24.9.12

Das Japanische.

Una volta era difficile. Collegare il gioco del calcio al Giappone era praticamente impossibile negli anni '70. Con il passare degli anni, una connessione è stata possibile fra questi due mondi, grazie all'anime "Capitan Tsubasa", più conosciuto qui come "Holly & Benji". Le vicende del giovane Tsubasa Oozora (in Italia Oliver Hutton) hanno appassionato milioni di bambini sparsi per il mondo; ma la vera nazionale giapponese non raccoglieva grossi proseliti. Ciò nonostante, la nascita della J-League nel 1993 ha permesso un ulteriore sviluppo ai giocatori nipponici e finalmente, nel 1998, il Giappone ha partecipato per la prima volta al campionato del mondo.
Da quel momento, un'ondata di atleti del Sol Levante ha cominciato ad arrivare in Europa, con fortune alterne. Si andava da ottimi elementi come Nakata e Nakamura per arrivare ai poco fortunati esempi di Yanagisawa e Miura. Quest'ultimo è un caso limite: leggenda in Giappone, poco considerato in Italia durante la sua esperienza al Genoa.
Negli ultimi tempi, però, non si può fare a meno di osservare un fenomeno particolare: l'invasione dei calciatori giapponesi in Bundesliga. E se il termine vi sembra un po' forzato, vi assicuro che non sembrerà tale guardando le ultime due-tre annate in Germania.

Un tifoso giapponese con la maglia di Kiyotake: a Norimberga è già un idolo.

I pionieri furono Yasuhiko Okudera e Kazuo Ozaki, i primi ad arrivare in Bundesliga. Se il primo, durante gli anni '70, giocò a livelli importanti, vincendo anche campionati e coppe, non si può dire altrettanto del secondo, che rimase in Germania per sei anni negli anni '80, senza lasciare troppo il segno. A rinverdire quei fasti, ci pensò Naohiro Takahara, centravanti giapponese del Jùbilo Iwata. Dopo tanti gol in patria ed un'esperienza in prestito al Boca Juniors, l'attaccante venne prelevato dall'Amburgo nel 2002, dove giocò con discreta continuità, segnando però pochi gol. Così, il club lo lasciò andare all'Eintracht, dove il ragazzo trovo la definitiva consacrazione: nel 2006/2007, Takahara segna 17 gol in 39 presenze con la maglia della squadra di Francoforte. Nonostante ciò, a metà della stagione successiva torna in Giappone, ma per molto tempo rimane l'esempio più positivo del calcio giapponese in Germania. Dove, nel frattempo, transitano altri giocatori nipponici. Junichi Inamoto gioca sempre con la maglia dell'Eintracht tra il 2007 ed il 2009; Makoto Hasebe arriva al Wolfsburg nel 2008 e vincerà, da lì a poco, il campionato tedesco con la squadra della Wolkswagen. Meno entusiasmante sarà il cammino di Yoshito Okubo in Germania, sempre con il Wolfsburg: sei mesi all'inizio del 2009 ed il ritorno al Vissel Kobe è immediato. Contrassegnato dalla sfortuna, invece, il cammino di Shinji Ono con la maglia del Bochum. Dopo aver già fatto grandi cose in Europa con la maglia del Feyenoord all'inizio degli anni 2000, l'ex Urawa Reds arriva in Germania convinto di poter essere decisivo. Purtroppo per lui, gli infortuni lo penalizzano e gli faranno disputare appena 32 partite in due anni e mezzo. Nel Gennaio del 2010, Ono decide di rientrare in patria e concludere lì la sua carriera.

Una maglietta celebrativa per Naohiro Takahara ai tempi dell'Eintracht: un amore mai finito.

