25.12.13

CHASING HISTORY: 5 momenti che hanno segnato il 2013

Un altro anno si incammina verso la sua conclusione e questo 2013 non è stato certo esente da colpi di scena o momenti da ricordare. Sull'onda creativa che mi ha preso in questi giorni, ho deciso di fare ex-novo un'altra rubrica con cadenza annuale, che ci aiuterà a ricordare i momenti che più hanno segnato quest'anno solare nel calcio internazionale. Si chiamerà "Chasing History" ed analizzerà i cinque attimi che hanno contrassegnato questo 2013. Speriamo porti fortuna.



5. La sfiga di Jorge Jesus
E' da tutti perdere all'ultimo secondo? Beh, dai, delle volte è successo. Il 5 maggio del 2002 o la finale di Istanbul sono esempi freschi nella memoria di alcuni tifosi italiani. E di perdere tre competizioni sul finire di stagione? Anche quello, ma al "Bayer Neverkusen" era andata decisamente meglio che a Jorge Jesus, tecnico del Benfica. Nel 2002, il Leverkusen riuscì nell'impresa al contrario di perdere il campionato all'ultima giornata, la finale di Champions contro un grande Real (l'ultima CL vinta dai "blancos") e la DFB-Pokal. Diciamo che al Benfica riesce un capolavoro migliore: perderne tre all'ultimo secondo.
In Liga Sagres, il club di Lisbona è stato in testa dalla seconda alla ventinovesima giornata. Alla penultima, svoltasi il 12 maggio, c'è il match decisivo con il Porto: due risultati su tre e l'ultimo turno per chiudere i giochi. Il Benfica è andato anche in vantaggio al Dragao, ma si è fatto riprendere e poi superare nei minuti di recupero, per la gioia della squadra di Oporto. Sfiga nella sfiga, la beffa del Dragao rappresenterà anche l'unica sconfitta in campionato della compagine di Jorge Jesus. Tre giorni dopo, con le ferite ancora fresche, ecco la sconfitta nella finale di Europa League: ad Amsterdam, le aquile giocano bene, ma incassano il gol nel recupero di Ivanovic, che decreta il 2-1 finale per il Chelsea. Come se non bastasse, il 26 maggio arriva anche la terza delusione di fila: la sconfitta nella finale di coppa contro il Vitoria Guimaraes chiude una stagione che poteva esser trionfale e diventa un dramma. Finisce con Jorge Jesus infuriato con Cardozo e tanta, tanta voglia di dimenticare questo maggio 2013.



4. Tahiti-Nigeria, qui si fa la storia
La Confederations Cup viene ritenuta da alcuni una competizione inutile. Onestamente, non la penso affatto così: è un bel modo per far incontrare modi diversi, testare le nazionali che molto probabilmente vedremo al Mondiale e capire come il paese ospitante si prepara alla Coppa del Mondo. In Sudafrica, ad esempio, imparammo ad odiare le vuvuzela con largo anticipo. In Brasile, invece, abbiamo imparato ad amare una squadra che è stata protagonista. No, non sto parlando dei verdeoro di Scolari, bensì di Tahiti. Ai Mondiali non li rivedremo per due motivi. Il primo, semplice, è che non hanno passato le eliminatorie in Oceania, seppur siano campioni continentali. Il secondo, grave, è che l'OFC (la confederazione dell'Oceania) non ha un posto in automatico alla Coppa del Mondo. Tuttavia, il gol di Jonathan Tehau contro la Nigeria rimarrà nella storia: è la prima volta che una nazione al di fuori di Australia e Nuova Zelanda aveva vinto la OFC Cup. Tra bidelli e disoccupati, c'è chi ha chiesto un permesso dal lavoro per andare in Brasile. Storie fantastiche, che vorremmo vedere più spesso.



