11.4.13

Spagna contro Germania, sfida infinita.

Dopo quest'incredibile due-giorni di Champions, i risultati sono sotto gli occhi di tutti: sarà un Germania-Spagna senza esclusione di colpi. Al di là degli accoppiamenti che saranno sorteggiati domani in quel di Monaco, si possono già tirare un paio di conclusioni: a) l'Inghilterra sta soffrendo un piccolo declino anche nel campo dei club; b) la Germania aspira a diventare la prima potenza europea del pallone; c) per l'Italia, saranno anni difficili se non si fanno i cambiamenti che in pochi auspicavano fino a qualche tempo fa (costruzione di stadi di proprietà e, sopratutto, politiche sui giovani costruiti in casa).

Cristiano Ronaldo, 28 anni, e Lionel Messi, 25: ancora vicini alla vittoria.

Già, perché in fondo - sopratutto le tedesche - rappresentano questo cambiamento. Un cambiamento iniziato da lontano, quando negli anni 2000 le accademie teutoniche cominciarono a costruire campioncini in casa, dopo il disastro del Mondiale 1998 e dell'Europeo del 2000; in quest'ultimo, la Germania uscì nel girone, perdendo tutte e tre le gare. Si presero provvedimenti ed i risultati si vedono oggi, a distanza di dieci anni e a conferma del fatto che il lavoro paghi. Prendiamo il Borussia Dortmund: la sua qualificazione non è stata limpida ed il Malaga l'ha certamente messo in difficoltà, con tanto di gol in fuorigioco per il passaggio del turno. Tuttavia, i dirigenti del BVB hanno fatto tutte le mosse giuste: costruzione di campioncini in casa (Grosskreutz, Reus), valorizzazione di giocatori sconosciuti (Kagawa, Lewandowski) o sottovalutati da altri club (Hummels venne scartato dal Bayern Monaco) e la tifoseria più fedele del mondo alle spalle. Solo in Germania e solo al "Westfalen Stadion", quando entri in campo, senti il timore come poche volte nella tua vita. Infine, l'artefice di questa magia, Jurgen Klopp: un padre di famiglia, una sorta di Nereo Rocco dei nostri tempi, capace di dialogare in maniera costruttiva con i giocatori. E di renderli fenomeni, in un sistema di gioco che regala spettacolo e titoli: due Bundesliga ed una coppa nazionale. Ora, la semifinale di Champions ritorna dopo 15 anni, quando ad eliminarlo fu proprio il Real Madrid.
Guardando invece il Bayern, si scopre poco o nulla di nuovo: i bavaresi sono una società d'elité nel calcio europeo e hanno sempre avuto una grande storia. Inoltre, sono attualmente un modello di gestione: oltre alla grandezza tecnica, la società di Beckenbauer è una delle più ricche del panorama europeo. Tutto questo è ottenuto grazie allo sfruttamento del marchio, alla capacità di costruire un ottimo stadio ed alla tifoseria, capace di fare il tutto esaurito dei biglietti per questa stagione già a luglio 2012. Anzi, la gestione bavarese sembra così bella da renderli i candidati per la vittoria finale: sul campo, finora, non c'è stata storia. La squadra ha avuto un paio di battute a vuoto (la sconfitta in Bielorussia e quella in casa contro l'Arsenal), ma ha già chiuso il campionato con sei giornate d'anticipo ed un titolo strameritato. Oltretutto, i bavaresi sembrano in un forma fisica perfetta e potranno permettersi il turn-over in campionato; poi, ci sono giocatori che stanno attraversando un momento straordinario della loro carriera (lo Schweinsteiger di questi tempi è inarrestabile). Infine, il "plus" potrebbe essere rappresentato da Josef "Jupp" Heynckes: già vincitore di una Champions League con il Real nel 1998, il tecnico di Moenchengladbach si ritirerà a fine anno dopo una grande carriera. E' in corsa per il "triplete": chissà se chiuderà con il botto.

