2.3.13

Ma che lamenti.

Ieri ha avuto luogo la partita più attesa in Serie A da un po' di tempo a questa parte: il Napoli ha ospitato la Juventus, nello scontro diretto che avrebbe potuto riaprire questo campionato. In realtà, l'1-1 finale certifica il fatto che i bianconeri sono ancora più forti degli azzurri, che potrebbero forse riprovarci l'anno prossimo, quando avranno più continuità. Ma la cosa incredibile è stato il pre-partita: discussioni che avrebbero potuto vertere su milioni di temi tecnico-tattici si sono ridotti a cosa? Alle lamentele per i pochi giorni di riposo per il match-scudetto. Quando parlo di pochi, mi riferisco a quattro giorni per la Juve e tre per il Napoli: i primi hanno vinto contro il Siena domenica scorsa, i secondi hanno pareggiato a Udine lunedì sera. Ma la situazione è veramente così tragica?

Antonio Conte, 43 anni, e Walter Mazzarri, 51: il duo delle lamentele in Serie A.

Si sarebbe potuta giocarla di sabato? No, perché la Juve avrà il ritorno di Champions contro il Celtic martedì: nonostante la pratica sia quasi portata a casa, i bianconeri vogliono avere tutto il vantaggio possibile, per il proprio prestigio e per quello del calcio italiano, che ha portato poche squadre ai quarti di finale negli ultimi anni. Così come oggi il Milan anticiperà al sabato per preparare al meglio la sfida di ritorno contro il Barcellona; allo stesso modo, le italiane in Europa League hanno giocato anche di lunedì per recuperare al meglio. Tutto ok, benissimo: la Lega prova a fare del suo meglio per evitare la stanchezza alle nostre rappresentanti in Europa. Risultato? Lamentele a non finire. C'è chi tenta di mantenere un profilo basso, come Allegri e Stramaccioni, che hanno spesso provato a giustificare brutte prestazioni con i loro errori tattici, più che attribuire risultati negativi alla stanchezza. Ogni tanto c'hanno provato, ma per lo più si sono appellati ad altre cause, come gli infortuni.
Se è per questo, la classifica di Serie A rispecchia anche quella dei lamenti: Juventus e Napoli sono in testa con netto distacco sulle altre. Non per nulla, le due società si sono scelte degli interpreti "doc" nella contestazione: Antonio Conte e Walter Mazzarri. Il primo è stato poco lungimirante: l'anno scorso, si osservava spesso come la Juve si giovasse della mancanza di impegni europei nella competizione per lo scudetto. Il tecnico ne è sempre stato cosciente, ma ha puntualizzato come non potesse essere il motivo principale per la vittoria bianconera; quest'anno, invece, la situazione si è capovolta. L'allenatore della Juventus non ha mai fatto mancare critiche per la gestione della stanchezza: ultimo caso, la sconfitta di Roma. Se Torino piange, Napoli non ride: Walter Mazzarri è uno specialista nei reclami, dopo anni di "gavetta". Se il tecnico di San Vincenzo è molto preparato sul campo, non disdegna certi siparietti neanche fuori: i continui richiami alle perdite di tempo, al campo, ai viaggi per l'Europa. Insomma, la stanchezza è sempre pronta a tirarti fuori dai guai. La stanchezza sta a Conte e Mazzarri come gli extracomunitari agli italiani spaventati: c'è sempre un motivo per tirarli fuori come motivi validi di preoccupazione, anche quando in realtà non hanno nessuna colpa.
L'unico che sta emergendo in controtendenza è Vladimir Petkovic: sarà perché è un signore di altri tempi, sarà perché è cresciuto in una realtà avulsa dal nostro mondo (fatto di lamentele e giustificazioni continue), ma il tecnico della Lazio si è raramente appellato alla stanchezza per giustificare il periodo d'appannamento che i biancocelesti hanno recentemente vissuto. Anzi, ha puntualizzato come - per chi vuole competere in Italia ed in Europa - tutto questo è normale.

Vladimir Petkovic, 49 anni, tecnico della Lazio: l'unico a fare una sana autocritica..

Eppure, guardando nel resto d'Europa, le chiacchere stanno a zero. C'è un'altra "cultura", come si dice in gergo: anche squadre inglesi, francesi, spagnole e tedesche giocano in Europa League (la competizione europea più gravosa in termini di recupero), ma non stanno a piangersi addosso come noi. Guardate sopratutto l'esempio germanico: il Borussia Moenchengladbach, ad esempio, ha sempre avuto un massimo di due giorni di riposo dopo l'Europa League durante il girone di qualificazione. Risultato? Cinque vittorie più un pareggio e tanti saluti alla scusa della stanchezza. Diverso il ruolino di marcia del Bayer Leverkusen, anch'esso soggetto a "soli" due giorni di stop dopo l'impegno europeo: due pareggi, due sconfitte e due vittorie. Tuttavia, tra queste, c'è anche quella contro il Bayern capolista e le "aspirine" viaggiano serene al terzo posto, a -1 dal Borussia Dortmund. Addirittura, il Bayer ha dovuto giocare con un solo giorno di riposo alle spalle dopo l'andata dei sedicesimi di finale contro il Benfica: ha vinto contro l'Ausgburg.
Cambi paese, ma le usanze rimangono le stesse: il Tottenham, prossimo avversario dell'Inter, si è potuto fregiare di due giorni di riposo, eppure è agli ottavi di Europa League ed è terzo in campionato. Andando in Spagna, l'Atletico Madrid è uscito a sorpresa nei sedicesimi di finale, ma aveva infilato sei vittorie su sei in campionato dopo l'impegno in Europa League, pur avendo solo due giorni di riposo. E, nel frattempo, i "colchoneros" riescono a stare davanti anche ai cugini del Real, avvicinandosi sempre più al sogno di tornare in Champions League, magari anche per tenere Falcao. Volendo concludere la carrellata, si può riportare l'esempio dell'Anzhi: saranno miliardari, ma sono più abituati alla fatica. Discorso che va approfondito, anche perché i russi hanno dovuto affrontare tre turni preliminari prima del gironcino: a luglio e agosto, la squadra di Eto'o ha usufruito - su sei partite di qualificazione - di un solo giorno (!) di riposo in quattro occasioni. Eppure, l'Anzhi è secondo in campionato ed è agli ottavi di Europa League, rischiando oltretutto di essere una possibile vincitrice della competizione.
Insomma, l'italica lamentela non attacca: a noi il riposo, agli altri le vittorie. Da cosa deriva questa incompatibilità tra il giocare il giovedì ed il sabato o la domenica? Da nulla, in realtà. Basterebbe usare in maniera sana il turn-over: un presidente non dovrebbe pagare 25-30 giocatori per schierarne 15 per due mesi intensi, in cui le energie vanno centellinate. Nonostante ciò, molti si appellano alla stanchezza; intanto, il ranking italiano non compie grandi passi in avanti. Le tedesche si stanno suicidando, ma vedremo quanto le squadre italiane riusciranno a colmare il gap in questa stagione: male che vada, c'è sempre la fatica a cui appellarsi.. parafrasando una canzone di Daniele Silvestri: «Lo so che non ti piacciono le situazioni in bilico, le cose che succedono.. e succedono lo so.. ma che lamenti, sei tu che butti sempre tutto giù; ma che lamenti, nel dubbio che poi non funzioni più, così fai tu».

Samuel Eto'o, 31 anni, capitano dell'Anzhi, possibile sorpresa in EL.

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