3.7.13

License to dive.

La Confederations Cup si è appena conclusa ed è stata una buona manifestazione: partite abbastanza tirate (su tutte un Italia-Giappone da paura), colpi di classe, favole (Tahiti docet), ma sopratutto ha brillato il Brasile, capace di ribaltare il pronostico che avevo fatto prima della CC. Avevo detto come Spagna-Brasile sarebbe stata la finale, ma non mi sarei mai aspettato un tracollo delle "furie rosse". Eppure, Neymar e compagni sono stati capaci di mandare a gambe all'aria la squadra di Del Bosque. Già, quel Neymar che fa discutere non solo per i gol.

Neymar dopo il 2-0 alla Spagna: è l'MVP della Confederations Cup.

E' di qualche settimana fa una mia considerazione sul passaggio di Neymar al Barcellona, squisitamente dal punto di vista tecnico. Avevo riflettuto su come il ragazzo avrebbe potuto pagare il passaggio dalle difese brasiliane a quelle europee, seppur spagnole; del resto, la sua performance in questa CC è stata ottima, ma non mi fa cambiare idea su ciò che avevo affermato. Piuttosto, oltre alla disamina tecnica, si aggiunge anche il dilemma morale: si può essere campioni nel modo in cui intende Neymar? Difficile rispondere, anche se le sue bizze in campo hanno fatto discutere. Il brasiliano non è nuovo a certi atteggiamenti eccentrici in campo: le continue esultanze nuove, l'esuberanza. Insomma, non è solo un asso del pallone, è pure un personaggio, che ad alcuni piacerà, ad altri meno.
Il problema è che "gli altri a cui piace meno" paiono un partito in aumento di iscrizioni dopo la CC: la sua specialità, oltre ai numeri di classe, è stata il "diving". In inglese, il "dive" rappresenta il tuffo, ovvero una sorta di simulazione. Non che sia un problemone: abbiamo avuto Luis Suarez in Inghilterra, che ha combinato di tutto con il Liverpool, anche oltre i tuffi, e Bayern e Real lo cercano ugualmente senza problemi. Tuttavia, è possibile pensare ad un campione con una macchia del genere? Qui rientriamo nel dilemma che molti hanno avuto anche ripensando alla carriera di Maradona: nell'eterna diatriba con Pelé, l'argentino partiva svantaggiato per quel profilo di giocatore fenomenale, ma scorretto. Tanto per dire, il gol di mano in Argentina-Inghilterra del Mondiale 1986 se la ricordano in pochi solo perché dopo realizzò una delle reti più belle della storia del calcio. Su Neymar, tocca fare la stessa riflessione: possibile abbinare giocate di classe e furbate o, peggio ancora, pure provocazioni? Dal mio punto di vista, è difficile avallare una visione del calcio di questo genere.
Come previsto, è stato tartassato dagli avversari, che non mancano mai di fare fallo su chi è il miglior giocatore della squadra avversaria. Tuttavia, Neymar non manca di marciare su questa cosa: non è stato raro, in questa CC, vederlo a terra rotolarsi dal dolore con fare scenico e rialzarsi in un nano secondo, pronto a giocare di nuovo. Questo tipo di sceneggiate hanno stancato e stancano ancor di più quando a farle è un ragazzo che ha le doti per fare così bene. Essere un personaggio non ti aiuta, se poi a questo profilo ci aggiungi simulazioni degne di un attore hollywoodiano.


Del resto, non ci si può dire neanche sorpresi: chi segue il calcio sudamericano sa di che pasta è fatto Neymar. Sa che ha la tendenza a simulare. E sa anche che Rogerio Ceni, portiere-goleador del San Paolo, aveva messo in guardia tutti già due anni fa: «Seppur sia il miglior giocatore brasiliano in circolazione, il 50% dei falli che Neymar subisce sono tuffi», disse candidamente il 40enne estremo difensore. Un avvertimento passato inosservato, viste le reazioni di stupore di fronte alle simulazioni dell'asso brasiliano durante questa CC. Anzi, c'è chi ha detto che Neymar abbia fatto bene ad andare al Barcellona, associando qualche simulazione di qualche blaugrana (Busquets in Barca-Inter del 2010 su tutte) con quelle dell'ormai ex Santos.
Neymar ha dato il bianco, in questo senso, nella gara contro l'Uruguay: prima si è scontrato con Alvaro Gonzalez, che stava uscendo per infortunio. Il centrocampista della Lazio gli ha detto qualcosa e Neymar, con l'ingenuità di chi è ancora un ragazzino, gli ha mandato un paio di baci, quasi a sfotterlo. Poi il capolavoro finale di questa manifestazione: contrasto vicino all'area uruguaiana, lui contro Gargano. Il mediano dell'Inter difende il pallone come fa di solito, spalle al contendente e gomiti larghi. Tuttavia, l'uruguaiano non colpisce Neymar, che trova però il modo di volare via. La rete non gliel'ha perdonata, tanto che Internet si è sbizzarrita tra meme, fotomontaggi e video. In ogni caso, l'asso brasiliano non si è fatto mancare una bella simulazione neanche nella finale contro la Spagna, stravinta dal Brasile per 3-0 e con l'ex Santos in gol.
Ora Neymar, da miglior giocatore della CC, è pronto alla nuova avventura di Barcellona. Tuttavia, i dubbi permangono: è possibile essere campioni nonostante queste palesi mancanze di fair-play? Del resto, mi stupisco che Scolari non abbia detto nulla al ragazzo: eppure, lo stesso C.T. brasiliano ha già avuto a che fare con episodi di questo genere da parte dei suoi giocatori. Qualcuno si è forse scordato del mitico Rivaldo e di quello che fece nei Mondiali del 2002, vinti dai verdeoro? Ricordiamo un attimo: Brasile-Turchia, 2-1 per i sudamericani e mancano pochi minuti alla fine. Rivaldo si appresta a battere un calcio d'angolo, pronto a perdere tempo per portare il Brasile alla vittoria; Hakan Unsal, stanco e frustato, gli tira una pallonata di lieve entità. L'allora asso del Barcellona (coincidenza?) viene centrato sulla coscia e riesce a simulare una botta alla testa: una vergogna planetare, con tanto di espulsione per doppia ammonizione al giocatore turco.
Ecco, viene quasi da dire che la simulazione sia un'arte. E Neymar rischia di essere il nuovo profeta.

Uno dei tanti "meme" che gira sulle capacità di tuffo del brasiliano.

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