan Pardew. Ex calciatore delle Eagles, il manager ordina il ritorno immediato di Murray, che intanto si sta divertendo con il Reading in Championship (otto gol in 18 gare con i Royals). Richiamato a gennaio al Selhurst Park, ecco il rinnovo di contratto fino al 2017 e l'immediata maglia da titolare. Finora Pardew non è rimasto deluso: Murray ha segnato sei reti e fornito tre assist dal suo ritorno al Crystal Palace. Un anno di apprendistato in Premier League è bastato, se è vero - com'è vero - che Murray ha già impallinato Manchester City e West Ham (due volte).


Guardando Murray, viene in mente l'exploit avuto da Grant Holt nel 2012-13: una volta gommista a Carlisle, il numero 9 del Norwich City - al suo esordio assoluto in Premier League - confezionò una stagione straordinaria da 15 reti. Tra le sue vittime, Chelsea, Manchester United e Arsenal. E in quell'estate del 2012, qualcuno lo propose anche per la convocazione a Euro 2012 con la maglia dell'Inghilterra. Murray non è alla prima stagione nella massima serie inglese, ma è come se lo fosse.
Storia diversa quest'anno, anche se non ha ancora un'intera stagione attiva alle spalle in Premier League. Come confermano i dati Squawka, in Inghilterra solo Giroud dell'Arsenal e Benteke dell'Aston Villa hanno seguito la sua media-gol da quando è tornato al Palace. Nelle cinque migliori leghe europee, è ottavo. Pardew ha ammesso di esserne innamorato dal punto di vista calcistico: «Ha dovuto cambiare un pochino il suo gioco, ma lo fece anche Alan Shearer quando tornò dopo un serio infortunio con il Newcastle. Quegli infortuni l'hanno reso più forte. L'ho sempre ammirato e ho spesso pensato che mi sarebbe piaciuto averlo in squadra».
Lo stesso Murray ha pensato che con Warnock la sua avventura al Palace fosse finita: «Non avevo nessuna esperienza con lui, ma in tre-quattro giorni ero stato mandato via. Sembrava fosse una cosa permanente, ma poi sono tornato... è un gioco strano questo». Anzi, se Pardew non fosse arrivato sulla panchina delle Eagles, probabilmente Murray si sarebbe trasferito a titolo definitivo al Reading, dove stava facendo molto bene.
Invece oggi Murray sogna la chiamata di Roy Hogdson. C'è chi assicura che il ct inglese stia attentamente monitorando i progressi del centravanti. In fondo, Jay Bothroyd ha avuto una chance. Rickie Lambert ce l'ha avuta. Perché Murray dovrebbe esser escluso dalla corsa alla maglia della nazionale? Se escludiamo Rooney, Kane e Sturridge, un posto per lui potrebbe anche esserci. L'Inghilterra non ha più il centravanti di sfondamento e la media-gol di Murray in questo momento potrebbe far comodo.
Se fosse nato una trentina di anni fa, sarebbe il titolare fisso - nonché riferimento avanzato - di un Inghilterra dura e resistente. Il calcio è cambiato, ma alcune favole hanno ancora la possibilità di esistere. Del resto, oggi Murray forma lo stesso tridente della promozione di due anni fa (con Zaha e Bolasie). I tifosi del Palace non l'hanno mai dimenticato. Murray non deve più sognare: oggi è tutto reale e il romanticismo non è morto (per nostra fortuna).

Glenn Murray, 31 anni, condottiero del Crystal Palace.

Nessun commento:

Posta un commento