26.8.14

Il colpo dell'estate.

I grandi colpi arrivano solitamente nelle prime settimane del mercato, ma c'è voluto un po'. La trattativa più importante dell'intera sessione di calciomercato sta andando in porto. Altro che David Luiz. Certo, James Rodriguez al Real è importante. Ma il vero colpo - salatissimo, ma è un colpo - lo porta a casa il Manchester United: Ángel Di María è quasi un giocatore dei Red Devils. L'argentino vestirà la magica 7, che all'Old Trafford vale parecchio, se è vero che l'han vestita George Best, David Beckham e Cristiano Ronaldo.

Di María festeggia il gol segnato alla Svizzera negli ottavi dell'ultimo Mondiale.

Lungo il cammino da Rosario a Manchester. Ángel Di María è partito da casa per arrivare fino a uno degli stadi più importanti del mondo. Due anni al Rosario Central, poi il passaggio in coppia con Andrés Díaz al Benfica per sei milioni. La scena è sembrata la stessa di quando Rambert e Zanetti arrivarono all'Inter nell'estate del 1995. Se Rambert e Díaz sono stati etichettati come le stelle, gli altri due sono riusciti a fare carriera. E Di María ha imparato parecchio in Portogallo, dove ha trascorso tre anni e si è fatto conoscere a livello internazionale sotto la guida di diversi tecnici. Su tutti, Jorge Jesus ha dato qualcosa in più all'argentino. Tanto che persino Diego Armando Maradona si è scomodato all'epoca per definire Di María "la prossima superstar dell'Argentina".
Per altro, l'ala si è fatta notare anche con le rappresentative giovanili della sua nazionale. Di María ha fatto parte di quella grandiosa squadra che è stata l'U-20 argentina ai Mondiali di categoria del 2007: in Canada, lui e qualche altro discreto giocatore (Agüero, tanto per dirne uno) hanno distrutto la concorrenza e portato a casa l'oro. La stessa cosa è successa alle Olimpiadi di Pechino dell'anno successivo, dove l'Argentina ha vinto l'ennesimo oro. Di María segna anche il gol decisivo in finale con uno splendido pallonetto d'esterno. Non stupisce che Maradona l'abbia poi portato ai Mondiali sudafricani del 2010, dove però El Fideo ("lo spaghetto", soprannome dovuto alla sua corporatura esile) non ha avuto molta fortuna.
Dopo quella Coppa del Mondo, ci sono stati i quattro anni a Madrid, sponda Real. Mourinho ha preteso l'argentino da quando si è seduto sulla panchina dei Blancos: 25 milioni (più 11 di bonus) al club lusitano e un'ala perfetta per il 4-2-3-1 del portoghese. Tuttavia, nonostante la crescita ulteriore di Di María e un nuovo contratto fino al 2018, l'argentino sembrava un po' in ombra rispetto ai vari Cristiano Ronaldo, Kaká, Özil e compagnia bella. Come se non si apprezzasse abbastanza il lavoro dell'ex Rosario Central. E non è un caso che la scorsa estate già si parlasse dell'addio di Di María, con Chelsea e Monaco alla finestra. Forse lo stesso Mourinho - tornato a Londra - l'avrebbe voluto volentieri con sé.
Poi è arrivato Ancelotti, che ha spostato l'argentino dal ruolo di esterno sinistro a mezzala. Un'intuizione ottima, visto il 2013-14 di Di María. Non solo una pensata felice per l'argentino, ma anche per il Real Madrid, che ha potuto continuare a giocare il suo calcio offensivo. L'aggiunta di Gareth Bale - acquistato dal Tottenham per 95 milioni di euro - rischiava di togliere spazio all'argentino. Ma il tecnico dei Blancos ha pensato che Di María potesse esser ugualmente utile con la sua dinamicità in mezzo al campo, in modo da legare bene i reparti. Mossa azzeccata, visto che Di María ha disputato la stagione migliore della sua carriera. L'argentino è stato straripante. Se guardate la finale dell'ultima Champions, noterete che l'argentino è forse l'unico motivo - insieme a una sana dose di fortuna - del perché il Real è arrivato fino al 120' e poi è riuscito anche a vincere quella gara. Il gol del 2-1 di Bale è per buona parte merito suo, visto che Di María al minuto 111 era ancora in grado di saltare mezza difesa dell'Atlético con le sue accelerazioni.