Finora nulla di speciale. Tutti i paesi che cominciano a crescere nel calcio, prima o poi riescono ad esportare i propri talenti. Tutto cambia però nell'estate del 2010: nel Mondiale di quell'anno, i nipponici sorprendono tutti. Prima passano un girone difficile con Olanda, Danimarca e Camerun, poi rischiano di sbancare il jackpot, se non fosse che i rigori li eliminano nella sfida contro il Paraguay. Sebbene molti siano tristi, gli ottavi di finale raggiunti dalla squadra di Okada pongono i talenti giapponesi al centro dell'attenzione. E la Bundesliga non si lascia scappare l'occasione: nei due anni successivi, un'ondata di giocatori nipponici giungono nel campionato tedesco. Atsuto Uchida, terzino destro dei Kashima Antlers, viene comprato dallo Schalke 04 già durante lo svolgimento dei Mondiali in Sudafrica. Il suo rendimento è buono, tanto che raggiunge la semifinale di Champions con il club di Gelsenkirchen. Tutt'altra storia per Kisho Yano, attaccante dell'Albirex Niigata. Lui è nella squadra giapponese che fa bene al Mondiale ed il Friburgo decide di prelevarlo, nonostante una media-gol non incoraggiante. Verrà probabilmente ricordato come il più infruttuoso transfer dal Sol Levante: 15 presenze e nemmeno un gol in un anno e mezzo. Dato curioso: le presenze sono tutte relative alla prima stagione, dato che nella seconda non vede campo. Poco considerato invece Tomoaki Makino, difensore del Sanfrecce Hiroshima, che viene acquistato dal Colonia nel mercato invernale del 2011. Purtroppo per lui, l'allenatore non lo vede e così non colleziona più di otto presenze in un anno, prima di tornare in Giappone. Stesso caso di Yuki Otsu, sponda Borussia Moenchengladbach: il tecnico Favre lo vede poco ed il buon stato di forma dei titolari gli concede solo tre presenze in tutto il 2011/2012. Il trasferimento al VVV-Venlo, squadra olandese di prima divisione, è l'unico modo per uscirne.
Ma il vero colpo da novanta lo piazza il Borussia Dortmund: nella logica di una squadra giovane e che gioca bene a calcio, i gialloneri prelevano Shinji Kagawa dal Cerezo Osaka, potenziale crack classe 1989. Preso per 350mila euro (!), il trequartista ha fatto scalpore in patria per i suoi numeri. Il Cerezo Osaka, storico club dell'azienda Yanmar, retrocede nel 2006 e così può testare alcuni giovani, tra cui lo stesso Kagawa. Con il passare del tempo, il ragazzo cresce e domina in una divisione - la J-League 2 - che gli sta stretta; nel 2009, anno in cui il Cerezo torna in prima divisione, il prodigio di Kobe fa 27 gol in 44 partite. E si ripete anche nei sei mesi di J-League dell'anno successivo, dove ne fa 7 in 11 match. Un dominio assoluto, che fa intuire le doti del ragazzo. E Kagawa non si smentisce neanche in Germania, dove aiuta il Borussia Dortmund a vincere due campionati consecutivi ed a giocare un calcio fantastico ed altamente offensivo. Il massimo punto raggiunto dall'asso giapponese è nel primo derby della Ruhr, quello che vede contrapposti il club di Dortmund ed i loro rivali dello Schalke 04: il trequartista promette due gol nel derby. E la sua doppietta è puntuale, così come la vittoria dei gialloneri nel derby. 29 gol in 71 presenze gli garantiscono l'offerta del Manchester United, suo nuovo club da quest'estate.

Shinji Kagawa, 23 anni, qui in gol con il Borussia Dortmund.

