10.2.15

Darwinismo applicato al calcio.

Nato esterno di centrocampo, esploso da terzino e utilizzato ora anche da interno di centrocampo. Nero ma fieramente austriaco, nonché il più giovane esordiente con la maglia della nazionale (a soli 17 anni). Classe '92, ha già vinto tutto quello che un giocatore di club possa sognare con il Bayern Monaco. David Alaba ha recuperato da un lungo stop e sabato è andato anche a segno in quel di Stoccarda.


A 22 anni è difficile chiedere di più, ma tutto quello che Alaba ha conquistato nella sua sin qui breve carriera è stato meritato. Nato a Vienna, la sua famiglia è una miscela di culture diverse: sua madre è filippina, mentre suo padre è un nigeriano Yoruba, gruppo originario della parte sud-ovest del paese, nonché ex rapper e oggi dj. I suoi emigrarono a Vienna e diedero al loro bambino il secondo nome di Olatokunbo, che nella lingua Yoruba significa «ricchezza da una terra straniera». Mai un middle name fu così azzeccato da quelle parti.
Una ricchezza che però è arrivata solo dopo aver lavorato duro. Alaba cresce nelle giovanili del Rapid Vienna e gioca pure con la sua squadra riserve. Quando il salto in prima squadra sembra imminente, il Bayern Monaco intuisce il potenziale del giovane David e lo porta in Baviera nell'estate del 2008. Un anno speso tra U-17 e U-19, poi l'arrivo nella compagine delle riserve del Bayern. Il debutto in 3. Liga e le prime chiamate di van Gaal. Alaba prende il numero 27, che non sarà più abbandonato dall'austriaco.
L'esordio in prima squadra nel febbraio 2010 in una trasferta a Furth per la DFB-Pokal è solo l'inizio. E che inizio: entrato da un minuto, al suo secondo pallone toccato Alaba serve l'assist per il 3-2 di Ribéry. Tuttavia, van Gaal non lo vuole bruciare e così il Bayern presta il giovane austriaco all'Hoffenheim per sei mesi. Una buona esperienza, poi il ritorno a Monaco e le vittorie con Jupp Heycknes in panchina. Alaba non era in campo nella finale di Champions a Monaco di Baviera del 2012, ma è titolare in quella di Wembley dell'anno successivo.
Tuttavia, è stato Pep Guardiola a dimostrare l'importanza di David Alaba nello scacchiere del Bayern Monaco. Nel 4-3-3 o 3-4-3 dello spagnolo, Alaba ha giocato un po' ovunque: terzino mancino, esterno di centrocampo, mezzala, centrale sinistro di difesa e persino ala. E proprio Pep ha spinto perché il ragazzo rinnovasse nel dicembre del 2013: oggi Alaba si gode un contratto con il Bayern fino al giugno 2018. Sempre con Guardiola, l'austriaco è stato nominato per due volte consecutive nello UEFA Team of the Year. Quest'anno un infortunio l'aveva messo fuori gioco per due mesi, Guardiola si è esposto, affermando che Alaba è uno dei migliori al mondo.


Quattro volte calciatore austriaco dell'anno nell'ultimo quadriennio, Alaba ha raggiunto in questa speciale graduatoria un mito come Ivica Vastić. Ed è diventato ormai fondamentale anche per la sua nazionale: l'Austria non gioca un torneo internazionale dal Mondiale 1998, ma c'è da dire che con l'allargamento dell'Europeo a 24 squadre qualche chance ora c'è. La rassegna francese del 2016 potrebbe essere un buon palcoscenico per una nazionale piena di talento come quella austriaca. E sinora, guardando la situazione del gruppo G dopo quattro gare giocate, l'Austria è prima con 10 punti. E Alaba è stato decisivo contro Svezia e Moldavia.
Essere un punto di riferimento al Bayern Monaco di oggi ed essere il più forte giocatore della propria nazionale a soli vent'anni è qualcosa di straordinario. E Alaba è un giocatore straordinario. La cosa bella (o brutta per i suoi avversari) è che questo ragazzo può ancora migliorare. Può diventare uno dei 10 giocatori più forti al mondo. Ed è completo: basti pensare che cinque anni fa le sue doti migliori erano la velocità e un buon tiro dalla distanza. Oggi Alaba sa far tutto. Merito di Guardiola e di chi lo ha allenato, ma questo è dovuto anche un talento che non s'insegna, ovvero quello di saper leggere le partite in maniera chiara.
La sua maturazione è stata tale da poter azzardare su di lui il principio del darwinismo applicato al calcio. Grazie alla sua teoria sulla selezione naturale, sappiamo che Charles Darwin affermava come non sono i più forti a sopravvivere, ma coloro che sanno adattarsi meglio all'ambiente che cambia. E chi meglio di Alaba può rappresentare questo principio? Con un compagno di squadra come Philip Lahm (esempio di dedizione), l'austriaco sta attraversando una trasformazione alla Gianluca Zambrotta. Con il rischio di rimanere molto di più negli annali della storia non tanto per i trofei vinti, quanto per l'assoluto dominio tecnico-atletico che esercita sulla partita. Danke, David. Danke.

David Alaba, 22 anni, giovane stella austriaca del Bayern Monaco.

Nessun commento:

Posta un commento