1.7.14

Giochi venduti.

Il mercato è iniziato ufficialmente da oggi e qualcuno ha già raggiunto un accordo per vendere i propri gioielli. Il pensiero vola al Genoa: Stefano Sturaro, dopo un anno di buona crescita al Grifone, è nelle mani della Juve (anche se rimarrà un altro anno a Genova). E chissà se Mattia Perin resterà un'altra stagione. Così viene da riflettere sulla condotta di mercato del presidente Enrico Preziosi. Perché un conto è seguire il "modello Udinese", vendendo i giocatori dopo un'ottima stagione; un altro è regalarli dopo qualche sprazzo.

Stefano Sturaro, 20 anni: la metà del suo cartellino va alla Juventus.

Fosse una mossa nuova mi stupirei, ma Preziosi in questi anni ci ha abituato agli scambi da fantacalcio e alle cessioni immediate. Anche perché le promesse vengono sempre più sostituite da scommesse o sconosciuti, che spesso non soddisfano le attese dei tifosi genoani. Non tutto è da buttare. Riflettiamoci: il Grifone - da quando è tornato in A nel 2007 - ha portato a conclusione dei buoni affari. Vedi il caso di Domenico Criscito, che doveva essere il nuovo che avanza nella Juve ed è finito a sognare di essere il capitano del Genoa. Poi è arrivato allo Zenit per 11 milioni di euro. O alla coppia Thiago Motta-Diego Milito, che ha regalato una stagione da sogno (quinto posto nel 2009 e quasi Champions) e che ha fatto guadagnare al Genoa una cifra attorno ai 40 milioni di euro. Non male come plusvalenza. Infine, il caso di Salvatore Bocchetti: ora non se ne parla più, ma il suo trasferimento al Rubin Kazan nell'estate del 2010 valse quasi 10 milioni di euro. Un affare.
Tuttavia, sono tanti i trasferimenti andati a vuoto. Specie negli ultimi anni. E non è un caso che il rendimento del Genoa sia peggiorato notevolmente, tanto da sfiorare la retrocessione nel biennio 2011-2013. Prima i gol di Gilardino, poi la penalizzazione del Siena hanno salvato un Genoa in difficoltà da una fine peggiore. Eppure bisogna dividere i malaffari di mercato in due categorie. La prima è quella degli errori, di fretta o di sopravvalutazione. Pensiamo a gente come Chico: ora lo spagnolo si è affermato allo Swansea City, eppure il Genoa lo mandò via senza troppi complimenti dopo una stagione. E che dire di Hallenius, arrivato in Italia forse per un bel gol su YouTube? Alberto Zapater fu accolto come il nuovo regista del centrocampo rossoblu, poi venne sbolognato: almeno nello scambio il Genoa ci ha guadagnato, visto che all'epoca arrivò Miguel Veloso. Forse non si è creduto troppo nemmeno in Sergio Floccari: tanti soldi spesi per lui e appena sei mesi al Ferraris. Idem per Luca Toni, preso a quattro milioni l'anno d'ingaggio e mandato via dopo sei mesi. Senza dover arrivare ai casi di bidoni come Lucas Pratto (arrivato per tre milioni e ceduto a 500mila euro), Zé Eduardo (ancora sul groppone del Genoa fino a fine anno), il Caracciolo visto a Genova, Tzorvas, l'allegro Vargas e l'ultima coppia di centrali, che ormai ha passato i suoi migliori anni (Burdisso-Gamberini).
La seconda categoria è quella dei rimpianti. Se diamo un'occhiata alle rose del Genoa negli ultimi anni, il Grifone ha avuto almeno tre attaccanti promettenti nelle sue fila. Nel 2010-11 ce ne sono due: Alberto Paloschi e Mattia Destro. Due gol in 12 presenze per il primo (arrivato a gennaio dal Parma e a metà con il Milan), tre in 18 presenze per il secondo (acquistato dall'Inter a fine stagione). Entrambi ora sono attaccanti che in A possono dire la loro: anzi, Destro è arrivato a sfiorare il Mondiale quest'anno. Possibile che il Genoa non potesse puntare su uno dei due? Alla fine Paloschi è andato al Chievo, mentre Destro fu lasciato andare in prestito al Siena, per poi non tornare più al Genoa e trasferirsi alla Roma. Un rimpianto pesante. Come quello riguardante Ciro Immobile. Nel 2012-13, l'attaccante di Torre Annunziata è arrivato a Genova dopo aver trascinato il Pescara in A a suon di gol. La comproprietà con la Juve doveva creare le condizioni giuste perché il centravanti si affermasse anche nella massima categoria, ma l'avventura è stata una delusione. Cinque gol in 34 presenze, specie perché Ciro è stato spesso costretto a giocare da seconda punta, vista la presenza di Borriello (alla fine mai acquistato). La conferma del rimpianto è arrivata con i 22 gol di Immobile di quest'anno, dopo che il Genoa aveva venduto la sua metà alla Juve nella scorsa estate.

