27.5.12

Il sogno proibito.

E pensare che parliamo della nazionale più forte della storia del calcio, almeno per quanto concerne i risultati: 5 FIFA World Cup, 3 Confederations Cup, 11 Copa America. Senza contare i piazzamenti ed i campioni che questo paese ha regalato ai posteri di questo magnifico sport. Eppure, al Brasile, è sempre mancata una cosa: la medaglia d'oro olimpica.

Molti di voi penseranno, forse anche giustamente: con un palmares del genere, cosa può importare al Brasile di avere o meno vinto la competizione calcistica che si svolge durante le Olimpiadi? Molto, a quanto pare. E' per completare una sorta di "full calcistico", una bacheca strapiena mancante di un unico alloro. Un po' come era quella del Chelsea fino a qualche settimana fa o - per fare un caso eclatante - quella del Barcellona fino al 1992, entrambe riempite di trofei, che però vedevano l'assenza della Coppa Campioni (o Champions League). Il paragone suona addirittura più propizio accostandosi ad un altro sport come il basket, dove ogni volta che c'è un Olimpiade, gli Stati Uniti sono i favoriti per vincerlo e se ciò non accade, tutto il mondo rimane sgomento, chiedendosi come i maestri della palla a spicchi possano aver fallito. Ecco, nel calcio con il Brasile, avviene lo stesso identico processo.
Presente a tutte le edizioni della Coppa del Mondo finora disputate fin dal 1930, il Brasile aveva già nel 1970 tre di questi titoli, tanto da ipotecare l'antica Coppa Jules Rimet nella finale di quell'anno, vinta per 4-1 contro l'Italia nell'edizione messicana di quei mondiali. Eppure, il primo risultato significativo a livello olimpico arriva solo sei anni dopo, alle Olimpiadi svoltesi in Canada: le semifinali sono il primo traguardo dopo una marea di eliminazioni alla fase dei gironi. E pensare che nel 1980 e nel 1992 non arriverà neanche alla fase finale..

Nel 1984 e nel 1988, la nazionale olimpica verde-oro raggiunge il secondo posto. Una beffa. Nell'Olimpiade di Los Angeles, il Brasile arriva fino alla finale per poi farsi battere dalla Francia, nonostante un certo Carlos Dunga in squadra; in quella coreana di quattro anni dopo, la squadra è ancora più forte, impreziosita dalle presenze di quelle che saranno poi alcune delle colonne portanti delle successive stagioni d'oro del Brasile: Claudio Taffarel, Bebeto e Romario, tanto per fare qualche esempio, sono parte di quella spedizione olimpica. Nonostante l'aver dato spettacolo nel girone preliminare ed aver vinto quarti e semifinali rispettivamente contro Argentina e Germania Ovest, il Brasile s'arena sul più bello, perdendo la finale di Seoul contro l'allora Unione Sovietica per 2-1. Insomma, ai brasiliani riesce tutto nel calcio, tranne vincere la medaglia d'oro olimpica.

E allora diventa un'ossessione. E quando, nel calcio, si ha un'ossessione di vincere qualcosa, non sempre si porta a termine il progetto prestabilito. Nonostante, come nel caso del Brasile, le nazionali olimpiche diventino sfilate di campioni. Ad Atlanta, nel 1996, il tecnico Zagallo (lo stesso che aveva vinto la Coppa del Mondo sia da giocatore nel 1958 che da allenatore nel 1970) si porta Dida, Roberto Carlos, Flavio Conceicao, Zé Maria, Ronaldo, Zé Elias e Juninho Paulista; non contento, vi aggiunge anche tre fuoriquota come Aldair, Rivaldo e Bebeto. Apparentemente imbattibili, non c'è nessuna nazionale che potrebbe reggere il confronto. Eppure, già nel gruppo preliminare si passa solo per la differenza reti nei confronti del Giappone (che, comunque, aveva sconfitto i verde-oro); il dramma, però, si consuma in semifinale, dove la Nigeria sorprende tutti e rimonta i 3 gol presi nella prima mezz'ora, spuntandola per 4-3 ai supplementari, grazie all'allora stella emergente Nwankwo Kanu. Gli africani poi vinceranno la medaglia d'oro e a poco servirà il 5-0 rifilato dal Brasile al Portogallo per la medaglia di bronzo: un altro fallimento.