All'ultimo Mondiale, se togliamo l'armata tedesca, Di María è stato probabilmente il miglior giocatore della manifestazione. Anzi, togliamo il "probabilmente". Lo è stato, di gran lunga. La mossa azzardata di Ancelotti alla fine è stata abbracciata anche dal ct argentino Sabella. Grazie a quest'intuizione, l'Argentina si è guadagnata un giocatore teoricamente inafferrabile e la finale del Mondiale. Perché sì, senza Ángel Di María, forse l'Argentina la finale l'avrebbe guardata dalla tv di casa: basti pensare al gol decisivo nei supplementari degli ottavi di finale contro la Svizzera.
E i motivi sono tanti: l'Argentina del Mondiale brasiliano era una squadra che voleva far convivere Messi, Agüero e Higuaín tutti insieme in un 4-3-3 di puro attacco. Tre giocatori che, nei rispettivi club, fanno sostanzialmente le prime punte. Il tutto avrebbe dovuto combaciare con l'equilibrio della squadra e una solidità di ferro. Il risultato - riuscito a metà - è stato ottenuto anche e sopratutto grazie alla corsa di Di María. Non è un caso se l'Argentina - una volta perso l'ala nei quarti contro il Belgio - non abbia convinto in semifinale. E all'ultimo atto, se è mancata la zampata, è proprio perché l'Argentina è andata a folate. Ha impensierito la Germania, ma non in modo continuo. Chissà, magari con Di María sarebbe andata diversamente.
Grazie a Carlo Ancelotti, Di María si è guadagnato un posto tra i top player di questo sport. Da ala sinistra nel 4-2-3-1, l'argentino era un ottimo giocatore, ma non era nei primi dieci interpreti al mondo. Nessuno l'avrebbe mai affermato. Oggi invece, da mezzala di centrocampo, è potenzialmente inarrestabile. La butto lì: Ángel Di María è tra i tre giocatori più forti al mondo. Sì, accanto ai due mostri sacri Lionel Messi e Cristiano Ronaldo. E sarà ancora più decisivo nel 3-5-2 di van Gaal, che sta provando a trasportare il modulo che lo ha fatto giungere terzo al Mondiale anche all'Old Trafford. Per ora senza successo. Del resto, non tutte le squadre hanno Daley Blind e Dirk Kuyt in rosa...
Tuttavia, piazzare Di María da interno di centrocampo darà la spinta necessaria per accelerare la manovra d'attacco. E non credo che l'argentino soffrirà la fisicità della Premier, visto che prima di buttarlo giù, lo devi prendere... e non è facile. In ogni caso, Di María ha lasciato un buon ricordo a Madrid: basti guardare il video che lo ritrae salutare i compagni in lacrime. E la memoria non corre solo al ragazzo, ma anche alle sue statistiche: 190 gare con il Real Madrid, 36 gol e 72 (!) assist (24 solo nell'ultima stagione). Cifre da capogiro. Come quelle del suo trasferimento: poco meno di 80 milioni al Real, con Florentino Perez che potrà colmare l'esborso consumato per James Rodriguez. A Di María un ingaggio tra i sei e i sette milioni netti l'anno, almeno da quanto si legge sul web. Intanto, però, lo United ha piazzato il colpo dell'estate: El Fideo sbarca all'Old Trafford.

La maglia di Ángel Di María, 26 anni, nuova stella del Manchester United.

Nessun commento:

Posta un commento