Stephan El Shaarawy, 21 anni, qui ai tempi del Genoa: è cresciuto nelle sue giovanili.

Eppure il futuro potrebbe essere in casa. Basti pensare che il Genoa Primavera allenato da Luca Chiappino vinse la Coppa Italia nel 2008-09 e il campionato nella stagione successiva. E non fu un caso: la compagine era veramente ottima, i ragazzi promettenti, c'era la base giusta per entrare in prima squadra con la guida di Gasperini. Eppure, di quelli se ne sono visti pochi giocare al Ferraris. Il caso più clamoroso è sicuramente quello di Stephan El Shaarawy, che non ha avuto spazio nel Grifone. Cresciuto nelle giovanili del Genoa, il ragazzo è tra i componenti più importanti di quella squadra giovanile rossoblu. Eppure ha giocato solo tre gare con il Genoa. Poi il prestito a Padova in B e il Milan lo notò: da lì, i rossoneri prima acquistarono la sua metà nel 2012, poi l'altra nell'estate successiva. Valore totale del trasferimento: 15 milioni e il cartellino di Alexander Merkel. Ma forse potevano essere di più. Ora El Shaarawy attraversa i guai che sta passando, ma il Genoa non avrebbe potuto beneficiare del suo talento per un paio di stagioni?
Se poi analizziamo il potenziale di quella Primavera, la lista può continuare. Diego Polenta una volta doveva andare al Barcellona, pensate. L'affare era fatto per un prestito a 700mila euro, poi il riscatto a cinque milioni. Ma Preziosi si fece prendere la mano e chiese in cambio direttamente Ibrahim Afellay: troppo. Quindi l'uruguayano è rimasto in prestito a Bari per tre anni, mettendosi in luce nell'ultima stagione. E che dire di Antonino Ragusa? Lui servirebbe nel 3-4-3 di Gasperini, che lo ha rinominato piccolo Sculli. Dopo una stagione importante a Pescara, magari è la volta buona. Così come sarebbe potuto servire Dejan Lazarevic, ala slovena che per sette anni è stato di proprietà del Genoa. Dopo quest'anno al Chievo, ci si aspettava il riscatto dei liguri, che invece lo hanno lasciato andare. Infine, Richard Boayke: un attaccante promettente, uno dei tanti ghanesi affidabili che il mondo del calcio ha conosciuto negli ultimi anni. Benissimo con la Primavera del Genoa, bene con il Sassuolo, benino con l'Elche. Lui ha già vestito la maglia del Genoa e ha pure segnato (a 17 anni in un match contro il Livorno). In comproprietà con la Juventus, forse è il momento di tornare a casa...
Insomma, quale è il futuro per il Genoa? Dovrebbe essere quello delle scommesse in casa. Perché il materiale c'è, perché permette di buttar via meno soldi: non è un caso se Preziosi stia guardando alla Cina per nuovi soci. I Bertolacci, i Cofie (anche lui dalla Primavera del Genoa, solo quest'anno ha finalmente esordito in prima squadra) e i Perin, più gli acquisti alla Vrsaljko e Fetfatzidis, sono il futuro del Grifone. E se non lo si capirà presto, si potrebbe finire in guai peggiori. Troppe le occasioni perse o buttate in passato, è ora di cambiare registro. I giochi son preziosi, ma non devono esser venduti facilmente.

Mattia Perin, 21 anni: l'ultima riserva d'oro per Preziosi e il suo Genoa?

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