Nwankwo Kanu, 35 anni, in lotta con Roberto Carlos, 39, nella semifinale olimpica del 1996.


Gli anni successivi vanno anche peggio: nel 2000, a Sydney, una nazionale ridimensionata con Helton, Alex, Edu, Geovanni, ma sopratutto Lucio e Ronaldinho, non fa meglio dei quarti di finale, in cui viene eliminata dal Camerun ai supplementari. Gli africani vinceranno anch'essi la medaglia d'oro, confermando una sorta di karma che pervade il triangolo sportivo tra Brasile, nazionali africane e supplementari. Nel 2004, ad Atene, il Brasile neanche c'è: la medaglia olimpica pare, onestamente, un miraggio.

Tutto però sembra cambiare nel 2008: si vuole preparare l'evento al meglio delle proprie possibilità, con i giocatori più forti che ci siano, per raggiungere l'obiettivo tanto agognato. La squadra è la più forte che si ricordi a memoria d'uomo: Diego Alves, Rafinha, Hernanes, Marcelo, Anderson, Lucas Leiva, Pato, Ramires, Diego, Thiago Neves, Rafael Sobis e Jo. A questi, si aggiungono due fenomeni come giocatori fuori-quota: Thiago Silva, allora ancora al Fluminense, e Ronaldinho, che aveva iniziato da poco la sua avventura al Milan. Insomma, un Dream Team come pochi nella storia. Sembrava che neanche l'Argentina di quell'edizione potesse impattare l'armata brasiliana, nonostante un'ottima compagine viste le presenze di Garay, Gago, Lavezzi, Di Maria, Aguero, Mascherano, Messi e Riequelme tra le sue fila.
9 punti nel girone con Belgio, Nuova Zelanda e Cina, ma i primi guai arrivano già ai quarti: il 2-0 faticato nei supplementari contro il Camerun non faceva promettere bene per i ragazzi di Carlos Dunga. Il 3-0 che il Brasile subirà dall'Argentina nella semifinale del 2004 rimarrà una delle dimostrazioni di superiorità più forti mostrate al mondo dei Giochi Olimpici: Aguero e Riequelme rasano al suolo le speranze brasiliane, che si chiudono con l'ennesimo piazzamento ed una medaglia di bronzo che sa più di sconfitta che di premio per le proprie fatiche.

Ronaldinho, 32 anni, contrastato nella semifinale olimpica del 2008 da Lionel Messi, 25.


I Giochi Olimpici del 2012 si avvicinano: inutile dire che è l'ennesima occasione. Stavolta sarà però più difficile: il team della Gran Bretagna porterà forse Bale, Giggs e Beckham insieme, per avere la sicurezza di vincere almeno una medaglia. La Spagna produce talenti su talenti e ha vinto il Campionato Europeo U-21 dell'anno scorso senza faticare troppo. Ed i verde-oro? Stavolta porteranno il meglio del meglio. Questa medaglia d'oro non è più un'ossessione solo per il movimento calcistico in generale, ma per alcuni giocatori: più di un giocatore brasiliano di alta caratura si è offerto di essere presente alle prossime Olimpiadi per spezzare questa sorta di maligno incantesimo. Pato e Thiago Silva vorrebbero riprovarci. Il Brasile avrà in più Neymar e Lucas, nuovi fenomeni del calcio brasiliano. A loro, Mano Menezes potrà aggiungere due tra Marcelo, Hulk e David Luiz come ulteriore fuori-quota ed avere in squadra giocatori veramente promettenti come Danilo, Juan Jesus, Rafael, Sandro, Casemiro, Oscar e Leandro Damiao.

Insomma, ne vedremo delle belle. Chissà se, anche a Londra, la medaglia d'oro olimpica rimarrà il sogno proibito dei giovani brasiliani.

Neymar, 20 anni, prossima stella brasiliana nel Dream Team olimpico di quest'anno.

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