11.8.12

Winning London.

E' successo l'inverosimile a questi Giochi Olimpici. Tutti avevano dato per scontato le prime quattro posizioni e le squadre che avrebbero occupato tali posti: Uruguay, Spagna, Gran Bretagna e lo stellare Brasile di Menezes. Ed invece è stato un torneo veramente sorprendente, che porta due storie incredibile con sé: il completo tonfo euro-sudamericano e l'affermazione non solo del Messico, ma anche delle rivelazioni asiatiche.

Partiamo dalle note negative. Guardando alle nazionali sudamericane, non si può non vedere come Uruguay e Brasile abbiano fallito miseramente nell'obiettivo prestabilito. Gli uruguaiani dovevano portare a casa addirittura l'oro, dopo uno straordinario periodo che ha portato al quarto posto nel Mondiale 2010 ed alla vittoria nella Copa America dell'ultimo anno in Argentina. Ma portare Cavani e Suarez (quest'ultimo anche capitano del team sudamericano) non è servito a niente; in un gruppo fattibile con i padroni di casa britannici, il Senegal e gli Emirati Arabi Uniti, l'Uruguay ha racimolato solo una vittoria e due sconfitte, uscendo subito dalle Olimpiadi. La motivazione della brutta performance uruguaiana va cercata probabilmente in una squadra debole dal punto di vista difensivo.
Anche peggio è andata al Brasile di Mano Menezes. Qualche mese fa vi avevo menzionato della medaglia d'oro olimpica, unico alloro mancante alla squadra verdeoro. Per essere sicuro di raggiungere l'obiettivo, Menezes si è portato dietro uno squadrone. Hulk, Marcelo e Thiago Silva sono stati i tre fuori-quota chiamati dal C.T., mentre la squadra ha avuto la possibilità di avere all'Olimpiade giocatori come Neymar, Lucas, Oscar, Sandro, Romulo, Pato e Leandro Damiao. Nonostante 15 gol segnati ed una media di tre reti a partita, il Brasile non è sembrato convincente sopratutto in fase difensiva: cinque gol subiti. Infine, il dramma della finale, dove il Brasile è stato battuto dal Messico per 2-1 e ha così mancato per l'ennesima volta l'unico trofeo che manca ai sudamericani, dimostrando che la nazionale deve ancora maturare in vista del Mondiale casalingo del 2014.

Neymar, 20 anni: anche lui ha fallito la missione dell'oro olimpico.


Scavando ulteriormente, le note negative proseguono guardando al Vecchio Continente. L'Europa non portava a casa un oro da vent'anni: erano le Olimpiadi di Barcellona e la Spagna di Luis Enrique e Guardiola batteva in finale 3-2 la Polonia. Stavolta, i padroni di casa britannici e la Spagna avevano perlomeno ottime chances di medaglia, ma è andata male ad entrambi. Il "team GB", ovvero la Gran Bretagna, ha portato una squadra di tutto rispetto a queste Olimpiadi, con un ottimo mix tra i giovani e l'esperienza di giocatori come Craig Bellamy ed il "mago gallese" Ryan Giggs. Ma la combinazione ha portato risultati buoni fino ad un certo punto, vista l'eliminazione rimediata ai quarti con la Corea del Sud ai calci di rigore. La Gran Bretagna ha giocato un buon girone, ma l'inesperienza di alcuni elementi a livello internazionale e le divisioni interne dovute ad un team formato da nazioni, a volte, apertamente in contrasto hanno portato a risultati contrastanti.
Ma se Londra piange, Madrid di certo non ride: la Spagna era attesa alla quarta vittoria dopo i due Europei ed il Mondiale conquistati con la nazionale maggiore. La Spagna U-21 aveva conquistato l'Europeo di categoria e c'era grande fiducia per le Furie Rosse. Ciò nonostante, la Spagna ha deluso le aspettative generali, rimediando due sconfitte con Giappone e Honduras ed un pareggio con il Marocco. La chiosa è rappresentato dai zero gol realizzati dalla squadra di Luis Milla, esonerato dall'incarico come C.T. dell'U-21. E non sono servite le presenze di Mata, Javi Martinez e di uno straordinario Jordi Alba, devastante all'Europeo, ma arrivato stanco alle Olimpiadi.
Il tonfo europeo viene sottolineato ancor più dalle premature eliminazioni di Svizzera e Bielorussia. Arrivate rispettivamente seconda e terza all'Europeo U-21 dell'anno scorso, entrambe sono uscite alla fase a gironi. In particolare, la Svizzera ha vissuto un torneo paradossale, con molti giocatori che si sono rifiutati di andare alle Olimpiadi per preparare al meglio la nuova stagione calcistica con i propri club.