Puntuali, hard-workers e determinati: difficile avere di meglio in un calcio che sta abbassando il livello, permettendo anche alle nuove potenze calcistiche di affacciarsi a certi livelli. Il Giappone è una di queste e la Bundesliga è un laboratorio efficace per crescere i suoi giocatori, dandogli tempo di gioco ed esperienza europea. Tutta roba utile quando si tratterà di vincere con la nazionale, allenata da Alberto Zaccheroni. Quest'estate, poi, l'ondata è stata di proporzioni gigantesche. Vi sono dei confermati dalle precedenti stagioni. Oltre a Hasebe, ormai emarginato a Wolfsburg, lo Stoccarda ha due giocatori giapponesi in squadra: Shinji Okazaki e Gotoku Sakai. Il primo è arrivato nell'inverno 2011, dopo la Coppa d'Asia vinta con la sua nazionale e tanti gol con lo Shimizu S-Pulse; per ora, sta facendo bene, grazie anche alla sua capacità di essere duttile dal punto di vista tattico. Bene anche il secondo, arrivato nell'inverno scorso tra lo scetticismo generale ed autore di un finale di stagione straordinario, che ha aiutato il club biancorosso a raggiungere la qualificazione in Europa League. Con loro segnalo anche Hajime Hosogai, mediano del Bayer Leverkusen. Comprato dalle "aspirine" nel Dicembre 2010, ha fatto una buona stagione nell'Ausgburg durante la scorsa andata, dove era andato in prestito per accumulare esperienze. Le 39 presenze ed i tre gol realizzati gli hanno permesso di tornare alla casa madre, dove lotterà per un posto da titolare.
Ma non è finita, perché ci sono quattro giocatori che potrebbero esplodere definitivamente quest'anno. Takashi Usami ha sperimentato la Bundesliga l'anno scorso, quando venne preso dal Bayern Monaco di Heycknes. Giocò pochissimo (cinque presenze ed un gol) ed i bavaresi non lo riscattarono; quest'anno, il giovane trequartista ci riprova con la maglia dell'Hoffenheim, dove ha già dimostrato di poter essere importante in questo primo scorcio di campionato. A seguire abbiamo Hiroki Sakai, terzino destro classe 1990: proveniente dai campioni della J-League, i Kashiwa Reysol, è stato acquistato quest'estate dall'Hannover 96. La squadra di Slomka ha fatto benissimo in questi ultimi due anni, sfiorando prima la Champions e raggiungendo nuovamente l'Europa l'anno scorso. Per Sakai sarà difficile inserirsi in un gruppo così rodato, ma le sue doti glielo possono permettere.
Infine, i due colpi maggiormente riusciti rischiano di provenire da squadre che lotteranno per salvarsi. Takashi Inui, come Usami, ha già avuto occasione di tastare il polso della Germania calcistica: l'anno scorso, infatti, giocava per il Bochum, seppur in seconda serie. Il campionato del 24enne è stato di ottimo livello, al contrario di quello del club: sette gol in 32 presenze ed ottime giocate, che hanno attirato l'attenzione del neo-promosso Eintracht. Il club di Francoforte è tornato in Bundesliga dopo un anno di purgatorio ed Inui non ci ha messo molto a farsi apprezzare. Due gol in appena cinque partite di campionato, più diversi assist che hanno aiutato i rossoneri a raggiungere la testa della classifica. A punteggio pieno, con lo spietato Bayern Monaco: roba da capogiro.
Diversi capogiri li hanno avuto anche i difensori della Bundesliga che hanno dovuto affrontare Hiroshi Kiyotake, altro giocatore sopraffino. Trequartista classe 1989, ha lasciato il Giappone a Giugno, firmando per il Norimberga. E' bastato poco per renderlo importante. Nel campionato tedesco si sono giocate appena cinque gare, eppure il buon Hiroshi ha già servito quattro assist e segnato un gran gol, quello della vittoria a Moenchengladbach. Da segnalare che sia Inui che Kiyotake provengono dal vivaio del Cerezo Osaka, lo stesso che ha prodotto Kagawa: indubbiamente un club che ha buon gusto dal punto di vista calcistico.

Insomma, il calcio giapponese sembra aver trovato nuovi eroi, così come la Bundesliga si riempie di storie da raccontare. Del resto, il rapporto tra Germania e Giappone è saldo: i club tedeschi hanno capito che si può investire poco e trovarsi grandi giocatori tra le mani, mettendo a segno plusvalenze gigantesche. Tanto per dire, il club di Dortmund ha comprato Kagawa per pochi spiccioli e ha incassato 16 milioni di euro, nonostante il giapponese fosse in scadenza nel 2013. Inoltre, il calcio giapponese è in crescita, quindi le probabilità di azzeccare l'azzardo sono alte. Mettiamoci anche la pazienza nell'aspettare i giovani di cui sono dotati i club tedeschi (cosa a noi sconosciuta in Italia) ed ecco qui che il legame nippo-tedesco è perfetto. E chissà che "Das Japanische" di quest'anno non facciano anche meglio del talento del Manchester United.

Hiroshi Kiyotake, 22 anni, e Takashi Inui, 24: che sia il loro anno della consacrazione?


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