12.2.13

Il volo delle (super) aquile.

Se fosse un film, sarebbe un thriller dal copione per nulla scontato; se fosse un numero di magia, ti lascerebbe a bocca aperta: già, la Coppa d'Africa regala sempre molteplici emozioni, mai scontate. Se agli Europei e in Copa America a trionfare (solitamente) sono i favoriti, ci fosse una volta che capiti la stessa cosa nella massima competizione africana. E' passato un mese dal mio articolo di presentazione, ma a trionfare sono state le Super Aquile della Nigeria, vincenti in un'inedita finale contro il Burkina Faso. E pensare che Ghana e Costa d'Avorio avrebbero potuto finalmente coronare i loro sogni di vittoria; per alcuni, è stato l'ultimo treno della carriera (leggi Didier Drogba).

Didier Drogba, 34 anni: una carriera di successi, ma niente Coppa d'Africa..

I super-favoriti hanno deluso, qualcuno si è confermato, altri hanno decisamente sorpreso: è stata una bella Coppa d'Africa. Non sul piano del gioco, come al solito da migliorare per le compagini del continente, bensì sul piano delle sorprese, che non sono mancate. La mia previsione iniziale (Costa d'Avorio vincente in finale sul Ghana) è totalmente andata a male, sopratutto per colpa degli "elefanti". Se il Ghana, infatti, ha replicato il quarto posto dell'anno scorso dopo aver dominato le sue precedenti gare, la Costa d'Avorio ha deluso tutti: nel girone di qualificazione ha fatto più punti di tutti (proprio insieme alle "black stars"), salvo poi uscire con la Nigeria. In generale, la sensazione è che le nuove stelle non fossero ancora pronte a guidare la squadra, mentre i vecchi eroi fossero troppo stanchi per trascinare ancora una volta i compagni. L'esempio è Didier Drogba: appena un gol, sostituito se non messo in panchina e con la testa altrove; il capitano ha segnato un gol contro l'Algeria, ma la zampata non è arrivata. Il nuovo acquisto del Galatasaray chiude la sua carriera con un rimpianto notevole, proprio quello di non aver mai conquistato la competizione continentale, nonostante una squadra ottima e le sue doti universalmente riconosciute: se mi si permette un paragone, Drogba chiude alla George Weah, con il dettaglio (non irrilevante) che la sua Liberia non era la Costa d'Avorio di questi anni.
Anche il Ghana è rimasto a mani vuote, ma qui il discorso è diverso: le "black stars" hanno già un rinnovamento in atto ed il paese ha trovato nuovi eroi per il futuro (Wakaso, Atsu o il portiere Dauda, tanto pazzo quanto interessante), per cui avranno altre occasioni. L'inesperienza si è sentita sopratutto in semifinale, quando il Ghana è uscito senza attenuanti. Passando alle altre delusioni, l'intera area nord-africana ha di che riflettere. All'inizio del torneo, prevedevo che Marocco e Tunisia avrebbero almeno passato il girone: niente da fare. I marocchini hanno tanto talento in squadra, ma pochissima concretezza; invece, i tunisini non sono stati continui, ma hanno in Msakni un futuro talento africano. Sull'Algeria c'era poco da aspettarsi: con Djebbour a casa, davanti si è fatta persino fatica a tirare in porta. Chiusura con lo Zambia campione uscente: parlare di delusione è difficile. Quello dell'anno scorso è stato un exploit; certo, pensavo che passasse almeno il girone, ma il Burkina Faso era decisamente più interessante della compagine di Renard. Un pensiero anche al Mali: non è stata una delusione, ma poteva fare di più. La squadra di Seydou Keita è riuscita a ripetere il terzo posto dell'anno scorso; tuttavia, la semifinale è stata un dramma e ha rischiato anche nei quarti di finale contro i padroni di casa.

Aristide Bancé, 28 anni, eccentrico, ma efficace attaccante del Burkina Faso.

Passiamo anche alle note positive, che non sono state poche. La prima esperienza di Capo Verde in Coppa d'Africa è stata da ricordare, così come l'invasione in conferenza stampa dopo la qualificazione ai quarti di finale: contro il Ghana, l'ex colonia portoghese ha giocato benissimo, ma si è scontrata contro un Dauda straordinario e ha ceduto. Bene anche il Sudafrica, che ha mostrato una piccola rinascita. Ma sono state sopratutto tre squadre a sorprendere: la meno citata è il Togo di Didier Six, che ha passato il girone per il rotto della cuffia, ma che ha mostrato il miglior calcio di tutta la competizione. Un peccato che sia uscita ai quarti, ma ha dovuto cedere agli outsider del torneo, il Burkina Faso del C.T. rumeno Paul Put. Indicazioni salienti: schieramento corto, ripartenze veloci e molta concentrazione; le stelle erano poche, ma c'erano. Alain Traoré avrebbe potuto vincere il titolo di MVP, se non si fosse infortunato nella fase a gironi; il premio è comunque andato a Jonathan Pitroipa, decisivo contro il Togo nei quarti e poi costretto a saltare la finale per un'espulsione ridicola; infine, una nota di merito va anche ad Aristide Bancé, uno di quei personaggi pittoreschi di cui il calcio ha bisogno.
Ma è chiaro come la palma dei migliori vada a chi ha vinto il trofeo. La Nigeria era nel gruppo delle "seconde favorite", dietro Ghana e Costa d'Avorio; il rinnovamento post-Mondiale 2010 stava andando bene, ma nessuno pensava stesse procedendo così bene. Nell'intervallo della terza partita del girone, la Nigeria era fuori; tuttavia, è innegabile che avere certi giocatori davanti aiuti. Moses, Emenike e Mikel hanno guidato i più inesperti e giovani, un Enyeama straordinario ha chiuso più volte la porta ed il C.T. Keshi ha fatto il resto. Già, proprio lui che alzava da capitano l'ultima Coppa d'Africa vinta dalla Nigeria, nel lontano 1994; ora l'ha fatto da allenatore e se ne è andato da vincitore, salvo poi ripensarci e ri-discutere il suo futuro in queste ore. Vedremo cosa accadrà: intanto, le "super aquile" si godono la terza Coppa d'Africa e diversi giocatori interessanti. Onazi, mediano della Lazio, è stato importante; allo stesso modo, i vari Mba e Obabona hanno contribuito, sebbene giochino ancora in patria. I quarti di finale, vinti contro la Costa d'Avorio, hanno rappresentato la svolta: dopo quel risultato, la Nigeria era obbligata a provarci. Ha punito il Mali in semifinale e poi ha dominato in finale contro il Burkina Faso, nonostante l'assenza di un grande bomber come Emenike. Adesso andrà in Confederations Cup in estate, dove credo che non creerà problemi a Spagna ed Uruguay, ma dove i suoi ragazzi potranno fare ulteriore esperienza. Il volo delle "super aquile" continua, vedremo se planeranno in Brasile anche nell'estate del 2014.

Stephen Keshi, 51 anni: il suo contributo è stato decisivo per la Nigeria.

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