Juan Mata, 24 anni: il suo apporto all'Olimpiade è stato nullo.


E ora le note positive. Una di queste è stata sicuramente l'imposizione delle nazionali asiatiche a questa Olimpiade. Giappone e Corea del Sud sono arrivate a questo torneo in situazioni diverse: il Giappone ha avuto qualche difficoltà nelle amichevoli pre-olimpiche e ha portato solo due fuori-quota; la Corea del Sud, invece, ha convocato molti giocatori che avevano già diverse presenze con la nazionale maggiore. In ogni caso, le due nazionali asiatiche hanno passato da prime il girone eliminatorio ed il Giappone lo ha fatto battendo addirittura la Spagna campione d'Europa. Una volta arrivate ai quarti, i nipponici hanno eliminato agevolmente l'Egitto, mentre i coreani hanno battuto i padroni di casa dopo i calci di rigore. Giunte in semifinale, entrambe hanno accusato la pressione e hanno ceduto nel percorso olimpico: i giapponesi hanno perso 3-1 con il Messico, i coreani 3-0 contro i favoriti brasiliani. La finale per la medaglia di bronzo è stata a senso unico, con i coreani decisamente più arrembanti dei loro avversari, che sembravano aver perso lo smalto che aveva caratterizzato le loro prime quattro partite a Londra. A parte l'esito finale, entrambe le squadre hanno disputato dei grandissimi Giochi, sottolineando come il movimento asiatico sia in crescita; merito anche del lavoro dei due coach, Takashi Sekizuka e Hong Myong-Bo. Tra coloro che sono arrivati al bronzo, i giocatori da seguire sono Ki Sung-Yueng, Kim Bo-Kyung, Ji Dong-Won e Koo Ja-Cheol: questi quattro sono già parte dell'ossatura che compone la nazionale maggiore. Tra i giapponesi, sono da segnalare il portiere Gonda, il capitano Yoshida, il mediano Ogihara, il funambolico Otsu ed il velocissimo Nagai: tutti loro potranno ambire alla nazionale nipponica in futuro, tranne Yoshida che ne è già parte in pianta stabile.

Maya Yoshida, 23 anni, e Park Chu-Young, 26, simboli dell'ottima rappresentanza asiatica.


Infine, la sorpresa più grande. Anzi, la sorpresa màs grande. Il Messico è arrivato a queste Olimpiadi dopo aver mostrato una grossa crescita a livello giovanile: difatti, la nazionale centro-americana aveva vinto i Mondiali U-17 dell'anno scorso ed il terzo posto nel Mondiale U-20, disputato sempre nel 2011. Insomma, la maturazione di certi talenti - tra cui Giovani Dos Santos - era sotto gli occhi di tutti; aggiungiamoci a questo l'aggiunta di tre fuori-quota come l'esperto Carlos Salcido, il capitano Corona ed il cannoniere Peralta ed il Messico è diventato candidato ad una medaglia. Se il giovane ex Barcellona è stato utile sopratutto nella fase a gironi, Corona è diventato fondamentale nei quarti con il Senegal, salvando più volte la propria porta. Infine, Oribe Peralta sarà celebrato per molti anni, vista la sua doppietta decisiva nella finale olimpica contro il Brasile, dopo aver già realizzato il 2-1 nella semifinale contro il Giappone. Tra i giovani che si sono presentati a questa Olimpiade con la maglia de "La Verde", alcuni sono stati veramente interessanti: Fabiàn, Enrìquez, Mier, Reyes ed Aquino. Il 4-3-3 e la conduzione di Luis Fernando Tena ha fatto il resto per il miracolo d'oro. E' stato bello vedere una squadra così unita ed arrivare ad un obiettivo così grande, proprio in un momento così difficile per il paese. "Winning London", avrebbe detto qualche felicissimo tifoso messicano in quel di Londra. Vedremo se anche ai prossimi Mondiali questi exploit saranno confermati.. intanto, Messico e Giappone avranno occasione di ri-confermarsi anche alla prossima Confederations Cup, in programma per il Giugno 2013.

Oribe Peralta, 28 anni, match-winner nella finale olimpica contro il Brasile.

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