Un sorridente Jurgen Klopp, 45 anni, al termine di BVB-Malaga.

Se la Germania sogna un dominio assoluto, la Spagna continua sui suoi standard di eccellenza. Infatti, Real e Barcellona sono ancora in semifinale. Su Mourinho, avevo fatto un pezzo ad inizio anno, sostenendo come potesse essere l'anno buono per la sua terza Champions: la Liga è andata da un pezzo, mentre i "blancos" potrebbero fare il "doblete", vincendo la Copa del Rey (finale contro i cugini dell'Atletico) e la Champions. Il cammino del Madrid fin qui non è stato trionfante come si pensava: nel girone, il Borussia Dortmund ha spaventato Mou sia al "Bernabeu" che al "Westfalen". Tuttavia, il Real è poi riuscito ad eliminare il Manchester United, sebbene l'episodio dell'espulsione di Nani aleggi sulla qualificazione del Madrid; infine, CR7 e compagni hanno anche eliminato la sorpresa Galatasaray, anche se hanno rischiato fino alla fine. Non è il solito Real, ma le notti di Champions esaltano Mourinho: del resto, il Real è alla sua terza semifinale consecutiva (come le stagioni del tecnico portoghese sulla panchina "blanca") e lo "special one" ha raggiunto questa fase della competizione per la settima volta nella sua carriera. Risultati mostruosi, che forse saranno premiati in quel di Londra a maggio.
Se Madrid attende, Barcellona è nel guado: i blaugrana hanno attutito al meglio la partenza di Guardiola in Liga, dove il campionato è vinto da almeno due mesi. Tuttavia, in Europa, il Barca del "tiki-taka" ha sofferto più del previsto e ha potuto arrivare alla sesta semifinale consecutiva solo grazie ad un Messi stratosferico. Insomma, il Barcellona formato Tito Vilanova è diventato più concreto e meno fantasioso. In più, esso soffre di una parziale Messi-dipendenza: lo si è visto anche ieri, quando il PSG è stato qualificato alle semifinali per una buona ventina di minuti, giocando anche bene. Insomma, più che mai, la possibile vittoria della terza Champions in cinque anni è sulle spalle dell'asso argentino, capace di ritirare su il Barca anche negli ottavi contro il Milan. Anzi, rivincere la coppa dalle grandi orecchie da protagonista sarebbe il sigillo sul quinto Pallone d'Oro con diversi mesi d'anticipo.
Siamo praticamente alla fine: domani ci saranno gli accoppiamenti delle semifinali, a cui non saranno presenti né le italiane, né le inglesi, né il PSG. Per le tre situazioni, vanno fatto discorsi diversi. Il PSG, alla prima esperienza in Champions dopo otto stagioni, ha fatto bene, arrivando dove poteva: certo, Ibra continua a non segnare gol nei momenti decisivi, ma lo svedese avrà la possibilità di riprovarci. Le inglesi - United escluso - hanno largamente deluso e stanno perdendo lo scettro di "re" del calcio: la squadra di Sir Alex Ferguson, perlomeno, può appellarsi alle decisioni folli prese dall'arbitro nella gara di ritorno contro il Real. Infine, l'Italia: l'Udinese non è riuscita a liberarsi dello Sporting Braga, lasciando Milan e Juve da sole. Entrambe hanno fatto bene, tentando ciò che potevano: i rossoneri, decimati dal mercato, sono arrivati al palo di Niang e ad un passo dalla qualificazione contro il Barca, battendo comunque i blaugrana all'andata. I bianconeri, senza un top-player davanti, sono arrivati dove avevo previsto, sbattendo contro una delle quattro-cinque squadre che non possono battere in questo momento.
Ora si attende la fine di questa entusiasmante Champions, pensando che il meglio debba ancora venire: Spagna-Germania, una sfida che non finisce mai.

Jupp Heycknes, 67 anni, è il favorito numero uno per vincere la coppa.

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