22.10.12

Never back down.

"Non arrendersi mai": è questo il titolo di uno dei film che ha catturato l'attenzione un paio d'anni fa. Al di là della trama prevedibile e poco congegnata (un ragazzo con una vita difficile e con una gran voglia di riscatto), l'intitolazione di questa pellicola cinematografica potrebbe tornare utile anche per la descrizione di uno degli ultimi leoni che ancora calcano i campi di calcio. Sto parlando di Edgar Davids, ex mediano della nazionale olandese e della Juventus. Già, perché l'uomo dagli occhiali da sole e dalle treccine indomabili sta nuovamente correndo chilometri nella sua nuova avventura inglese. Non è servito avere ormai 39 anni e due di inattività alle spalle: il suo rapporto con il calcio è qualcosa di viscerale.


Nato il 13 Marzo del 1973 in quel di Paramaribo, Edgar Davids è originario quindi del Suriname, piccolo stato del Sudamerica. Il piccolo bambino nato con i "dreadlocks" (le treccine che lo hanno reso famoso) nasce in un allora colonia dell'Impero Olandese (almeno fino al 1975) e così ottiene subito la possibilità di giocare per gli Orange, così come hanno potuto farlo altri calciatori olandesi originari dello stato sudamericano; fra i tanti, Clarence Seedorf, Aron Winter e Jimmy Floyd Hasselbaink. 
La carriera di Davids comincia, come quella di tanti talenti olandesi, nel vivaio dell'Ajax; il club di Amsterdam lo cresce e lo fa conoscere al mondo come "il Pitbull", per quello stile di gioco che il suo allenatore Louis Van Gaal trova fondamentale per i successi della sua squadra. Sono cinque anni fantastici, in cui Davids vince diversi titoli nazionali, una Coppa UEFA, una Champions League, una Supercoppa Europea ed una Coppa Intercontinentale. Tra l'altro, nelle due finali di Champions che disputa con la maglia dei "lancieri", il mediano olandese incontrerà le sue due future squadre: Milan e Juventus.
I rossoneri approfittano della sentenza Bosman (che apriva l'era dei parametri zero) e lo tesserano nel 1996. L'anno e mezzo trascorso da Davids con la maglia del Milan non è particolarmente positivo: solo 31 presenze ed un infortunio che lo costringe ad un lungo stop. Per altro, quel Milan non è più quello vincente dell'era degli olandesi e così il mediano decide di trasferirsi alla Juventus sul finire del 1997: nove miliardi di lire per il suo passaggio in bianconero. Sarà tutta un'altra storia.
Nonostante l'operazione per un glaucoma, che lo costringerà a portare degli occhiali protettivi, gli anni di Davids alla Juve sono un successo senza precedenti. Con la squadra di Torino vince tre scudetti e due Supercoppe Italiane, dimostrando di essere un elemento valido sia per Ancelotti che per Lippi. Davids verrà anche squalificato dalla FIFA per nandrolone nel 2001, ma la vicenda non si fece sentire sul suo rendimento in campo. Chiusi i sei anni a Torino (a causa di disguidi con Lippi), l'olandese passa sei mesi in prestito a Barcellona nel 2004, dove fornisce un grande contributo. Si spera nel suo riscatto, ma il club blaugrana non compra Davids e così il mediano torna alla Juve.
Ormai fuori dai progetti anche del neo-allenatore Capello, Edgar chiuderà il suo "giro d'Italia" andando all'Inter, dove tornerà quello ammirato nell'anno e mezzo al Milan: spento ed inconcludente. Insomma, neanche lontamente parente del Pitbull visto con la Vecchia Signora. La reazione naturale della dirigenza nerazzurra è quella di rescindere il contratto di tre anni firmato l'estate precedente.

Edgar Davids e la Juventus: un legame di cui entrambe le parti hanno beneficiato.

Finita l'avventura italiana, Davids - ormai 32enne - trova un ingaggio al Tottenham, in Inghilterra. L'olandese migliora le sue prestazioni e sembra ripetere quello che aveva fatto vedere a Barcellona, diventando un idolo dei tifosi; la squadra finisce quinta in entrambe le stagioni, ma Davids decide di tornare a casa. L'Ajax lo aspetta per fargli concludere una gloriosa carriera ed il giocatore non si smentisce, dando il massimo per la causa del club di Amsterdam. Con l'Ajax, Davids vince un'altra coppa nazionale, segnando per altro il rigore decisivo. La stagione successiva inizia con la rottura della tibia in un'amichevole e così quella che sembra l'ultima annata calcistica di Davids si chiude con poche presenze e l'intenzione di non rinnovare il contratto con l'Ajax. Tutto questo dopo aver già chiuso la carriera in nazionale due anni prima, dopo aver disputato 74 partite con la maglia degli Orange. Le presenze a tre fasi finali degli Europei e ad una dei Mondiali impreziosiscono il suo curriculum; avrebbe potuto farcela anche per i Mondiali del 2006 (per i quali era stato nominato capitano dal C.T. Van Basten), se solo avesse giocato di più con l'Inter e con il Tottenham.
Ma Edgar Davids non si arrende mai. Lui è fatto così, sempre agguerrito e mai con i peli sulla lingua. Una volta, durante gli Europei del 1996, fece delle dichiarazioni irrispettose nei confronti del suo C.T. Hiddink e venne spedito immediatamente a casa. Allo stesso modo, Davids interpreta il suo legame con il pallone come quello con il campo: se sul terreno di gioco era un mastino, fuori non molla mai. E così il "Pitbull", dopo non aver trovato l'accordo con il Vitesse e con il Leicester, torna nel 2010 dopo due anni di inattività, firmando per il Crystal Palace, allora militante nella seconda divisione inglese. E' un contratto "pay-as-you-play", cioè verrà pagato in proporzione alle presenze che collezionerà. Le presenze saranno otto, finché Davids non rescinde il contratto, pur descrivendo il periodo al Palace come "una delle esperienze più gratificanti della mia vita".
Dopo altri due anni di stop, l'olandese riparte nuovamente. Sempre dall'Inghilterra, sebbene sia sceso di due categorie: Davids ha infatti firmato questo mese con il Barnet, squadra che staziona all'ultimo posto della Football League Two (quarta serie inglese). Il suo compito sarà quello dell'allenatore-giocatore, come fece Gianluca Vialli qualche anno addietro nella sua avventura al Chelsea. Affiancando il manager Mark Robson, Davids cercherà di dare il suo contributo, come ha sempre fatto ovunque abbia militato come calciatore. Del resto, ha già fatto vedere di cosa è capace nell'ultimo turno di campionato, quando è tornato in campo e ha guidato la squadra nella vittoria per 4-0 sul Northampton. Da capitano. Insomma, un leone indomabile che non si arrende mai. O come direbbero gli inglesi, "a lion who never backs down". 

Edgar Davids, 39 anni, riparte dal Barnet: capitano, allenatore, giocatore.

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