20.5.12

1984, parte seconda.

No, il titolo non è un rimando al famoso libro dell'autore inglese George Orwell, né un richiamo al Grande Fratello di sua lontana memoria. E' il riferimento ad un preciso anno calcistico, nel quale la finale dell'allora Coppa Campioni regalò al calcio uno psicodramma collettivo: Roma-Liverpool 2-4 dopo i calci di rigore. E diciamocelo: la finale di ieri assomiglia tanto a quella disputatasi nella capitale italiana il 30 Maggio del 1984.

28 anni dopo, lo scenario si ripete. La squadra più in forma gioca in casa, con la possibilità di vincere la più importante  competizione calcistica per club nel proprio stadio. Gioca meglio dell'avversario, sopporta la pressione del giocare in casa per vincere questo trofeo, ma si finisce comunque ai calci di rigori. E dove gli inglesi hanno la meglio.
Il Bayern Monaco, ieri, ha avuto la sfortuna di rivivere lo stesso dramma calcistico: fin da inizio anno, in Baviera, non si sperava altro che raggiungere la finale di Champions, per poi sollevarla di fronte al pubblico di casa. Chiunque fosse l'avversario. I ragazzi di Heynckes avevano fatto il loro dovere per bene: vittoria nei preliminari contro il Zurigo, qualificazione con un turno d'anticipo nel più difficile girone della storia Champions League che io ricordi (ammetto di andare a memoria..), passaggio del turno ottenuto in maniera serena contro Basilea prima e Olympique Marsiglia poi, fino all'impresa contro il Real Madrid, con una finale strappata ai rigori, grazie alle mani fredde di Manuel Neuer.
Più incidentato il percorso del Chelsea, che ha fatto fatica in un girone difficile ma non impossibile contro Genk, Bayer Leverkusen e Valencia, prima di rischiare seriamente l'eliminazione contro il Napoli (e possiamo solo immaginare i rimpianti dei tifosi partenopei mentre ieri vedevano la partita..); poi la svolta con Di Matteo ed i 4 risultati utili contro Benfica e Barcellona, strappati più con il cuore che con un vero gioco propositivo.

La finale partiva con i pronostici a favore del Bayern, per il fatto di giocarsela in casa e per le assenze del Chelsea, di gran lunga più pesanti di quelle dei bavaresi: nei blues, la mancanza di giocatori come Terry, Raul Meiereles, ma sopratutto Ivanovic e Ramires (due giocatori fondamentali in questa campagna europea) si sono sentite pesantemente. Al confronto, le assenze di Alaba, Badstuber e Luiz Gustavo sono passate quasi inosservate nel Bayern, che ha fatto la sua partita; in modo peggiore rispetto ad altre volte, ma l'ha fatta. I tedeschi hanno creato 4-5 palle gol nitide durante tutto il match, sembravano aver portato la partita a casa con il gol dell'instancabile Thomas Mueller e hanno tirato per ben 35 volte verso la porta del Chelsea durante tutto il match. Ma non avevano fatto i conti con il leone della Costa d'Avorio, Didier Drogba.

Facile dire che il numero 11 dei blues sia stato l'uomo partita: ancor più del gol del pareggio (decisivo sotto il punto di vista psicologico), è stato il lavoro sporco compiuto dall'ivoriano a stupire tutti durante il match. Il Drogba di queste ultime partite in Champions con la maglia del Chelsea ricorda, neanche troppo vagamente, quell'Eto'o che nel 2010 faceva il terzino nell'Inter che sfidava il Barca al Camp Nou. Il camerunense lo faceva per Mou; probabile che Drogba l'abbia fatto per l'amore che prova nei confronti di questa maglia più che per Di Matteo, che ha un solo grande merito: quello di aver rimesso in gioco molti senatori ed aver impostato il massimo che poteva ottenere da campioni come Lampard, Ashley Cole, lo stesso Drogba, Terry. Campioni sì, ma ormai agli sgoccioli delle loro carriere.

Già, Di Matteo. E' arrivato per caso. Era il secondo di Villas-Boas e ha dovuto sostituirlo per quello che si pensava sarebbe stato un periodo di transizione. E invece ha stupito tutti. Non certo dal punto di vista del gioco, che ha lasciato parecchio attoniti: difendersi in dieci dietro la linea della palla è un gioco che molti sanno applicare. Anche la fortuna l'ha accompagnato in maniera enorme. Ma sono i risultati che hanno parlato in suo favore. In Premier ha continuato a vivacchiare, ma - ridendo e scherzando - è arrivato dove nessuno nell'era Abramovich era mai riuscito: la vetta d'Europa. Metteteci anche la F.A. Cup ed il quadro è estremamente soddisfacente sia per lui che per i suoi tifosi.

Abramovich, il ricco proprietario della squadra di Londra, probabilmente mai si sarebbe aspettato quest'epilogo. E' vero, comprò il Chelsea nel 2003 proprio per arrivare a sollevare la "coppa dalle grandi orecchie". E ha speso ben 2.5 miliardi di euro per arrivare a quest'obiettivo. Ma non è forse ironico che ci sia arrivato nell'anno peggiore della sua era come proprietario dei blues? Nell'anno in cui ha pagato 15 milioni la penale per liberare per Villas-Boas, a cui però vanno date delle attenuanti, dato che i giocatori per correre come al Porto non esistevano di certo nel Chelsea di oggi. Nell'anno in cui il Nino Torres si mangia un gol clamoroso all'Old Trafford. Nell'anno in cui si perde ovunque, senza attenuante. Nell'anno in cui i senatori venivano messi da parte ed i risultati non arrivano. Nell'anno - sopratutto - in cui si è speso di meno. Molto ironico, non è vero?

Ed il Bayern? Innanzitutto i complimenti vanno a Heynckes: credo che nessuno si aspettasse un epilogo del genere per la squadra più titolata di Germania. A Monaco, speravano di vincere qualcosa; se non proprio la Champions, almeno il campionato. Ed invece il Borussia Dortmund è stato l'asso pigliatutto in terra nazionale, mentre i 3 tenori davanti hanno deluso: Gomez è stato impalpabile, Ribery ha fatto vedere poco e Robben ha sbagliato il rigore che nei supplementari avrebbe dato nuovamente il vantaggio al Bayern. Gli unici salvabili sono stati probabilmente Mueller, Kroos e sopratutto Manuel Neuer: il fatto che sia andato a tirare un rigore in una finale di Champions League, da portiere, dimostra non tanto la classe, quando la freddezza del ragazzo. Poca è stata invece quella di Schweinsteiger: l'immagine del numero 31 bavarese in lacrime dopo l'errore decisivo è la sintesi di come arriva il plotone Bayern all'Europeo: riuscirà la Germania a rialzarsi nella competizione europea, nonostante questo psicodramma?

Didier Drogba, 34 anni, batte Manuel Neuer, 26, nel rigore decisivo per la conquista della Champions.

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