3. Il declino spagnolo: fine di un ciclo?
Sono serviti gli arrivi dei due "numeri tre" del pianeta per ravvivare le condizioni "morenti" di Barcellona e Real Madrid dopo l'ultima stagione. Neymar raggiunge Messi in Catalogna, mentre Bale ha optato per la pesante etichetta di "mister 100 milioni" del Real, che ha speso più per il gallese che per CR7 nell'estate del 2009. Due acquisti necessari a concentrare nuovamente l'attenzione sul calcio spagnolo, uscito con le ossa letteralmente fracassate da questo 2013. In Champions, le due superpotenze iberiche sono state schiacciate da Bayern Monaco e Borussia Dortmund. Inoltre, la superiorità di Barca e Real nella Liga non è più sicura: l'Atletico Madrid di Simeone sta dimostrando che si può battere la concorrenza. In Confederations Cup, la "roja" ha giocato malino, tanto da esser costretta ai rigori da un'Italia sperimentale. Passato il turno, la Spagna si è fatta travolgere dal Brasile in finale. C'è da ripensare un attimo alla baracca giallorossa, dopo che il quadriennio di successi sembra giunto al capolinea. Questa stagione sarà la conferma ultima: se la stessa situazione si ripresenterà a luglio 2014, forse sarà il momento di lasciar spazio a nuovi interpreti che possano costruire una nuova era del calcio spagnolo.



2. Heycknes e l'addio da "triplete"
Il Bayern Monaco veniva dalla maledetta finale di Champions del 2012: di fronte al pubblico di casa, il team bavarese era riuscito nella miracolosa impresa di perdere contro una delle squadre più brutte della storia, il Chelsea di Di Matteo. Non era facile ripartire da una delusione del genere: si può essere forti quanto si vuole, ma abbiamo visto come persino il Barca non ha incassato alla grande la delusione dell'anno precedente riguardante la semifinale di Champions con il Chelsea. Quella si concluse con l'eliminazione, stessa sorte capitata quest'anno ai blaugrana. E guarda caso sono stati proprio i bavaresi a far fuori la squadra di Vilanova. Senza barricate, però. Anzi, dominando: 4-0 all'andata e 3-0 al ritorno. Sette gol complessivi e zero subiti da una delle più grandi squadre della storia del calcio. Il BVB aveva fatto un buon cammino, ma Heycknes voleva chiudere alla grande e l'ha fatto con il giocatore più discusso: Robben ha segnato il gol decisivo in finale e anche lui ha trovato un po' di riscatto. Con le vittorie anche in DFB-Pokal e Bundesliga, il Bayern ha chiuso con uno straordinario triplete. E Jupp ha dato un addio a modo suo, ritirandosi nella maniera migliore possibile.



1. Il miracolato Chelsea e Lourdes
So che il Bayern dovrebbe avere la precedenza su tutto, ma analizzare il momento del Chelsea è lecito se lo si incasella nell'arco dell'ultimo biennio. Ricapitolando: i blues di Londra hanno preso Villas-Boas nell'estate del 2011, salvo poi esonerarlo dopo sette mesi e risultati non proprio incoraggianti. Di Matteo ha fatto il miracolo di vincere la Champions in una delle partite più ingiuste della storia del calcio (insieme alla semifinale d'andata proprio dei blues contro il Barcellona). Non contenti, Lampard e compagni si sono fatti eliminare nella fase a gironi della scorsa Champions, causando proprio l'esonero del tecnico italiano. Arrivato Benitez, l'allenatore spagnolo ha raccolto sopratutto astio dai tifosi del Chelsea, che mai avevano dimenticato i suoi duelli con l'amato Mourinho nei tempi in cui l'iberico gestiva il Liverpool. Ciò nonostante, ecco i successi: entrata diretta in Champions centrata e sopratutto la vittoria in Europa League nella finale di Amsterdam. Contro il Benfica, che forse meritava di più nell'ultimo atto rispetto al club di Londra, il copione ha seguito lo stile Chelsea: vantaggio firmato Torres, pareggio su rigore di Cardozo e gol all'ultimo respiro di Ivanovic. Della serie "Lourdes non ce serve". Ironia della sorte, per concludere: Di Matteo e Benitez sono riusciti dove Mourinho ha fallito con i blues. Strano, vero?

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